L’infrastruttura tecnica è pronta: dopo le fasi di sperimentazione delle scorse settimane, da oggi gli Stati Ue che lo vorranno potranno collegarsi con la piattaforma digitale predisposta dalla Commissione europea, adesso online e operativa, per la creazione dei certificati Covid-19, il codice QR su smartphone o supporto cartaceo che attesterà se si è stati vaccinati (quando, e con quale prodotto), se si è guariti dall’infezione, oppure se è stato effettuato un tampone con esito negativo.
C’è pure l’Italia tra i primi a connettersi con il Gateway europeo (il sistema che abilita alla verifica del pass), ma Roma - come anticipato dal premier Mario Draghi a margine dello scorso Consiglio europeo - aspetterà almeno metà giugno per l’emissione dei suoi primi certificati Ue. La data di effettiva entrata in vigore del regolamento che disciplina il certificato digitale è comunque il 1° luglio, ma Bruxelles invita gli Stati che hanno già attivo un green pass nazionale a sfruttarlo per anticipare l’operatività del sistema europeo. Secondo fonti Ue, più della metà degli Stati membri ritiene che riuscirà a emettere i certificati già a giugno, e saranno validi non solo per i cittadini europei ma anche per i viaggiatori extra-Ue, che potranno richiedere il pass una volta a destinazione.
TERRA DI NESSUNO
Ma intanto ci si ritrova in una terra di nessuno: la fuga in avanti per gli utenti diventa infatti un rompicapo (tanto che la Commissione ha messo a punto un portale dove si può simulare il viaggio che si intende compiere: https://reopen.europa.eu/it). La Grecia, che a gennaio era stata la prima a proporre un “passaporto vaccinale” per salvare la stagione turistica, parte già oggi: gli italiani che nell’attesa vorranno andare a vedere il Partenone o prendere il sole a Santorini potranno farlo con un certificato di vaccinazione, con un test molecolare negativo effettuato 72 ore prima, oppure con un attestato di guarigione. Al rientro in Italia, però, la sorpresa: non essendo ancora attivo il pass Ue, tutti, vaccinati compresi, dovranno presentare un tampone negativo – molecolare o antigenico -. Insomma, anche nel giorno dell’avvio del sistema Ue ognuno fa per sé.
Da Bruxelles provano a mettere una toppa, annunciando una serie di raccomandazioni per allineare i vari sistemi nazionali. Proposte presentate ieri dalla Commissione e discusse nel pomeriggio fra i rappresentanti dei governi: il ciclo vaccinale è da considerarsi completato dopo 14 giorni dalla seconda somministrazione (o dall’unica, nel caso del preparato di J&J); gli Stati, come fa l’Italia, potranno considerare valida anche una singola dose, ma dovranno riservare questo trattamento a tutti, cittadini e non; per i guariti farà fede il tampone con cui si è appreso di essere positivi per un termine massimo di sei mesi; mentre per la validità dei test molecolare e rapido si invitano gli Stati a uniformarsi a 72 ore nel primo caso e 48 nel secondo, e a non richiederli per i minori di sei anni.
Superata questa corsa a ostacoli, la regola generale è che non si possano imporre restrizioni ulteriori (come l’obbligo di tampone o la quarantena) a chi è in possesso del certificato Ue, ma in base alla situazione epidemiologica – che seguirà l’andamento a colori, dal verde al rosso scuro - gli Stati potranno prevedere (e comunicare) ulteriori deroghe
Intanto a Roma gli hotel denunciano la cancellazione della metà delle prenotazioni dall’estero per le difficoltà a fare i tamponi al rientro. «Se il green pass fosse già funzionante - spiega Roberto Necci di Federalberghi - avremo avuto un aumento delle camere occupate non del +10, ma del +20%».