Sanità, neolaureati nei reparti e turni di lavoro ridotti: ecco il piano per fermare la fuga dei medici

Il ministro Schillaci: «Il personale non può essere sopraffatto dal carico di stress»

Martedì 9 Maggio 2023 di Graziella Melina
Sanità, neolaureati nei reparti e turni di lavoro ridotti: ecco il piano per fermare la fuga dei medici

La questione del cosiddetto burnout, ossia dello stress lavorativo tra le corsie degli ospedali, continua a preoccupare sia medici che istituzioni. Riuscire ad evitare che i medici si sentano sopraffatti da carichi eccessivi di lavoro significa in sostanza mettere in sicurezza i pazienti dal rischio di possibili errori diagnostici. Non a caso, ieri, il ministro della Salute Orazio Schillaci lo ha voluto ribadire ancora una volta: «Come ben sapete – ha detto intervenendo al Congresso Fadoi, la federazione delle associazioni dei dirigenti ospedalieri internisti - la valorizzazione del personale sanitario è un tema che ho riportato al centro dell’agenda politica del governo.

Le misure inserite nel decreto bollette costituiscono un primo passo in questa direzione ed altri ne compiremo nel corso della legislatura. Ma l’impegno è quello di riuscire a far sì che tutto il nostro personale sanitario si senta gratificato nella sua professionalità, che nessun medico o infermiere si senta sopraffatto dallo stress». Per questo, ha aggiunto, «oltre alla valorizzazione economica, occorre rendere più attrattivo il Servizio Sanitario Nazionale intervenendo sulla riorganizzazione dei modelli, lavorando ad una maggiore appropriatezza prescrittiva e a un miglior utilizzo dei posti letto. Una sfida che richiede il contributo di tutti e che mi auguro porteremo avanti insieme». 

Medici, la grande fuga tra stress e aggressioni. Ogni giorni 10 dimissioni, boom di gettonisti (che prendono fino a 110 euro l'ora)

LE MISURE
In sostanza, al ministero ora si sta lavorando alla riorganizzazione del servizio sanitario, puntando non solo al miglioramento del trattamento economico ma anche ad alleggerire i turni di lavoro con l’inserimento degli specializzandi nelle corsie. Tutte misure che si vanno ad aggiungere dunque a quelle già varate, come per esempio lo stop al vincolo di esclusività per le professioni sanitarie fino al 31 dicembre 2025, l’incremento della tariffa oraria delle prestazioni aggiuntive nei servizi di emergenza-urgenza e l’anticipo dell’indennità di pronto soccorso al primo giugno. Intanto, i medici guardano con attenzione alle misure ancora in cantiere. «Il vero riconoscimento del nostro valore arriva attraverso il riconoscimento professionale – spiega Fabio De Iaco, presidente della Società italiana di medicina di emergenza e urgenza (Simeu) – Bisogna far sì che i medici non si sentano soli e abbandonati. Spesso ci ritroviamo a dover far fronte a 30 pazienti contemporaneamente. Non sono pochi i colleghi che stanno decidendo di lasciare». 

I GETTONISTI
In sostanza, come spiega Alessandro Vergallo, presidente nazionale Aaroi-Emac, l’Associazione anestesisti e rianimatori ospedalieri – Emergenza Area Critica, «il decreto bollette manifesta una buona intenzione per trovare soluzioni a una situazione tragica di tutta l’area critica. Ma non dimentichiamo che molti colleghi rischiano di andare in burnout anche a causa dei turni che aumentano per scarsità di personale. La scelta di fare il gettonista, al di là degli aspetti economici, cresce a dismisura perché consente una conciliazione migliore dei ritmi famiglia-lavoro». Giovanni Migliore, presidente della Fiaso, la Federazione Italiana delle Aziende Sanitarie e,d Ospedaliere, sa bene che la situazione è molto complessa. «Le condizioni di lavoro sono determinanti nell’assicurare il benessere attraverso una condizione di benessere anche ambientale con strutture che siano adeguate all’esercizio professionale – spiega - Laddove i professionisti possono lavorare insieme attorno al paziente, ciascuno per la propria competenza, lo stress diminuisce notevolmente. Serve poi maggior tempo da dedicare al paziente, potendo contare quindi su un numero di professionisti adeguato». Ma è importante anche saper gestire bene le strutture. «La dispersione delle risorse – mette in guardia Migliore – è spesso frutto di tante difficoltà. Servono più risorse, ma dobbiamo anche riorganizzare meglio l’offerta sul territorio». 
 

Ultimo aggiornamento: 10 Maggio, 08:50 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci