Imane Fadil «aveva paura di essere uccisa». L'ipotesi contaminazione radioattiva

Domenica 17 Marzo 2019 di Claudia Guasco
Imane Fadil «aveva paura di essere uccisa». L'ipotesi contaminazione radioattiva
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L'ultimo domicilio di Imane Fadil è una cascina alle porte di Milano, accanto all'abbazia di Chiaravalle. È semi abbandonata e davanti c'è un orticello. I fasti di Arcore sono solo un ricordo. Qui la modella marocchina era ospite di un amico e il 29 gennaio si è sentita male: forti dolori all'addome, vomito, un quadro clinico complicato. I medici dell'Humanitas pensano sia lupus, oppure un tumore. In realtà è veleno, dicono le analisi in possesso della procura di Milano che indaga per omicidio volontario. Esami ulteriori rispetto a quelli standard del centro antiveleni di Pavia, che non escludono la contaminazione da sostanze simili a quelle usate dagli 007 russi. E per questo i magistrati hanno disposto accertamenti con apparecchiature sofisticate per verificare la presenza di elementi radianti.

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CONCENTRAZIONE DI METALLI
Questo spiegherebbe perché, a più di due settimane dalla morte della super testimone del processo Ruby e dal sequestro delle cartelle cliniche, il corpo della modella sia ancora all'obitorio in attesa dell'autopsia, che sarà effettuata tra mercoledì e giovedì alla presenza di un pool di esperti guidati da Cristina Cattaneo, l'anatomopatologa dei casi più delicati. «Stiamo puntando la nostra attenzione sulla concentrazione di alcuni metalli - afferma il procuratore aggiunto Tiziana Siciliano - La stessa Imane Fadil ha detto di essere stata avvelenata e i sintomi sono compatibili. È stata sottoposta a numerose trasfusioni, perché il midollo spinale aveva smesso di produrre globuli rossi».

E anche questo, rilevano gli esperti, è compatibile con la contaminazione radioattiva. Dieci giorni prima di morire, la giovane ha confidato le sue paure al fratello e ai medici: il direttore sanitario assicura di avere avvertito la procura, che a sua volta sostiene di non essere mai stata mai informata dall'ospedale. Nonostante il black out informativo scattano gli accertamenti tossicologici di base, ai veleni più comuni e anche alle sostanze stupefacenti per capire se la modella avesse assunto qualche droga mal tagliata.

Risultati negativi, ma il decadimento progressivo degli organi della giovane ha spinto i sanitari a tentare la strada delle analisi del dosaggio su cinquanta metalli al centro di Pavia, tra cui cobalto, cromo, nichel e il molibdeno tutti di poco superiore al limite. Il laboratorio però non ha gli strumenti per svolgere quelli sulla radioattività, che saranno effettuati ora, e dunque «eventuali contaminazioni radiogene non possono essere escluse», sottolineano dall'ospedale. Imane è morta il primo marzo dopo un'atroce agonia e da mesi andava ripetendo agli amici che aveva ancora «molte cose da dire» sulle serate a luci rosse di Villa San Martino, lei che nel 2011 si era presentata in procura diventando una delle principali accusatrici di Silvio Berlusconi nell'inchiesta Ruby.
 


«MI CONTROLLANO»
Chi le è stato vicino nell'ultimo anno la descrive come una giovane «molto sospettosa», ossessionata nel chiedere giustizia dopo aver subito «più tentativi di corruzione».
Non solo, temeva anche di essere «controllata» e nel libro che stava scrivendo, le cui bozze sono state sequestrate dai magistrati, prometteva nuove rivelazioni. Silvio Berlusconi, stando agli atti anfitrione della modella in otto «cene eleganti», prende le distanze: «Non ho mai conosciuto questa persona, né le ho mai parlato», assicura. «Spiace sempre che muoia qualcuno di giovane. Quello che ho letto delle sue dichiarazioni mi ha sempre fatto pensare che possano essere tutte cose inventate e assurde».

Ultimo aggiornamento: 16:06 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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