Migranti, con Minniti vince la fermezza. Ma in caso di emergenza le Ong "ribelli" potranno ancora fare salvataggi

Martedì 8 Agosto 2017 di A. Gen.
Minniti (Ansa)
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Nel day-after del Grande Scontro che ha portato il governo a un passo della crisi, è ormai chiaro che è stata una scelta di opportunità politica a spingere il presidente Sergio Mattarella e il premier Paolo Gentiloni a schierarsi con il ministro dell'Interno. Tra il porre l'accento su fermezza e rigore, oppure sui principi di solidarietà, il capo dello Stato e il premier hanno optato per la prima opzione.

Per più ragioni. Perché, come dimostrano i sondaggi, l'opinione bubblica non avrebbe accolto bene una svolta buonista. Perché effettivamente le direttive e l'approccio del ministro dell'Interno funzionano: il numero degli sbarchi è in calo rispetto all'anno scorso. E perché di fronte a un'Unione europea sorda rispetto agli appelli del nostro Paese, serrare le frontiere è l'unico modo per ridurre il senso di assedio che pervade l'opinione pubblica.

Marco Minniti ha colto l'occasione dello scontro con il collega Graziano Delrio per chiedere e ottenere (a costo di minacciare le dimissioni) di essere lui l'unico a dettare la linea sul fronte degli sbarchi e dei salvataggi in mare dei migranti.

Ma è più una vittoria politica che pratica. Sarà ancora la Guardia costiera, che dipende da Delrio, a dare indicazioni per le operazioni di salvataggio in mare. E se per quanto possibile il Centro nazionale di coordinamento dei soccorsi escluderà le navi delle Ong che non hanno firmato il codice di comportanento voluto da Minniti, è anche vero che «in caso di emergenza e se c'è rischio di perdite di vite umane», dicono nell'entourage di Delrio, «potrà essere coinvolta nei soccorsi anche qualche nave che quel codice non ha firmato. Su tutto vale, infatti, l'obbligo previsto dalle leggi del mare di fare tutto il possibile per salvare chi rischia di annegare». 

Ultimo aggiornamento: 10 Agosto, 12:02 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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