Città del Vaticano - Due pesi e due misure: perchè le porte delle chiese italiane nel mese di maggio si sono spalancate alle associazioni cattoliche gay e si sono chiuse ai tradizionalisti che vorrebbero la messa in latino? La domanda sta facendo discutere. A sollevarla è la minoranza della comunità di fedeli tradizionalisti che vorrebbe continuare a seguire la messa in latino (con il sacerdote rivolto all'altare) ma ormai è stata praticamente messa al bando da Papa Francesco con un recente motu proprio.
Papa Bergoglio ha di fatto confermato quanto stabilito nel suo motu proprio Traditionis custodes del 2021, criticatissimo dai tradizionalisti, nel quale è stata drasticamente ridotta la possibilità di celebrare la messa in latino. Una norma opposta alla liberalizzazione del rito antico che era stata, invece, decisa da Benedetto XVI con il suo motu proprio Summorum pontificum del 2007. Al cardinale Arthur Roche, Prefetto del Dicastero per il Culto Latino il Papa ha ribadito che le celebrazioni in latino «sono dispense riservate in modo speciale alla Sede Apostolica: l’uso di una chiesa parrocchiale o l’erezione di una parrocchia personale per la celebrazione eucaristica usando il Missale Romanum del 1962; la concessione della licenza ai presbiteri ordinati dopo la pubblicazione del motu proprio Traditionis custodes di celebrare con il Missale Romanum del 1962». Francesco, inoltre, ha confermato anche che il Dicastero per il culto divino esercita nei casi sopra menzionati l’autorità della Santa Sede, «vigilando sull’osservanza di quanto disposto. Qualora un vescovo diocesano avesse concesso dispense è obbligato ad informare il Dicastero che valuterà i singoli casi».
Da tempo i provvedimenti papali sono frutto di maldipancia interni. In questi giorni sta persino girando sul web e via whatsapp una lunga lettera. Il testo sta rimbalzando velocemente e sta attivando di conseguenza una micidiale catena di Sant'Antonio. Si tratta di una circostanziata denuncia in cui affiora l'evidente trattamento inspiegabile con accluso l'elenco delle numerose diocesi che hanno programmato iniziative pastorali per aprire le parrocchie ai gay. Si tratta di veglie per il superamento dell'omotransfobia sotto l'ombrello della frase evangelica: "chi accoglie voi accoglie me".
Genova, Lecce, Firenze, Parma, Agrigento Roma, Lucca, Mestre Bergamo: la lista redatta da http://blog.messainlatino.it è davvero lunghissima e termina con una strana postilla in cui si dice che nell’approssimarsi della scelta dell’otto per mille, sarà inevitabile riflettere sulla sua destinazione anche alla luce di questi comportamenti. Interpellati dal Messaggero gli estensori di questa lista spiegano che non si tratta di una minaccia sull'8 per mille, piuttosto un invito ai vescovi a fare attenzione, a ragionare sullo stato in cui versa la Chiesa italiana con chiese vuote, seminari vuoti, diminuzione drastica delle offerte. Un quadro talmente grave da imporre a tutti una riflessione. Da qui la domanda che si fanno i tradizionalisti se sia mai possibile che proprio nel mese di maggio dedicato alla madonna vi siano vescovi che si preoccupano di più di appoggiare organizzazioni pro-gay e mettere al bando i fedeli che vogliono la messa in latino?
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