I pm: rogatoria per cercare conti del Carroccio a Mosca

Sabato 13 Luglio 2019 di Claudia Guasco
I pm: rogatoria per cercare conti del Carroccio a Mosca

Nella hall dell'hotel Metropol, il 18 ottobre 2018, il vertice tra italiani e russi per un presunto accordo sulla compravendita di gasolio è ormai ben avviato quando, a uno dei funzionari moscoviti, sorge un dubbio: «È perseguibile legalmente o penalmente?». Il collega, nell'audio registrato in possesso dei magistrati, rassicura: «È standard. La cosa di cui sta parlando è una società che firma un contratto con un'altra società, riceve un compenso e non fa alcunché». Un piano semplice, sulla carta. Ma il denaro lascia sempre tracce e seguendole la procura di Milano ha scoperto che una parte dei soldi è rimasta in Russia. Fondi che rappresenterebbero la presunta corruzione internazionale nell'ambito dell'acquisto di una grossa partita di petrolio, da cui sarebbero stati stornati 65 milioni di dollari destinati a rimpinguare le casse della Lega in crisi di liquidità per la campagna elettorale. Uno dei tre russi presenti nomina Vladimir Pligin, membro del partito di Putin, Russia Unita, avvocato e membro della Duma dal 2003 al 2016 ora vicepresidente della Commissione per gli affari internazionali.

FONDI NERI
Il pool di magistrati coordinati dal procuratore aggiunto Fabio De Pasquale segue il filo rosso del soldi e sta valutando l'avvio di una rogatoria in Russia per far luce sui flussi finanziari e per accertare se quindi sia davvero avvenuto un trasferimento di fondi neri al Carroccio in seguito alla vendita con sconto di gasolio da Rosneft all'Eni, che ribadisce la sua totale estraneità alla vicenda. Ciò confermerebbe l'ipotesi investigativa secondo cui l'affare si sarebbe concluso almeno in parte, benché la sola promessa di denaro sia comunque sufficiente per far scattare l'ipotesi di corruzione internazionale. La registrazione al tavolo del Metropol rivelerebbe una vera e propria spartizione. «È molto semplice - spiega uno dei due italiani - L'idea come concepita dai nostri ragazzi politici è che con uno sconto del 4% possono mandare avanti una campagna. Quindi se mi chiedi ora se facciamo il 6% la mia prima risposta sarebbe: di qualunque cifra superiore al 4%, non ne abbiamo bisogno. Finora non è una questione professionale, è solo una questione politica. Quindi noi non contiamo... lui non conta di farci dei soldi. Contiamo di sostenere una campagna politica, che è di beneficio, direi di reciproco vantaggio per i due Paesi». In sostanza: parte del prezzo della compravendita di petrolio tra l'Eni che avrebbe dovuto comprare e Rosneft nel ruolo di venditore sarebbe dovuta arrivare alla Lega. Ovvero 65 milioni di dollari, il 4%, mentre la parte restante (il 6%) sarebbe andata ai russi come super mazzetta. L'incontro al Metropol doveva servire a formalizzare questo schema, di cui gli interlocutori avevano già discusso in precedenza. Secondo gli investigatori infatti non era il primo colloqui e la cornice dell'accordo sarebbe stata definita in precedenza. «I nostri documenti tecnici sono già stati fatti e sono pronti per essere consegnati al vice primo ministro», afferma un russo. «Sì, sì», annuisce Savoini. «Ma dobbiamo discutere delle ultime decisioni, forse», incalza l'interlocutore. «Prego, prego», concede spazio il leghista. «Quindi, dalla nostra parte, tutto è pronto, ma abbiamo dobbiamo discutere i dettagli finali. Stiamo parlando della quantità. Per esempio, 3 milioni di tonnellate. Se facciamo partire ora questo affare da 3 milioni, allora l'accordo è chiuso, non abbiamo grandi rischi», conclude il russo.

INTERROGATORI
L'inchiesta sta anche facendo luce suoi protagonisti del presunto accordo e sul loro ruolo. A cominciare da quello di Savoini, che è indagato per corruzione internazionale: il leghista presidente dell'associazione Lombardia-Russia avrebbe agito per conto di qualcuno o si tratterebbe di un'operazione di sua iniziativa? Identificate anche le altre due persone che erano con lui: Luca, un avvocato, e Francesco detto il «nonno». Già da lunedì sono previsti nuovi interrogatori e l'acquisizione di ulteriore documentazione. Intanto Claudia Eccher, legale del vicepremier e della Lega, afferma che «Matteo Salvini e il movimento che rappresenta verranno tutelati in tutte le sedi». Il che non escluderebbe una eventuale costituzione di parte civile oppure a una richiesta di danni in sede civile.
 

Ultimo aggiornamento: 17:41 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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