Il gesuita più chiacchierato del momento, quello che sta gettando un'ombra sinistra su tutta la Compagnia di Gesù per gli abusi commessi su diverse laiche e religiose in diversi periodi - rifiutandosi persino di chiedere almeno perdono e riconoscere il male fatto - sta per essere cacciato definitivamente dall'ordine fondato da Sant'Ignazio da Loyola.
Questo artista conosciuto nel mondo per avere realizzato mastodontiche opere musive nei maggiori santuari e luoghi di culto, Vaticano compreso, a partire da oggi avrà a disposizione un mese di tempo per fare ricorso alla deliberazione presa dai gesuiti.
«Informiamo con cuore addolorato che il giorno 9 giugno 2023 il padre Generale lo ha dimesso dalla Compagnia di Gesù in conformità al diritto canonico, a causa del suo rifiuto ostinato di osservare il voto di obbedienza». Il comunicato diffuso in giornata ha riassunto la vicenda imbarazzante che si trascinava da tempo creando sconquasso persino a Santa Marta visto che proprio Papa Francesco lo aveva ricevuto due anni fa, all'indomani di un primo provvedimento canonico da parte del Dicastero per la Dottrina della Fede. Era stato, infatti, scomunicato perché avrebbe violentato donne che poi assolveva in confessione dai peccati commessi, in una spirale perversa e manipolatoria. La scomunica gli venne però successivamente cancellata anche se il Vaticano finora non ha mai spiegato né i motivi, né tantomeno perché fu adottato quello strano colpo di spugna nel nome – forse - della misericordia.
«Il Team Referente in casi di denunce nei confronti di gesuiti appartenenti alla DIR ci ha consegnato nel febbraio 2023 il dossier relativo alle numerose denunce di ogni tipo che ci sono giunte, provenienti da fonti molto diverse e per fatti avvenuti in un arco temporale di oltre 30 anni a riguardo di padre Rupnik. Come Superiori abbiamo ritenuto il grado di credibilità di quanto denunciato o testimoniato come molto alto e ci siamo attenuti alle indicazioni e alle raccomandazioni forniteci dal Team Referente nelle sue considerazioni finali» spiega padre Johan Verschueren aggiungendo che la Compagnia aveva imposto a Rupnik di cambiare di comunità e di accettare una nuova missione offrendogli «un’ultima possibilità come gesuita di fare i conti con il proprio passato e dare un segnale chiaro alle numerose persone lese che testimoniavano contro di lui, per poter entrare in un percorso di verità». Ma di fronte al reiterato rifiuto di Rupnik di obbedire a questo mandato, ai gesuiti (spaccati al loro interno) non è «rimasta purtroppo che una sola soluzione: la dimissione dalla Compagnia di Gesù. Ora egli ha 30 giorni di tempo per far ricorso. In questo periodo dobbiamo limitarci a questa comunicazione ufficiale per permettere alle procedure di avere il loro decorso.Se e soltanto quando la dimissione dalla Compagnia di Rupnik diventasse definitiva, sarà possibile approfondire i temi. Non prima».
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Papa Francesco in una recente intervista alla Ap si era soffermato sul caso Rupnik affermando che per lui era stata una doccia gelata, sicuramente non si aspettava affiorasse quello che nel frattempo poi è emerso con le denunce. «Per me è stata una sorpresa, davvero. Questo, una persona, un artista di questo livello, per me è stata una grande sorpresa e una ferita». Aveva poi auspicato una maggiore trasparenza, riguardo alla modalità in cui vengono gestiti i casi di abusi: «È quello che voglio, e con la trasparenza arriva una cosa molto bella, che è la vergogna. La vergogna è una grazia«. Il Papa aveva anche chiarito di non aver avuto alcun ruolo nella gestione della vicenda e di essere intervenuto solo proceduralmente «in un piccolo processo che era arrivato alla Congregazione della Fede in passato».
Nel frattempo, in tutto il mondo, diverse conferenze episcopali si stanno interrogando se le opere musive nei santuari e nei luoghi di culto di un abusatore seriale siano da smantellare o meno.
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