Mattarella: «Problema numero uno è il lavoro. Al voto solo con regole chiare. Stop odio come strumento di lotta politica»

Sabato 31 Dicembre 2016
Mattarella: «Problema numero uno è il lavoro. Al voto solo con regole chiare. Stop odio come strumento di lotta politica»
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«Il problema numero uno del Paese resta il lavoro». Lo ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel suo tradizionale discorso a reti unificate di fine anno. 





Le elezioni anticipate non sono un tabù e anzi, «in casi particolari» sono la «via maestra» anche se si tratta di «una scelta molto seria», ha argomentato poi il capo dello Stato nel suo saluto agli italiani. Ma prima servono regole chiare «perché gli elettori possano esprimere, con efficacia, la loro volontà». E oggi queste regole non ci sono. Senza leggi elettorali omogenee per Camera e Senato rimane troppo alto il «rischio di ingovernabilità». Un intervento breve quello di Mattarella, durato circa 16 minuti, e tenuto in un locale del Belvedere inferiore del Torrino del Quirinale e non, come l'anno scorso, nel salottino del suo appartamento.

«Nonostante l'aumento degli occupati - ha detto il capo dello Stato - sono ancora troppe le persone a cui il lavoro manca da tempo, o non è sufficiente per assicurare una vita dignitosa. Non potremo sentirci appagati finché il lavoro, con la sua giusta retribuzione, non consentirà a tutti di sentirsi pienamente cittadini».

«Nel nostro Paese, se per gli adulti il lavoro è insufficiente, sovente precario, talvolta sottopagato, lo è ancor più per voi. La vostra è la generazione più istruita rispetto a quelle che vi hanno preceduto. Avete conoscenze e potenzialità molto grandi. Deve esservi assicurata la possibilità di essere protagonisti della vita sociale», ha aggiunto il presidente della Repubblica in un passaggio in cui si è rivolto ai giovani italiani.

«Ho potuto toccare con mano che il tessuto sociale del nostro Paese è pieno di energie positive. Tante persone - ragazzi, giovani, adulti, anziani - svolgono, con impegno, il proprio dovere», ha sottolineato ancora il capo dello Stato nel suo saluto di fine anno. «Molti vanno anche oltre, pronti a spendersi per gli altri e per la collettività, a soccorrere chi si trova in pericolo o in difficoltà. Senza inseguire riconoscimenti o cercare la luce dei riflettori».

«Ho visitato, anche quest'anno, numerosi territori, ho incontrato tante donne e tanti uomini. Ho conosciuto le loro esperienze, ho ascoltato le loro speranze, le loro esigenze», ha affermato il presidente della Repubblica.

«La crescita è in ripresa, ma è debole. Il suo impatto sulla vita di molte persone stenta a essere percepito. Va ristabilito un circuito positivo di fiducia, a partire dai risparmiatori, i cui diritti sono stati tutelati con il recente decreto-legge», ha sottolineato ancora Mattarella.

«Occorre che vi siano regole elettorali chiare e adeguate perché gli elettori possano esprimere, con efficacia, la loro volontà e questa trovi realmente applicazione nel Parlamento che si elegge. Queste regole, oggi, non ci sono: al momento esiste, per la Camera, una legge fortemente maggioritaria e, per il Senato, una legge del tutto proporzionale», ha poi sottolineato il presidente parlando della possibilità di elezioni anticipate.
 



«Con regole contrastanti tra loro chiamare subito gli elettori al voto sarebbe stato, in realtà, poco rispettoso» nei confronti delle forze politiche che hanno tutte chiesto una nuova legge elettorale e «contrario all'interesse del Paese. Con alto rischio di ingovernabilità», ha argomentato ancora il capo dello Stato.

«Ora, non vi è dubbio che, in alcuni momenti particolari, la parola agli elettori costituisca la strada maestra. Ma chiamare gli elettori al voto anticipato è una scelta molto seria», ha aggiunto.

«Risolvere, rapidamente, la crisi di governo era, quindi, necessario sia per consentire al Parlamento di approvare nuove regole elettorali sia per governare problemi di grande importanza che l'Italia ha davanti a sé in queste settimane e in questi mesi», ha detto ancora Mattarella.

«Un cenno alla vita delle nostre istituzioni. Queste sono state concepite come uno strumento a disposizione dei cittadini. Sono i luoghi della sovranità popolare, che vanno abitati se non vogliamo che la democrazia inaridisca», ha ricordato Mattarella. 

«La corruzione, l'evasione consapevole degli obblighi fiscali e contributivi, le diverse forme di illegalità vanno contrastate con fermezza», ha continuato il presidente della Repubblica. «Il senso diffuso di comunità - ha detto il capo dello Stato - costituisce la forza principale dell'Italia, anche rispetto alle tante difficoltà che abbiamo di fronte. La comunità, peraltro, va costruita, giorno per giorno, nella realtà». «Essere comunità di vita - ha osservato - significa condividere alcuni valori fondamentali. Questi vanno praticati e testimoniati. Anzitutto da chi ha la responsabilità di rappresentare il popolo, a ogni livello. Non vi sarà rafforzamento della nostra società senza uno sviluppo della coscienza civica e senza una rinnovata etica dei doveri. La corruzione, l'evasione consapevole degli obblighi fiscali e contributivi, le diverse forme di illegalità - ha continuato - vanno contrastate con fermezza». 

«Molti di voi studiano o lavorano in altri Paesi d'Europa. Questa, spesso, è una grande opportunità. Ma deve essere una scelta libera. Se si è costretti a lasciare l'Italia per mancanza di occasioni, si è di fronte a una patologia, cui bisogna porre rimedio. I giovani che decidono di farlo meritano, sempre, rispetto e sostegno», ha quindi continuato Mattarella rivolgendosi ancora ai giovani italiani.

«Le difficoltà, le sofferenze di tante persone vanno ascoltate, e condivise. Vi sono domande sociali, vecchie e nuove, decisive per la vita di tante persone. Riguardano le lunghe liste di attesa e le difficoltà di curare le malattie, anche quelle rare; l'assistenza in famiglia agli anziani non autosufficienti; il sostegno ai disabili; le carenze dei servizi pubblici di trasporto. Non ci devono essere cittadini di serie B. Sarebbe un grave errore sottovalutare le ansie diffuse nella società», ha detto ancora il presidente della Repubblica.

«Vi è un altro insidioso nemico della convivenza. Non è un fenomeno nuovo, è in preoccupante ascesa: quello dell'odio come strumento di lotta politica. L'odio e la violenza verbale, quando vi penetrano, si propagano nella società, intossicandola», ha osservato il capo dello Stato. «Una società divisa, rissosa e in preda al risentimento smarrisce il senso di comune appartenenza, distrugge i legami, minaccia la sua stessa sopravvivenza. Tutti, particolarmente chi ha più responsabilità, devono opporsi a questa deriva».

«Il web è uno strumento che consente di dare a tutti la possibilità di una libera espressione e di ampliare le proprie conoscenze. Internet è stata, e continua a essere, una grande rivoluzione democratica, che va preservata e difesa da chi vorrebbe trasformarla in un ring permanente, dove verità e falsificazione finiscono per confondersi», ha poi sottolineato Mattarella.

«Un pensiero di sostegno va rivolto ai nostri concittadini colpiti dal terremoto, che hanno perduto familiari, case, ricordi cui erano legati. Non devono perdere la speranza», ha affermato ancora il presidente della Repubblica, in un passaggio dedicato alle vittime delle scosse che hanno colpito l'Italia centrale. «Ricostruiremo quei paesi così belli e carichi di storia», ha aggiunto il capo dello Stato.

«Esprimo un sentimento di vicinanza ai familiari di quanti hanno perso la vita per eventi traumatici; tra questi le tante, troppe, vittime di infortuni sul lavoro», ha proseguito il presidente della Repubblica.

«Dopo l'esplosione del terrorismo internazionale di matrice islamista, la presenza di numerosi migranti sul nostro territorio ha accresciuto un senso di insicurezza. È uno stato d'animo che non va alimentato, diffondendo allarmi ingiustificati. Ma non va neppure sottovalutato. Non rendersi conto dei disagi e dei problemi causati alla popolazione significa non fare un buon servizio alla causa dell'accoglienza»,  sono state ancora le parole del presidente della Repubblica. 

«L'equazione immigrato uguale terrorista è ingiusta e inaccettabile, ma devono essere posti in essere tutti gli sforzi e le misure di sicurezza per impedire che, nel nostro Paese, si radichino presenze minacciose o predicatori di morte», ha sostenuto ancora Mattarella. «Anche nell'anno trascorso le nostre Forze dell'ordine e i nostri Servizi di informazione hanno operato con serietà e competenza perché, in Italia, si possa vivere in sicurezza». 

Nel suo discorso Mattarella rivolgendosi agli italiani ha poi detto: «Con tutti ho condiviso sofferenze e momenti di gioia. Il nostro Paese è una comunità di vita, ed è necessario che lo divenga sempre di più». «Ci siamo ritrovati uniti - ha proseguito - in occasione di alcuni eventi che hanno suscitato l'emozione e la partecipazione di tutti noi. Abbiamo vissuto insieme momenti dolorosi. Dall'assassinio di Giulio Regeni, mentre svolgeva, al Cairo, la sua attività di ricercatore, alla morte, in Spagna, delle nostre ragazze che studiavano nel programma Erasmus. Dalla strage di Dacca a quella di Nizza, con nostri connazionali tra le vittime. Dal disastro ferroviario in Puglia al terremoto che ha sconvolto le Regioni centrali, provocando tanti morti. Negli ultimi giorni, abbiamo pianto Fabrizia Di Lorenzo, uccisa nell'attentato di Berlino. Così come era avvenuto, sul finire dell'anno scorso a Parigi, per Valeria Solesin. Ai loro familiari desidero rivolgere, a nome di tutti, un pensiero di grande solidarietà che non si attenua con il passare del tempo». «Ci siamo tutti rallegrati perché i due fucilieri di Marina, Latorre e Girone, sono finalmente in Italia con i loro cari», ha poi aggiunto, citando nel suo messaggio di fine anno il rientro in patria dei due marò.

Il capo dello Stato ha citato anche i successi degli azzurri alle Olimpiadi e ricordato «l'entusiasmo travolgente di Bebe Vio». 

 
 


Mentre Mattarella parlava - in poltrona, senza la tradizionale scrivania ma con il tradizionale trittico di bandiere: italiana, europea e lo stendardo presidenziale - sullo sfondo compariva una tegola di Norcia dipinta dai ragazzi dell'istituto De Gasperi-Battaglia. Il capo dello Stato ha poi mostrato un quadretto fatto dai bambini di una scuola d'infanzia di Acquasanta Terme con un pensiero che il presidente cita chiudendo il suo messaggio: «La solidarietà diventa realtà quando si uniscono le forze per la realizzazione di un sogno comune».

 

Ultimo aggiornamento: 2 Gennaio, 15:27 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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