Green pass: guariti e vaccinati all’estero, il certificato è un’illusione. E c'è pure chi ne ha ricevuti due

Venerdì 23 Luglio 2021 di Francesco Malfetano
Green pass: guariti e vaccinati all’estero, il certificato è un’illusione. E c'è pure chi ne ha ricevuti due

Tredici secondi e neppure un jingle, una di quelle musichette tipiche dei call center. Solo una voce femminile robotica che spiattella da subito il suo messaggio. «Gentile utente, a causa dell’intenso traffico tutti gli operatori risultano essere impegnati, le chiediamo cortesemente di riprovare più tardi». Poi il buio, o meglio il silenzio. La linea telefonica va giù e migliaia di italiani che non hanno ancora ricevuto il proprio Green Pass nonostante ne abbiano diritto, restano di nuovo da soli con i propri dubbi. Anzi, anche con la sensazione di essere presi in giro. Non tanto perché il numero telefonico dedicato al pass, il 1500, ieri è stato preso d’assalto e quindi è stato irraggiungibile per tutto il giorno («I centralini sono ingolfati» ha ammesso nel pomeriggio Gianni Rezza, direttore prevenzione del ministero della Salute), quanto perché si ritrovano a fare i conti con la burocrazia italiana e le sue contorsioni in un momento così delicato.

Un vortice in cui l’Asl rimanda a medico di base, lui dice di avere le mani legate e provare in farmacia, gli hub consigliano di chiamare il 1500 e il ministero se la prende con alcune Regioni. Le segnalazioni erano già tantissime (va detto i tecnici di via Lungotevere sono spesso intervenuti con successo) ma ora che il pass non è più solamente un “cruccio” di vacanzieri e sposini, le denunce di disagi si moltiplicano di ora in ora. 

All'inseguimento del green pass


I GUARITI
Non solo persone che non hanno ricevuto dopo la somministrazione l’agognato authcode (il codice necessario per scaricare il pass da Immuni o dal sito del governo dgc.gov.it), la situazione più problematica al momento sembra quella dei guariti dal Covid. Per loro le carte in tavola, com’è anche normale durante un’emergenza, sono cambiate più e più volte. Prima sono stati vaccinati con una dose subito, poi dopo 180 giorni ma comunque entro 360 e ora, ultimo aggiornamento, dopo 12 mesi. A colpi di circolari il ministero ha raddrizzato la barra ogni qualvolta ve ne fosse la necessità. Sacrosanto. Peccato che la macchina che gli sta dietro non sia riuscita a tenere il ritmo. E così oggi una buona fetta dei quasi 870 mila cittadini che hanno prima contratto l’infezione e poi si sono vaccinati, segnala di essere in difficoltà. Inascoltati («Ho ricevuto la mia prima dose il 9 giugno ma non ho ancora il pass. Ho inviato e-mail, provato a chiamare i vari numeri ma non risponde nessuno» ci scrive Cristina, venticinquenne palermitana) si riversano soprattutto sui social alla ricerca di soluzioni. Maria ad esempio, poco più di 40 anni, romana, ha sì ricevuto la certificazione ma solo con la dicitura “1 su 2”. «Come se fossi in attesa di un’altra dose che nessuno mi farà mai a quanto ho capito, anche se io la farei solo per il pass». In pratica Maria è disposta ad esporsi ad un rischio per risolvere un cortocircuito burocratico. Il caos. 


Tant’è che a finire nel gorgo dei bizantinismi italiani ci sono anche i sanitari. Vaccinati per primi fin dal mese di gennaio, alcuni segnalano un caso limite, ovvero aver contratto l’infezione pochi giorni dopo l’inoculazione. Precisamente «vaccino il 2 gennaio e positività il 5» spiega un medico romano. Per lui niente seconda dose, solo degenza e guarigione. Ma anche un pass che oltre a segnare la solita dicitura “1 su 2” è pure già scaduto perché valido 6 mesi. 


Non finisce qui. Ci sono i vaccinati all’estero che dovrebbero farsi riconoscere la profilassi dall’ambasciata del Paese in cui si trovano ma queste non hanno i moduli necessari oppure, come nel caso di chi ha ricevuto il vaccino nel Regno Unito è incastrato dalla non comunicabilità delle nostre piattaforme con quelle di un Paese extra Ue. Ma ci sono anche i guariti che fanno i conti con il titolo V e la gestione sanitaria regionale: «Nel mio Green Pass c’è scritto “certificazione valida fino alla prossima dose” - spiega Giovanna, vaccinata a maggio - ma sul documento della Regione Lazio c’è invece scritto “dose 1” e “seconda dose non prevista”. A chi devo chiedere, come devo comportarmi?».

 
I VACCINI IN VACANZA
E poi ci sono quelli dei vaccini in vacanza che invece, beati loro dirà qualcuno, di pass ne hanno ricevuti due. «Ho fatto la prima dose in Lombardia il 5 giugno e mi è arrivato il relativo Green Pass con dose 1/2 - segnala Paula, milanese - Ho poi fatto la seconda dose l’11 luglio in Emilia Romagna e l’altro ieri mi è arrivato un nuovo Green Pass con dose 1/2». In pratica ora ha due Qr Code, ma nessuno completo. Situazione identica anche per Paolo, prima dose in Lombardia e seconda in Puglia. Il problema è legato, spiega raccontando la risposta del suo medico di base, «ad un errato inserimento dei dati da parte della Regione che ha effettuato il richiamo. Loro dovrebbero rettificare. Ma io le vacanze le ho finite, non sono più in Puglia e non riesco a parlare con l’hub. Dovrò rimettermi in macchina» sospira. Alla faccia della digitalizzazione. 

In 80 città/In piazza la protesta degli anti-vax

Da Aosta a Ragusa, da Lecce a Pordenone fino a Roma. Sono circa 80 le città italiane in cui domani promette di scendere in piazza la galassia negazionista. Un’iniziativa nata sul web che arriva a 48 ore dell’exploit di Torino, dove un «No Paura Day» è arrivato a raccogliere migliaia di persone a piazza Castello. La mobilitazione di sabato (alle 17:30) si inserisce, per i promotori, in un elenco mondiale di proteste chiamato «World wide demonstration».

Ultimo aggiornamento: 25 Luglio, 09:37 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci