ROMA - Misteri, ricatti, omertà. Il giallo sulla scomparsa di Emanuela Orlandi è ancora vivo. «Il fatto che a 32 anni dalla scomparsa di mia sorella Emanuela ci sia ancora un muro di omertà in Vaticano fa pensare che sia in atto un ricatto nei confronti di chi all'epoca era a conoscenza della vicenda». Lo ha detto Pietro Orlandi lasciando gli uffici della procura dove questa mattina, accompagnato dal legale della madre, Ferdinando Imposimato, ha preso le carte relative alla richiesta di archiviazione per sei persone sollecitata dai pm.
«Abbiamo pochi giorni per presentare opposizione all'archiviazione - ha proseguito il fratello di Emanuela -. Fino a quando non trovo la prova che mia sorella è morta continuerò a cercarla ritenendola viva. In Vaticano molti tremano all'idea che Emanuela possa essere ancora viva e raccontare quello che è successo. Fa comodo a tutti non parlare e chiudere questa vicenda per sempre»
Ultimo aggiornamento: 14:11
«Abbiamo pochi giorni per presentare opposizione all'archiviazione - ha proseguito il fratello di Emanuela -. Fino a quando non trovo la prova che mia sorella è morta continuerò a cercarla ritenendola viva. In Vaticano molti tremano all'idea che Emanuela possa essere ancora viva e raccontare quello che è successo. Fa comodo a tutti non parlare e chiudere questa vicenda per sempre»