Eutanasia, Fabio vuole morire: «Sofferenze insopportabili». Il suo ultimo desiderio: incontrare Totti

Martedì 7 Giugno 2022 di di Maria Teresa Bianciardi
Eutanasia, Fabio si arrende: «Basta, voglio morire con la sedazione profonda». Il suo ultimo desiderio: incontrare Totti

Nella stanza che da 18 anni è diventata il suo unico mondo Fabio Ridolfi vive immobilizzato su un letto nella casa di Fermignano, in provincia di Pesaro Urbino. Dal 2004 comunica solo con gli occhi e trascorre le giornate circondato da foto, bandiere e gagliardetti della sua squadra del cuore: la magica Roma. Una passione che lo ha aiutato a sopravvivere in tutto questo tempo, ma adesso nemmeno i colori più amati lo consolano più. Fabio vuole morire. E vuole morire adesso. Ha iniziato il percorso per ottenere nella sua regione il via libera al suicidio medicalmente assistito, un iter però ostacolato dalla burocrazia troppo pesante da sopportare per il 46enne. Nei giorni scorsi si è arreso: «Non posso più vivere così. Lo Stato non mi vuole aiutare e la mi sofferenza è diventata insopportabile. A questo punto scelgo la sedazione profonda e continua, anche se prolungherà lo strazio per chi mi vuole bene».

La denuncia di Fabio: «Lo Stato non mi aiuta»

Il percorso avviato da Fabio Ridolfi, supportato dall'associazione Luca Coscioni,  è lo stesso di altri due marchigiani tetraplegici che vogliono morire attraverso il suicidio medicalmente assistito: Mario e Antonio. Il primo ha concluso l'iter dopo una durissima battaglia costellata di ricorsi sostenuti da un tem di legali guidati dall'avvocato Filomena Gallo, segretario dell'associazione Coscioli: ha visto la sua guerra e nel giro di poco tempo potrà dire addio alle sofferenze nel modo in cui desidera.

Creando un precedente storico a livello nazionale. Antonio invece sta ancora lottando con la burocrazia, con le stesse azioni legali portate avanti da Mario e dallo stesso Fabio. Ma Fabio non ce la fa più, non riesce ad attendere la conclusione dell'iter. Perchè ci vorrebbero mesi, e vuole morire prima possibile scegliendo la sedazione profonda. «Lo Stato non mi aiuta e soffro in maniera indicibile».

 

Il suo desiderio: conoscere Totti prima di morire

Fabio Ridolfi nel 2004 è stato colto da un malore che a 28 anni lo ha trasformato nell'ombra di se stesso: lui così allegro, disponibile,  pieno di sogni da realizzare, ha iniziato a comunicare con l'esterno solo attraverso gli occhi e con un puntatore collegato ad un computer. Totalmente paralizzato. Già negli anni precedenti aveva espresso il desiderio di mettere fine alla sua vita e allora aveva manifestato il desiderio di incontrare Francesco Totti, capitano della sua squadra del cuore. Un sogno purtroppo rimasto nel cassetto, anche se la società nel tempo gli ha dimostrato una grande vicinanza. Poi a maggio, l'appello allo Stato. «Ogni giorno la mia condizione è sempre più insostenibile. Aiutatemi a morire», ha scritto attraverso il suo puntatore. Un appello rimasto nel vuoto, con la burocrazia che fa il suo lento corso mentre le sofferenze di Fabio non si placano. Ora ha deciso. Sedazione profonda, per chiudere gli occhi e sognare un mondo migliore. In giallorosso.

Ultimo aggiornamento: 23 Febbraio, 09:55 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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