Flat tax, caccia alle risorse per evitare l'Iva

Giovedì 11 Aprile 2019 di Alberto Gentili
Flat tax, caccia alle risorse per evitare l'Iva

A meno di due mesi dalle elezioni europee e dopo aver dovuto varare un Documento economico e finanziario (Def) che non lascia spazio a speranze e fantasie, Giuseppe Conte invita Luigi Di Maio e Matteo Salvini a pranzo. Ma più che una colazione di lavoro, le due ore spese a palazzo Chigi sono un vertice d'emergenza. Per fronteggiare la congiuntura economica che declina rapidamente verso la recessione. Per far balenare un po' di armonia e operatività: «Da oggi parte la fase due per la crescita», è l'annuncio finale. E per provare a far sognare di nuovo gli italiani: «In autunno si farà la flat-tax e la faremo senza aumentare l'Iva o mettendo patrimoniali», garantiranno per tutta la giornata premier e vicepremier.

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Si diceva, il primo messaggio è l'avvio della «fase due» in nome della ripresa economica. Della revisione del «contratto» di governo e di un eventuale rimpasto, dicono dalla maggioranza, si parlerà eventualmente dopo le elezioni del 26 maggio. Conte, d'accordo con Di Maio e Salvini, ora è intenzionato a «far capire agli italiani che il governo è all'opera» e non intende «aspettare passivamente gli eventi».
La priorità giallo-verde, a meno di due mesi dal voto, è rassicurare: «Non ci sarà patrimoniale né aumento dell'Iva», dichiara Conte. Si farà invece «in autunno» la flat-tax e per reperire le risorse il governo ricorrerà alla spending review e a una revisione delle agevolazioni fiscali «dopo l'estate». Una scommessa dagli esiti incerti. La «flat-tax» si farà a partire dal «ceto medio», ribadisce Di Maio, ma «sarebbe folle» - avverte - lo scambio con l'Iva. Non esiste, «l'Iva non aumenterà», concorda Salvini.
Le circa due ore di colloquio a pranzo a Palazzo Chigi, servono al premier per riannodare il filo con i vice dopo le intemerate della campagna elettorale. E alla fine ci si accorda per vedersi con cadenza settimanale - magari anche con Giovanni Tria - per tenere il bandolo dell'azione di governo, mentre i leader di M5s e Lega marcheranno sempre più le loro differenze nei comizi elettorali.
 


I NUMERI PRUDENTI
I numeri del Def del ministro Tria (ancora «sub iudice» in casa pentastellata per le deleghe lasciate alla sua consigliera Claudia Bugno) sono passati perché, spiega Salvini, «è meglio essere prudenti prima e correre dopo». Ma con Conte e Di Maio il leader della Lega insiste perché si esca dallo stallo. Tardano le norme sui rimborsi ai risparmiatori truffati (andranno in un decreto ad hoc o nel decreto crescita). Ma Salvini preme su tutti i dossier: dal decreto sblocca cantieri fino ai temi della giustizia cari al centrodestra (a partire dal blocco della prescrizione), bisogna darsi una mossa.
I vicepremier provano a dare un messaggio di tranquillità: il leader della Lega passeggia per le vie del centro prima di una diretta Facebook, il leader M5s va in tv a rilanciare il suo profilo moderato e rassicurante. «Nessuna tassa sulla casa», dice a più riprese Salvini.
Ma le opposizioni attaccano e imprese e sindacati sono sul piede di guerra. In una situazione del genere, in casa pentastellata si è diffusa la convinzione che al leader della Lega non convenga rompere. Ma dopo le europee, a seconda del risultato, Salvini farà le sue valutazioni: dal governo di transizione, a un ritorno al voto, fino a una nuova maggioranza, in Transatlantico si fa ogni ipotesi. Come minimo, si annuncia un rimpasto di governo e, forse già in estate, una revisione del «contratto».
A.G.

Ultimo aggiornamento: 15:47 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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