Marche, con le città sott’acqua la Regione si occupava del ballo del Saltarello e cinghiali. L'assessore: «Ero concentrato su altro»

La riunione per stanziare fondi alla festa del Saltarello e ai mattatoi. L’assessore alla Protezione civile ammette: «Solo a sera ho capito cosa stava succedendo»

Giovedì 22 Settembre 2022 di Martina Marinangeli
Alluvione Marche, con le città sott’acqua la Regione si occupava di balli popolari e cinghiali
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In piena emergenza alluvione, mentre le Marche contavano le vittime e cercavano i dispersi ancora da recuperare, la giunta regionale si riuniva per approvare il finanziamento da 50mila euro della legge sulla tutela del Saltarello, un ballo folcloristico regionale. È lunedì 19, lo stesso giorno della conferenza stampa con mezzo esecutivo schierato - governatore Francesco Acquaroli in testa - per fare un punto sul disastro che ha messo in ginocchio le province di Ancona e Pesaro.

Esatto, proprio lo scorso lunedì, quando le Marche intere, con gli occhi sbarrati, tentavano di prendere coscienza di cosa fosse davvero accaduto in quella drammatica notte tra il 15 ed il 16 settembre. Nella stessa seduta, oltre ai fondi per il Saltarello, la giunta approva anche altri atti del tutto scollegati dalle circostanze, tra cui «i progetti di ammodernamento delle strutture regionali di mattazione e di lavorazione delle carni provenienti da abbattimenti selettivi di ungulati». 

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A coronamento di questo pot-pourri fuori dal mondo, c’è poi la delibera 1181 con cui si approva lo «schema di convenzione tra la Regione Marche e la Provincia di Ancona per la regolazione di attività espropriative inerenti l’intervento di completamento per la riduzione del rischio idrogeologico nelle aree interessate dagli eventi alluvionali del settembre 2006. Bacino idrografico del fiume Aspio. Rio Scaricalasino». Sempre sul pezzo.

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«ERO CONCENTRATO SU ALTRO»

Ma a stridere più di tutte con il contesto drammatico che stanno vivendo le Marche è senza dubbio la delibera sul Saltarello. L’assessore regionale alla Protezione civile Stefano Aguzzi si giustifica così: «Ero concentrato sulle questioni che riguardavano il Metauro perché già dal tardo pomeriggio Cantiano era sott’acqua, diverse persone dell’entroterra pesarese mi avevano chiamato per segnalarmi la situazione. Metauro e Cesano erano dunque monitorati con attenzione: erano cresciuti parecchio, ma non avevano superato i livelli di guardia».

Il Misa, in quel momento, non veniva nemmeno preso in considerazione. «Mi sposto da Fano a Senigallia (dove aveva un’iniziativa elettorale al cinema Gabbiano, ndr) alle 20,38 - scende nei dettagli cronologici Aguzzi - me lo ricordo con precisione perché in quel momento ho chiamato una consigliera di Senigallia che mi stava aspettando e le ho chiesto quale fosse la situazione, visto quanto stava accadendo nel Pesarese».

Almeno lo scrupolo, dato che la pericolosità del Misa è drammaticamente nota a Senigallia dopo quanto accaduto nel 2014. «Inizialmente mi dice che è tutto ok. Poi mi richiama per comunicarmi che c’è un po’ di preoccupazione dal momento che sta piovendo molto a monte. Erano circa le 20,45». A questo punto, erano iniziati a circolare online diversi video dell’apocalisse che si stava scatenando su alcuni comuni dell’Anconetano come Sassoferrato. Ma nonostante ciò, a Senigallia la percezione del disastro non c’è ancora.

 

E neanche ad Ancona, a seguire la ricostruzione di Aguzzi. «A quel punto chiamo la sala operativa regionale (dove c’era un solo funzionario perché l’allerta meteo era gialla, ndr): l’operatore mi dice che gli idrometri significativi sul Misa erano tutti sotto controllo. Subito dopo chiamo il capo della protezione civile regionale Stefoni e, come l’operatore, mi parla del Metauro». Mentre andava in scena l’appuntamento elettorale al cinema Gabbiano - e siamo quasi alle 22 - «ci avvertono che a Senigallia hanno dato l’allarme e che è il caso di rientrare. Sono rimasto nella zona del Misa fino alle 23 e non stava succedendo niente». «Ho preso coscienza di quanto drammatica fosse la situazione dopo mezzanotte, mentre andavo verso la sala operativa ad Ancona», ha concluso l’assessore. Intanto, dalle indagine dei carabinieri è emerso come il sistema di registrazione delle chiamate al centralino della sala operativa della protezione civile non funzionasse da aprile.

Ultimo aggiornamento: 07:55 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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