Governo: migranti e lavoro, le prime mosse

Sabato 2 Giugno 2018 di Luca Cifoni
Governo: migranti e lavoro, le prime mosse

«È ora di far ripartire il Paese, di mettere da parte la Fornero, di istituire il reddito di cittadinanza e il salario minimo orario. E lo faremo». Così si è espresso il nuovo superministro Luigi Di Maio subito prima del giuramento. Aggiungendo poi, all'uscita del Quirinale, di volersi «mettere al lavoro per creare lavoro». Il capo politico del Movimento Cinque Stelle è alla guida sia del dicastero dello Sviluppo economico che di quello del Lavoro; il passaggio di consegne con due ex titolari avverrà solo la prossima settimana ma il leader grillino ha detto che già ieri sera si sarebbe messo all'opera.

CAVALLO DI BATTAGLIA
Dalle priorità enunciate, pare che al momento l'impegno prevalente di Di Maio sarà proprio nel ministero retto fino a ieri da Giuliano Poletti (non sono stati menzionati ad esempio temi urgenti come Ilva o Alitalia). Il reddito di cittadinanza è il cavallo di battaglia della campagna elettorale del M5S e dunque è del tutto naturale la volontà di aprire subito il dossier, che comunque avrà bisogno di tempo per essere attuato; il primo passaggio sarà inevitabilmente il riassetto dell'attuale rete dei centri per l'impiego, snodo fondamentale per il nuovo strumento di welfare se, come indicato dagli stessi grillini, dovrà essere congegnato in modo tale da non risultare un disincentivo all'occupazione.

Quanto alla legge Fornero, nel contratto per il cambiamento sottoscritto con la Lega è specificato che non è in programma l'abolizione, ma una revisione che punta sostanzialmente a reinserire la vecchia pensione di anzianità, con requisiti un po' più severi rispetto a quella in vigore fino al 2011. Il capitolo previdenza dovrebbe però comprendere anche una sorta di pensione di cittadinanza, di fatto un potenziamento fino alla soglia di 780 euro al mese degli attuali trattamenti minimi e sociali.

Naturalmente di tutti questi temi il superministro Di Maio dovrà parlare che con il suo collega titolare dell'Economia. Intanto nei prossimi giorni si potrà iniziare a capire come intende dividersi tra i due dicasteri, che in realtà sono quattro, perché l'attuale Sviluppo economico (Mise) è già il risultato dell'unione di tre strutture ministeriali, decisa con la riforma Bassanini del 1999: oltre alla vecchia Industria, comprende Commercio estero e Comunicazioni. Le leve per agire sul progetto del reddito di cittadinanza si trovano essenzialmente al Lavoro, le cui competenze riguardano relazioni industriali, ammortizzatori sociali, previdenza, lotta alla povertà, immigrazione e terzo settore.

Il ministero finora guidato da Carlo Calenda si occupa invece di energia, politica industriale (compresi gli incentivi alle imprese), concorrenza e tutela dei consumatori, internazionalizzazione delle imprese e politica commerciale e poi ancora comunicazioni postali e radiotelevisive e tecnologie dell'informazione. Queste ultime deleghe, ereditate dal ministero delle Comunicazioni, hanno inevitabilmente una particolare e delicatissima valenza politica, visto che nel settore delle tv si concentra il grosso degli interessi del Berlusconi imprenditore.

IL MODELLO ORGANIZZATIVO
Entrambi i dicasteri hanno scelto il modello organizzativo basato sulle direzioni generali (non esistono quindi Dipartimenti) e sono coordinati da un segretario generale. Quali sono le aree di azione potenzialmente sovrapponibili? Una sinergia potenziale ma piuttosto evidente riguarda le crisi industriali. Attualmente al Mise sono aperti oltre 150 tavoli per aziende più o meno grandi: la gestione concreta di queste situazioni mette in gioco negoziati tra imprese e sindacati, possibili incentivi e ammortizzatori sociali: già oggi è richiesto un coordinamento più o meno formale.

Altre aree invece sono più distanti ed anche in chiave di spending review gli unici risparmi potrebbero venire da voci trasversali quali il personale o l'informatica. In ogni caso, se si farà la scelta politica di far nascere alla fine un solo super-ministero, questo processo sarà lungo: riorganizzazioni e regolamenti, che devono passare dal Consiglio dei ministri, potrebbero richiedere anche un anno.

L'alternativa (e comunque inevitabilmente la soluzione provvisoria in una prima fase) è quella di un ministro che si fa in due, mantenendo strutture separate e due distinti capi di gabinetto e alternandosi tra le due sponde di Via Veneto. Come fece nel governo Monti Corrado Passera quando ebbe contemporaneamente la responsabilità dello Sviluppo economico e delle Infrastrutture e Trasporti.

 

Ultimo aggiornamento: 13:58 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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