Messina Denaro, la chiesa a Campobello tra omertà e ribellione contro la mafia

Ecco il dilemma: concedere o no il perdono cristiano a Matteo Messina Denaro, giustificare o no l’omertà delle comunità

Domenica 22 Gennaio 2023
Messina Denaro, la chiesa a Campobello tra omertà e ribellione contro la mafia

All’ora della messa domenicale, a Campobello di Mazara, la parola di Dio non ha lo stesso tono in tutte le chiese. Nel paese rifugio che ha ospitato e coperto il numero uno di Cosa nostra la Chiesa mostra oggi una doppia anima. Ecco il dilemma: concedere o no il perdono cristiano a Matteo Messina Denaro, giustificare o no l’omertà delle comunità.

Monsignor Domenico Mogavero, vescovo emerito della Diocesi di Mazara del Vallo, non mostra alcuna indulgenza e dice chiaramente che il boss finito al 41 bis «non è persona per cui possiamo avere troppa pietà». Alla stessa ora, don Nicola Patti, che da 7 anni è parroco a Campobello di Mazara “assolve” invece i suoi concittadini spiegando che «proprio nessuno poteva immaginare che il latitane abitasse lì, in una civile abitazione».

«HA AMMAZZATO INNOCENTI»

«Quando ero vescovo di Mazara del Vallo - ricorda monsignor Mogavero - avevo invitato Matteo Messina Denaro a costituirsi o a venire da me, liberando finalmente Castelvetrano (e oggi sappiamo anche Campobello) dalla pesante cappa di piombo che affligge il territorio e infanga tutti. Molti degli abitanti di questi due paesi hanno gioito per la cattura; altri (tanti), chi per amicizia chi per paura, è nei guai perché teme che gli sia chiesto conto di certe coperture. Perché certamente da solo non poteva vivere 30 anni continuando a fare le sue operazioni». «Non è persona per cui possiamo avere troppa pietà, perché ha ammazzato tanto, ha ammazzato innocenti - puntualizza il vescovo emerito - Non credo che si pentirà: è un uomo duro, uno che ha sparso tanto sangue, non credo che abbia voglia di parlare. Se ci sono stati altri elementi che hanno favorito questa cattura, siano ben venuti, comunque ha vinto lo Stato. Io spero che ora però vinca la nostra gente, che esca da questa cappa di piombo, che possano esultare tutti».

Poi, monsignor Mogavero, conclude con una preghiera che suona quasi come un rimprovero: «Adesso il momento della paura dovrebbe essere passato, perché lo Stato ha messo le mani sul sanguinario: oggi è inoffensivo, quindi chi sa, se parla, potrebbe svelare elementi che possano giovare alle indagini su tanti fatti di cronaca che hanno insanguinato questo territorio». Quel coraggio che portò lo stesso prelato a negare il funerale al boss di Mazara del Vallo: «Non ci vuole tanto coraggio, bisogna solo essere coerenti con il proprio ministero».

 

«COMUNITÀ SMARRITA»

Un po’ diverso il punto di vista di don Nicola Patti, che ieri ha tenuto l’omelia nella sua parrocchia di Campobello di Mazara; più focalizzato sulle conseguenze negative che la cattura di Messina Denaro ha avuto sulla comunità, rispetto ai vantaggi. «Il sentimento dell’intera città rispetto a questo arresto è un sentimento di smarrimento, per una notizia importante, ma allo stesso tempo inaspettata; in quanto nessuno poteva immaginare che il latitane abitasse in una civile abitazione. Oggi il prezzo sociale che la comunità paga è alto, perché tante famiglie vengono coinvolte in questa situazione. Ma ben venga che la giustizia faccia il suo corso». Secondo don Nicola è stato il boss «bravo a camuffarsi», non la gente del suo paese omertosa nel far finta di non vedere. «Non credo abbia incontrato più di una decina di persone. I cittadini di Campobello provano sicuramente un senso di umiliazione perché la nostra città è fatta di persone oneste che la mattina vanno a lavorare, c’è un tessuto sociale sano. Questo essere etichettati non è bello, rattrista e umilia. La mafia qui non si avverte - spiega il parroco - si percepisce soltanto dopo, per esempio quando sequestrano i beni. Invito i miei concittadini a prendere coraggio, riflettere e guardare avanti, per non lasciarsi appesantire da questo fenomeno, che già ha appesantito la comunità». «Mi riferisco - e qui il pensiero di Patti non va ai parenti delle vittime di mafia, ma a quelli dei fiancheggiatori - alle mamme e alle mogli che piangono i figli o i mariti perché direttamente o indirettamente coinvolti nell’indagine, se le accuse saranno confermate. Questo è un peso sociale grave che attanaglia la comunità».

Intanto ieri si è radunato nella chiesa dell’Addolorata (ora sconsacrata) un gruppo di cittadini che dopo aver urlato «schifo, schifo», ha messo a punto l’organizzazione di una manifestazione per mercoledì, in cui una folla (si spera) sfilerà con i lumini per le strade dove si trovano i covi di Messina Denaro. 

Ultimo aggiornamento: 9 Aprile, 23:24 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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