Monumento a Graziani, si riapre in appello il processo contro il sindaco di Affile

Mercoledì 19 Dicembre 2018 di Franca Giansoldati
Monumento a Graziani, si riapre in appello il processo contro il sindaco di Affile
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Roma – Il monumento al generale Rodolfo Graziani (1882-1955), inaugurato ad Affile nel 2012 dall'allora sindaco, Ercole Viri, tra bandiere e slogan fascisti, finendo persino sulle pagine del New York Times, continua a fare discutere.

Venerdì 21 dicembre, davanti alla seconda sezione penale della Corte d'Appello di Roma, si riaprirà il processo contro Ercole Viri, Lorenzo Peperoni e Giampiero Frosoni (ex sindaco ed ex assessori del comune di Affile) per il reato di Apologia di fascismo, in seguito alla costruzione del sacrario in onore dell'ex maresciallo d'Italia Graziani, conosciuto soprattutto con l'epiteto di Macellaio d'Etiopia per avere sterminato a Debre Libanos circa duemila persone, la metà delle quali erano preti, monaci e diaconi copti, ed annoverato tra i criminali di guerra, al pari di Goering o Hess.

Gli ex amministratori di Affile - Viri, Peperoni, Frosoni - che erano stati condannati in primo grado alla pena di mesi 8 di reclusione e una ammenda dal Tribunale di Tivoli l'anno scorso, hanno fatto appello e il processo verrà riesaminato tra due giorni.

Tra i difensori dei condannati c'è l'ex deputato di Alleanza Nazionale, Ignazio La Russa che ha definito che Graziani un «patriota ed un bravo italiano». L'edificio costruito ad Affile grazie ad uno stanziamento pubblico di 130 mila euro (la maggior parte dei quali stanziati dalla Regione Lazio) era stato giustificato dall'amministrazione comunale per essere un generico sacrario militare anche se l'ex sindaco si era poi difeso dicendo che ad Affile quando si parla del 'soldato' si intende solo Graziani.

 
Ultimo aggiornamento: 14:50 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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