L'architetto che amava arte, rigore e legalità: è morto Gaetano Caltagirone, cofondatore del Gruppo e vicepresidente del Messaggero

Domenica 22 Maggio 2016 di Umberto Mancini
L'architetto che amava arte, rigore e legalità: è morto Gaetano Caltagirone, cofondatore del Gruppo e vicepresidente del Messaggero

ROMA - Gaetano Caltagirone, architetto e co-fondatore del Gruppo Caltagirone, si è spento ieri notte a Roma. Ha lottato fino all'ultimo con coraggio contro un male inesorabile che non gli ha risparmiato sofferenze. Lascia la moglie Francesca, “Franci” per gli amici, un amore coniugale esemplare, che lo ha assistito amorevolmente fino all'ultimo istante, e tre figli: Tatiana, Cristina e Saverio.

La scomparsa di Gaetano Caltagirone rappresenta un grave lutto anche per la famiglia del Messaggero di cui era vicepresidente; il «mio amatissimo quotidiano del mattino», come usava definirlo con orgoglio.
Una biografia lineare e molto intensa quella di Gaetano Caltagirone, uomo di straordinaria e naturale affabilità, sempre disponibile all'ascolto, dotato nell'unanime riconoscimento di una signorilità d'altri tempi, sempre attento ai dettagli e perciò stesso anche rigoroso e all'occorrenza severo. Gli piaceva fare le cose per bene, guardando a due punti cardinali: legalità e impegno. Diceva: «Noi apparteniamo a una scuola di famiglia, di persone che amano il proprio lavoro ed esigono di farlo come si deve».

LA LETTERA PER I 50 ANNI
Ancor prima di laurearsi in architettura a Roma, dov'era nato il 10 luglio 1934 («L'architettura? La grande passione di tutta la mia vita»), Gaetano aveva cominciato a lavorare con il padre Saverio, discendente dalla più grande famiglia di costruttori nella Palermo del primo dopoguerra. Ma si trattava più di una vocazione appagata che di una discendenza. La sua prima, vera esperienza da imprenditore inizia con il cugino Francesco Gaetano, “Franco” (presidente dell'omonimo gruppo e della Caltagirone Editore), con il quale, lui già molto provato dalla malattia, ha celebrato il 6 maggio scorso i cinquant'anni di attività imprenditoriale in Italia e nel mondo. Lo ha fatto con una lettera toccante e molto applaudita dopo la lettura che ne ha fatto la figlia Tatiana. In quell'occasione il nostro editore ha ricordato che proprio da «zio Saverio» aveva iniziato, allora appena sedicenne e liceale, a frequentare lo studio dell'impresa.

 

Non un legame di parentela soltanto, dunque, ma un solidissimo rapporto nelle tante imprese ha sempre legato Gaetano e Francesco Gaetano, un sodalizio basato sull'osservanza leale nella divisione dei ruoli sempre sorretta da una reciproca fiducia.

Nell'ambito dell'attività immobiliare, Gaetano Caltagirone si è sempre occupato della progettazione, dal punto di vista urbanistico e da quello architettonico. Curava con competenza ogni minimo particolare dell'organizzazione; attitudine questa che, grazie anche ad una crescita costante ed equilibrata, ha assunto particolare rilevanza nell'affermazione del Gruppo.

Gaetano, uomo di poche e misurate parole, si lasciava volentieri andare al gusto della battuta, si affidava nell'osservare le persone e le cose a una cultura antica alla quale sapeva aggiungere sempre un pizzico di disincantata ironia. Nel suo inestinguibile sorriso traspariva il carattere solare reso plasticamente dall'azzurro normanno dei suoi occhi. Viveva di punti fermi, come paletti invalicabili. Il primo era rappresentato dalla famiglia che gli ha regalato (e alla quale ha donato) una armonia inattaccabile. Poi il lavoro: anche grazie al suo impegno il Gruppo ha posto le basi per la realizzazione di imponenti complessi residenziali, che con il tempo sono divenuti quartieri di Roma, capaci di ospitare fino a venticinquemila abitanti.

L'architetto Gaetano era anche apprezzato come grande conoscitore della complessa macchina burocratica capitolina, che lo costringeva a defatiganti percorsi tra i diversi uffici competenti, riuscendo a far rispettare regole certe e comportamenti corretti a imprese e pubblica amministrazione: nel labirinto di fascicoli, di mappe e di carte bollate, si è sempre mosso con un rigore che ha reso inattaccabile ogni impresa del Gruppo. Un mestiere difficile a cavallo degli anni Settanta-Novanta, dal quale non tutti sono usciti indenni.

LA CASA SULLA COSTIERA
L'altro amore dell'architetto Gaetano era la sua casa sulla costiera amalfitana, a due passi da Ravello, un posto da dove si poteva vedere la spianata di Villa Rufolo sull'abisso che ispirò alcune parti del Parsifal a Richard Wagner. In quel luogo, tenuto quasi segreto ed anche quasi inaccessibile, l'architetto andava a riposare con la moglie e i figli durante le vacanze: pochi amici, quasi sempre gli stessi, cene culturali abbinate a molte altre iniziative di più ampia portata nella irripetibile atmosfera di Ravello. La casa in Costiera è importante per capire un tratto del carattere dell'architetto perché ne sottolinea la innata riservatezza e insieme l'amore per la natura e l'arte. Un buen retiro da dove non ha mai smesso di “architettare” quartieri, pezzi di città moderni e attrezzati. Si doleva sottovoce delle norme bizantine che soffocano di burocrazia le attività imprenditoriali: nel suo girovagare per uffici tecnici trovava tanti generosi consensi e ne sorrideva, raccontandone i dettagli, perché diceva che poi nessuno era disposto a cambiare per davvero.

Se ne è andato, ricordano amici, collaboratori, personalità dell'imprenditoria e dell'urbanistica che gli hanno reso omaggio, un galantuomo di grande professionalità che ci lascia un segno di stile con sobrietà e misura.

Ultimo aggiornamento: 24 Maggio, 17:37

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