Migranti, un commissario per lo stato di emergenza: al prefetto Valenti poteri speciali

Procedure accelerate per creare centri di rimpatrio in ogni regione, senza gare

Mercoledì 12 Aprile 2023 di Francesco Bechis
Migranti, un commissario per lo stato di emergenza: al prefetto Valenti poteri speciali

Un commissario straordinario, lo stato di emergenza nazionale e la stretta sulle protezioni umanitarie. Tre argini per fermare l’ondata di migranti sulle coste italiane. Il governo Meloni passa alle contromisure.

Stando alle stime degli apparati di sicurezza, entro la fine dell’anno potrebbero arrivare in Italia fino a 300mila persone. La maggior parte dalla Tunisia di Kais Saied sull’orlo del collasso finanziario e politico. 

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Di qui la corsa contro il tempo dell’esecutivo. Ieri il Consiglio dei ministri ha dato il via libera allo stato di emergenza su tutto il territorio nazionale. Durerà sei mesi e prevede uno stanziamento iniziale di 5 milioni di euro, diventeranno 20. Una misura chiesta a gran voce dai governatori delle regioni del Sud più esposte al picco di partenze dalla rotta africana e del Mediterraneo orientale, dalla Calabria alla Sicilia, e concordata in un incontro tra i ministri di Interno e Protezione civile Matteo Piantedosi e Nello Musumeci lunedì. Servirà «a dare risposte più efficaci e tempestive alla gestione dei flussi», ha detto in serata la premier Giorgia Meloni. 

LA MISSIONE DI VALENTI

Nel frattempo, il Viminale si prepara a indicare un commissario straordinario per gestire l’emergenza immigrazione. Il nome in pole è quello dell’ex prefetto di Firenze Valerio Valenti, oggi a capo del Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione del ministero dell’Interno. Siciliano, una lunga carriera al Viminale, è stimato da Alfredo Mantovano con cui ha collaborato al ministero nei primi anni 2000 e ultimamente si è occupato dei rifugiati ucraini in Italia. La prima missione del commissario, la cui nomina è attesa in questi giorni, sarà in settimana con una visita a Roccella Jonica, paesino calabrese tra i più colpiti dagli sbarchi dalla Libia dell’Est e la rotta turca, 15 mila i migranti arrivati negli ultimi due anni. Ovunque, ripetono come un mantra ai vertici del governo per giustificare una gestione ormai emergenziale del fenomeno migratorio, gli sbarchi «sono largamente superiori al passato». Di qui la scelta di dichiarare infine lo stato di emergenza nazionale per velocizzare le procedure per i riconoscimenti e rimpatri. E sfoltire la burocrazia permettendo di costruire un centro di rimpatrio (Cpr) in ogni regione italiana senza ricorrere a una gara, sfruttando il canale preferenziale già previsto dal Codice civile nei casi di calamità naturali. 

IL NODO TUNISINO

La priorità, ripetono tuttavia a Palazzo Chigi, è fermare alla sorgente il fiume del traffico di esseri umani. Cioè in Tunisia, dove si è registrato in questi mesi un picco senza precedenti di partenze. È questo il vero cruccio del governo e di Meloni che ieri in Cdm ha ribadito la necessità di un’azione europea per salvare il governo tunisino dal default e l’Europa da uno tsunami umano dall’Africa subsahariana. Per il governo sbloccare il prestito da 1,9 miliardi di euro del Fondo monetario internazionale per Tunisi resta la priorità. E infatti stasera il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani riceverà a Roma l’omologo tunisino Nabil Ammar e il Commissario Ue per l’allargamento Oliver Varhelyi. Una cena a tre - nel menù, il pressing italiano per liberare un prestito Ue a Saied da 900 milioni di euro - e domani una conferenza stampa congiunta. 

Missione delicata e appesa a un filo. Tajani ha confidato di recente al Segretario di Stato Usa Antony Blinken le preoccupazioni italiane ma gli americani restano diffidenti di Saied e sono irritati dal presidente-autocrate che continua a rifiutare le riforme economiche chieste dall’Fmi. L’Italia comunque non molla la presa e infatti oggi il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, in missione a Washington DC per la riunione del G7, avrà un bilaterale con l’omologo tunisino Samir Saied. 

LA STRETTA SUI PERMESSI

A Roma procede intanto il lavoro della maggioranza per rifinire il “decreto Cutro” e rivedere la normativa sulle protezioni speciali, ovvero i permessi che possono richiedere i migranti cui è stato negato lo status di rifugiato e la protezione sussidiaria. Saranno ridotte ai minimi termini: ieri pomeriggio una riunione al Viminale alla presenza di Piantedosi e dei sottosegretari Molteni (Lega) e Prisco (FdI) ha preparato il terreno a un emendamento di governo. 

Stretta sulle protezioni per motivi di salute (non varranno più le malattie psichiche), niente concessioni per chi rientra anche temporaneamente in patria e le protezioni speciali non saranno più convertibili in permessi di lavoro. Tra gli altri interventi, l’idea di affidare la gestione dell’hotspot di Lampedusa ormai al collasso alla Croce Rossa. Le opposizioni promettono battaglia contro il decreto di cui è relatore il senatore di FdI Andrea De Priamo. Oggi a Palazzo Madama presenteranno un fiume di emendamenti, mentre la Lega potrebbe decidere di ritirare i suoi. 

Ultimo aggiornamento: 13 Aprile, 09:44 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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