Il business del mondo dei guardoni: 11 indagati per la vendita di video rubati dalle telecamere di sicurezza di case e palestre

Operazione Rear window (La finestra sul cortile): ladri e clienti sicuri di non essere rintracciabili

Mercoledì 8 Giugno 2022
Il business del mondo dei guardoni: 11 indagati per furto e vendita di video rubati dalle telecamere di sicurezza di case e palestre

Il mondo dei voyeur o meglio - dato il livello - dei "guardoni" trasformato in un fenomenale business da organizzazioni criminali che rubano immagini private e le rivendono on line.  C'era anche un iniziale  filone pedopornografico, ma in realtà, da quel che si è appreso, a "tirare" sul mercato di chi spia dal buco della serratura del web erano soprattutto immagini della vita di tutti i giorni di persone comuni, immagini intercettate dalle telecamere di sicurezza di abitazioni private o degli spogliatoi di palestre e piscine o dei camerini dei grandi magazzini.

Prezzi popolari: 20 euro a video, ma da moltiplicare per migliaia di compravendite. E poi, se si era disposti a pagare di più, c'era la possibilità di spiare in diretta questa o quella casa, questa o quella palestra. Ecco il catalogo.

Sono 11 le persone indagate della Procura di Milano per associazione per delinquere e accesso abusivo al sistema informatico, tutte italiane, tranne un cittadino ucraino irraggiungibile, con perquisizioni in dieci città da Ragusa ad Alessandria, passando per Roma, Trieste e Milano.

Efficace, e non capita spesso, il nome scelto dalla polizia postale per questa operazione che porta persino in Nuova Zelanda: Rear window, ovvero il titolo del capolavoro di Alfred Hitchcock  del 1954 che in italiano è stato tradotto "Una finestra sul cortile". 

Il più anziano degli indagati ha 56 anni, il più giovane 20. Anche se tutti avevano competenze informatiche, nella vita svolgevano i lavori più disparati, dal tecnico informatico al grafico al barista. E non mancava un disoccupato che percepisce il reddito di cittadinanza.

E ognuno aveva dei ruoli, tra chi si occupava di trovare gli impianti di sorveglianza, chi li selezionava in base all'interesse e chi era incaricato di acquistare o vendere i codici di accesso degli impianti ad altri gruppi. Spiavano «nel buco della serratura», hackerando la rete delle telecamere di sorveglianza installate nelle case o nelle aree comuni di palestre e piscine, per poi monetizzare attraverso transazioni con PayPal o in criptovalute.

Migliaia di immagini, con interesse specifico in alcuni casi per quelle dei minori, rivendute alla cifra irrisoria di 20 euro su Telegram e sul 'facebook russo', il social network VKontakte. Per sponsorizzare l'offerta facevano addirittura circolare dei trailer promozionali su chat aperte tutti e viste da migliaia e migliaia di utenti.

I clienti venivano poi divisi tra un gruppo «premium», con circa 2mila iscritti, dove si potevano guardare le immagini condivise dagli amministratori, e un gruppo «vip», ancora più esclusivo e ristretto a qualche centinaia di persone, nel quale si poteva scegliere e visionare 'in diretta' una casa, una piscina o un camerino. Nelle chat proponevano video anche di spiagge frequentate da nudisti, hotel, bagni e nightclub.

Un fenomeno criminale «subdolo e insidioso» che, secondo gli agenti, sta assumendo dimensioni sempre più importanti. La procura di Milano che ha coordinato l'operazione 'Rear Window' della polizia postale sta valutando per gli indagati anche possibili profili di reato legati alla pedopornografia, per ora non contestati. Una delle due organizzazioni criminali aveva l'obiettivo di investire i proventi illeciti in strumentazioni tecnologiche sempre più sofisticate.

All'altra, invece, sono state scoperte transizioni finanziarie in criptovalute da 50.000 euro. Inoltre sono stati sequestrati dieci smartphone, tre workstation, cinque pc portatili, dodici hard disk e svariati spazi cloud per oltre 50 terabyte. L'indagine nasce nel 2019 dalla collaborazione tra la polizia postale italiana e quella neozelandese. Gli agenti sono risaliti a una delle due organizzazioni dopo aver analizzato lo spazio cloud dal materiale sequestrato di una persona arrestata per pedofilia. L'altro gruppo è stato invece rintracciato dopo la querela di uno socio di una piscina della Brianza.

Si sentivano molto sicuri del business che avevano messo in piedi tanto che nelle stesse chat rincuoravano i clienti, assicurando che la polizia non sarebbe risalita a loro e, se lo avesse fatto, avrebbe inserito la denuncia «in un cassetto». Così non è stato, con gli indagati, hanno raccontato gli inquirenti, che al momento della perquisizione erano tutti «molto sorpresi».

Ultimo aggiornamento: 23 Febbraio, 10:23 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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