Matteo Messina Denaro, come cambia adesso il vertice della mafia? La nuova Cosa Nostra dal ritorno degli “scappati” alle insofferenze degli affiliati

Il ruolo nella reggenza degli esponenti delle famiglie "risparmiate" dai corleonesi proprio perché fuggiti negli Usa

Lunedì 16 Gennaio 2023 di Valentina Errante
Matteo Messina Denaro, come cambia adesso il vertice della mafia? La nuova Cosa Nostra dal ritorno degli “scappati” alle insofferenze degli affiliati

La “scomunica”, per gli uomini della vecchia guardia sopravvissuti alla seconda guerra di mafia, sarebbe scaduta nel 2017, con la morte di Totò Riina. E, per quanto sia difficile stabilire quale sia il nuovo assetto di Cosa nostra, dopo la cattura di Matteo Messina Denaro, o quale dinamica interna alle cosche l’abbia resa possibile, l’indebolimento della figura del boss oramai malato, potrebbe essere messa in relazione con il cosiddetto ritorno degli “scappati”, ossia gli esponenti delle famiglie risparmiate dai corleonesi proprio perché fuggiti negli Usa. Le operazioni antimafia ne hanno registrato il ritorno a dopo la morte del “capo dei capi”. E nell’anno successivo, la Dia evidenziava le difficoltà di Messina Denaro.

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Le crepe

«Benché il boss continui a beneficiare di un diffuso sentimento di fedeltà da parte di molti membri dell’organizzazione mafiosa trapanese, non mancano – si legge nella relazione della Dia di due anni fa - segnali di insofferenza da parte di alcuni affiliati per una gestione di comando difficoltosa per via della latitanza che tende a riverberarsi negativamente tralasciando le questioni importanti per gli affari dell’organizzazione». Così Messina Denaro, pur restando figura di riferimento all’interno di Cosa nostra, perdeva terreno.

La chiave per ipotizzare le nuove alleanze in Cosa nostra e i nuovi ruoli di vertice potrebbe essere quella delle alleanze delle vecchie famiglie sterminate dai corleonesi e della mafia americana. Un ritorno.

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Il ritorno

«Il reinserimento di affiliati che hanno subito il carcere con ‘onore’, cioè senza pentirsi, avviene di norma senza traumi o conflitti anche nella consapevolezza che il rientro sul territorio di tali soggetti aumenta il prestigio dell’organizzazione mafiosa», scriveva la Dia. Le indagini hanno evidenziato la propensione dei clan «a recuperare con maggiore efficacia i rapporti con le proprie storiche propaggini all’estero. Recenti sono, in particolare, le evidenze di una significativa rivitalizzazione dei contatti con le famiglie d’oltreoceano, che sono emerse con riferimento alle dinamiche sia palermitane sia agrigentine». E così, anche se nessuno sa ancora con chiarezza chi sostituirà davvero Matteo Messina Denaro, nella reggenza seguita alla morte di Riina (alcuni analisti sostengono non sia stato mai il vero capo) la chiave potrebbe essere proprio nel di quelle famiglie mafiose storiche palermitane che i corleonesi avevano risparmiato costringendole a fuggire negli Stati Uniti.

 

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LE INDAGINI
Le indagini più recenti hanno confermato i rapporti tra esponenti di famiglie storiche di palermitane, i cosiddetti perdenti, con elementi di cosa nostra americana con particolare riferimento alla famiglia Gambino da oltre cinquant’anni radicata negli Usa. La Dia fa riferimento al blitz “new connection”, del 17 luglio 2019, che ha colpito il mandamento mafioso palermitano di Passo di Rigano, storica roccaforte della famiglia Inzerillo.
I nomi sono quelli di Michele Micalizzi (sfuggito a un attentato nel 1982, emigrato negli Usa e tornato a Palermo nel 2019) genero del boss Rosario Riccobono, che ha finito di scontare la pena nel 2015 dopo la condanna a 20 anni e 8 mesi, ed è tornato a Palermo, Tommaso Inzerillo, Salvatore Marsalone, “Peppuccio”, 69 anni, vecchio fedelissimo di al servizio di Stefano Bontade.  

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Ultimo aggiornamento: 17 Gennaio, 15:17 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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