Ladispoli, Silvia Antoniozzi si risveglia: «Mia figlia mi ha fatto da scudo e mi ha salvato»

Le prime parole della donna accoltellata dal marito, dopo essere uscita dal coma

Sabato 7 Maggio 2022 di Alessia Marani
Ladispoli, Silvia Antoniozzi si risveglia: «Mia figlia mi ha salvato»

Il primo pensiero è andato alla figlia Sofia: «Voglio abbracciarla, vederla di persona, l’ultimo ricordo che ho di quella mattina è la sua immagine, il suo corpo che si frapponeva tra il mio e quello del mio ex marito, è stata lei a farmi da scudo e a impedire che mi ammazzasse.

Se sono viva è grazie a lei, al mio angelo, ma anche a questi medici e sanitari che hanno fatto un vero miracolo per strapparmi alla morte». Le prime parole di Silvia Antoniozzi, 47 anni, appena risvegliata dal coma farmacologico nel letto della Rianimazione del San Camillo sono tutte per Sofia, 17 anni.

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FIORI DALL’ASSESSORE La donna, insegnante di italiano alle scuole medie, la mattina del 21 aprile ha visto in faccia la morte: il marito che lei aveva deciso di lasciare un mese prima si è ripresentato nella loro casa di via Milano a Ladispoli; erano circa le 7. I due hanno cominciato a litigare, le urla, poi quel coltellaccio afferrato dall’uomo, Fabrizio Angeloni, 49 anni, progettista ricercatore all’Istituto di fisica nucleare, e i fendenti inferti con ferocia inaudita. Silvia viene colpita per tre volte, allo stomaco e al petto. Coltellate che hanno danneggiato gli organi interni e hanno provocato una grave emorragia. La donna, trasportata d’urgenza al San Camillio, è rimasta per oltre tre ore in sala operatoria, nelle mani di una équipe multidisciplinare coordinata dal professore Pierluigi Marini. Le sue condizioni erano disperate, ma i parametri hanno retto, Silvia ha lottato come un leone fino a quando, giovedì, i sanitari non hanno deciso di estubarla. Ieri mattina a farle visita portandole un mazzo di fiori è stato l’assessore regionale alla Sanità, Alessio D’Amato, presenti gli stessi medici che l’hanno operata. «Silvia sta bene e ha iniziato la fisioterapia per la riabilitazione - spiega l’assessore - Non vede l’ora di riabbracciare sua figlia e di poter uscire a rivedere il sole per ricominciare una nuova vita insieme a lei. Continuerà ad essere seguita anche da una équipe di psicologi. Oggi è una bellissima giornata, auguro a Silvia e a sua figlia un futuro roseo, lontano da episodi di violenza come questo e desidero ringraziare i professionisti dell’azienda ospedaliera San Camillo che hanno salvato la vita a Silvia». Non appena le sue condizioni saranno giudicate ottimali dai medici, la donna sarà sentita anche dagli investigatori dell’Arma.

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LE TELEFONATE Mamma e figlia si sono già sentite per telefono e, ieri, i sanitari stavano cercando di organizzare almeno una videochiamata in attesa di un abbraccio reale. Anche Sofia, ricoverata al Bambino Gesù di Palidoro, sta meglio e nei giorni scorsi ha confermato agli inquirenti la dinamica dei fatti ricostruita dai carabinieri: la furia cieca del padre, i colpi, lei che fugge sul pianerottolo in cerca di aiuto, il genitore che dopo avere cercato di ucciderle tenta a sua volta di ferirsi a morte. Ieri Silvia si è rialzata per la prima volta e ha provato a muovere anche i primi passi nel lungo corridoio del padiglione “Piastra”. «Ero una grande camminatrice, camminavo anche due ore al giorno e tornerò a farlo». La nuova vita di Silvia e Sofia è appena ricominciata. Vittime di un tentato duplice femminicidio da parte dell’uomo che più di tutti avrebbe dovuto proteggerle. L’uomo è stato arrestato dai carabinieri di Civitavecchia la sera stessa, si trova al Gemelli ancora piantonato. Anche le sue condizioni sono migliorate.

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Ultimo aggiornamento: 23 Febbraio, 01:59 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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