Giornalisti in piazza in tutta Italia in difesa della libertà di informazione. Conte ai cronisti: non temete

Martedì 13 Novembre 2018
Giornalisti in piazza Santi apostoli a Roma
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Giornalisti in piazza in tutta Italia in difesa della libertà di stampa. «Basta attacchi ai giornalisti.

Gli insulti e le minacce di Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista non sono soltanto l'assalto a una categoria di professionisti, ma rappresentano anche e soprattutto il tentativo di scardinare l'articolo 21 della Costituzione e i valori fondamentali della democrazia italiana», afferma la Federazione nazionale della stampa (Fnsi) che ha promosso un flashmob con lo slogan "#giùlemanidall'informazione". Alla manifestazione nelle piazze d'Italia hanno partecipato giornalisti, ma anche cittadini e associazioni che considerano l'informazione un bene essenziale per la democrazia. 

 


Dopo le prese di posizione ieri delle principali cariche istituzionali, oggi è intervenuta anche l'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni. «Ogni attacco agli organi di stampa - afferma - rischia di ledere il principio costituzionale di libera manifestazione del pensiero, che è alla base del pluralismo dell'informazione e del diritto di cronaca e di critica». Le principali manifestazioni a Roma, in piazza dei Santi Apostoli alla presenza dei vertici della Federazione, e a Milano in via Vivaio. Presidi anche ad Ancona, Aosta, Bari, Bologna, Bolzano, Cagliari, Campobasso, Firenze, Genova, Napoli, Palermo, Perugia, Pescara, Potenza, Reggio Calabria, Torino, Trieste, Venezia.

«Questo governo, non io personalmente che è scontato, è per la libertà di stampa, non dovete assolutamente temere, non sarà mai posto in discussione un principio fondamentale di qualsiasi sistema costituzionale», ha affermato il premier Giuseppe Conte in conferenza stampa dopo il summit di Palermo sulla Libia.



«Ritrovarsi in piazza contemporaneamente - spiega Raffaele Lorusso, segretario generale della Federazione della stampa - significa respingere tutti insieme attacchi volgari e inaccettabili contro l'informazione e i giornalisti. Ormai non si tratta più di episodi isolati, ma di azioni mirate a screditare una categoria di professionisti con lo scopo di disorientare l'opinione pubblica. Una forza politica, il Movimento 5 Stelle, che teorizza il superamento del Parlamento e della democrazia liberale ha messo nel mirino i giornalisti e gli editori perché per realizzare questo progetto bisogna togliere di mezzo tutti gli organismi intermedi e impedire ai cittadini di conoscere. Soltanto un'informazione debole, docile o assente può consentire alla disinformazione di massa, veicolata attraverso gli algoritmi e le piattaforme digitali, di prendere il sopravvento e di manipolare il consenso e le coscienze dei cittadini. È un disegno al quale bisogna opporsi con forza».





«Questa non è una lotta fra caste ma una battaglia per la libertà d'informazione e di essere informati. Se il presidente della Repubblica, uomo mite, pacato e moderato, per la quinta volta in un mese deve dirci che la libertà d'informazione è presidio della democrazia, potete immaginare se non dobbiamo essere preoccupati», dice Giuseppe Giulietti, presidente della Federazione Nazionale Stampa. «Ci sono state offensive contro la stampa sotto tutti i governi, da Berlusconi a Renzi, e noi ci siamo sempre mobilitati ma l'attacco che stiamo subendo oggi non ha precedenti - sottolinea il presidente della Fnsi -. Il flash mob è solo il primo passo». 




«L'articolo 21 della Costituzione è importante, la professione dei giornalisti è fondamentale in tutti i sensi per la nostra società», dice il ministro all'Istruzione Marco Bussetti oggi a Genova ha risposto a chi gli chiedeva dei recenti insulti di alcuni esponenti del governo nei confronti della categoria dei giornalisti.

Non si è fatta attendere la reazione del Movimento 5 Stelle. «Chi parla di dittatura oggi o di pericolo di dittatura come Berlusconi, mi fa un pò ridere perché rappresenta quella classe politica che quando era al Governo ha addirittura epurato giornalisti come Biagi, Luttazzi e Santoro». Così Luigi di Maio in una diretta video. «Abbiamo sempre difeso i giornalisti epurati dalla destra e dalla sinistra. Berlusconi ha avuto la nomea di quello che era in conflitto interessi e che faceva gli editti bulgari ma poi abbiamo vissuto l'epoca Renziana in cui Gabanelli, Giannini, Giletti, Floris, Mercalli, Porro sono stati mandati via dalla Rai e noi li abbiamo difesi», ha aggiunto il vice premier che ha poi proseguito: «Spero vivamente che il direttore generale Salini possa rivalorizzare quelle risorse, sono decisioni sue, ma spero che possano ritornare in Rai».


«È partita la difesa corporativista, puerile, patetica, ipocrita, conformista e oltretutto controproducente di una parte del sistema mediatico - sottolinea Alessandro Di Battista -. Quando per orgoglio e malafede non sanno chiedere scusa per le menzogne scritte sulla Raggi, per la difesa a spada tratta di un sistema morente, per aver avallato il neoliberismo e tutte le sue nefandezze, partono con la solita litania: "giù le mani dall'informazione"».

«Se fossi un giornalista prenderei le distanze da chi inventa i fatti e fa il tiro al bersaglio», aggiunge il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. 




 

Ultimo aggiornamento: 18:13 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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