Elicottero scomparso, perché è caduto? Gianaroli (Aeroclub Pavullo): «Causa è il disorientamento spaziale»

Sabato 11 Giugno 2022 di Paolo Ricci Bitti
Elicottero scomparso, perché è caduto? Gianaroli (Aeroclub Pavullo): «Causa è il disorientamento spaziale»

Che cosa può avere causato lo schianto dell'elicottero Agusta Koala dell'Avio di Thiene contro il monte Cusna, Reggio Emilia? Che cosa può avere causato la morte del pilota 33enne padovano Corrado Levorin e dei passeggeri è decollato con sei passeggeri turchi e libanesi: Kenar Serhat, Cez Arif, Ilker Ucak, Erbilaltug Bulent, Chadi Kreidy e Tarek El Tayak, imprenditori del settore cartario, diretti da Tassignano (Lucca) a Castelminio di Resena (Treviso)?

"Disorientamento spaziale" potrebbe essere la risposta.

Roberto Gianaroli
 

 

Fino al momento del ritrovamento del cadavere e dei rottami nel territorio del comune di Villa Minozzo, l'ultimo avvistamento diretto riporta a un testimone che aveva riferito del passaggio sull'appennino modenese del rosso velivolo monomotore diretto a nord est ma - forse - non proprio in linea con quello che è il tragitto più logico.

Una deviazione forse dovuta al tentativo del pilota di evitare un fronte temporalesco che riduceva la visibilità, ma poi non c'è un parere unanimo sulle condizioni meteo.

"Ecco, a proposito di testimoni - dice Roberto Gianaroli, pilota e presidente dell'Aeroclub Pavullo che opera sull’aeroporto civile statale "Paolucci” - si figuri che c'è qualcuno che ha detto ai carabinieri che quell'elicottero nei giorni scorsi aveva fatto scalo anche da noi (Pavullo nel Frignano, Modena) scaricando persino dei passeggeri. Una circostanza del tutto irreale come è stato facile verificare. Sì, ho letto anche di quel testimone che dice di aver visto quel Koala, ma poi da terra come si fa a stabilire che rotta seguisse? La verità è che non sappiamo proprio nulla di quello che è accaduto. Anche l'aggancio delle celle telefoniche aiuta fino a un certo punto: in un minuto quell'elicottero a velocità di crociera (240 kmh, ndr) si sposta parecchio".

Un mistero fitto come la vegetazione che in questo periodo copre la zona delle ricerche che "tocca" circa 5 province, oltre 200mila ettari in gran parte poco trafficati anche dagli escursionisti, soprattutto sul versante toscano con cime che superano i 2mila metri.

Sono stati schierati almeno 10 elicotteri: Vigili del Fuoco di Bologna e Arezzo, Aeronautica Militare di Cervia e Pratica di Mare,  Guardia di Finanza di Pisa e di Pratica di Mare. Sul terreno oltre cento persone esperte di quelle vallate: Vigili del Fuoco, Corpo Nazionale del Soccorso Alpino e Speleologico, Carabinieri, Guardia di Finanza, volontari della Protezione civile regionale. Due basi: una a Pievepelago, l'altra a Frassinoro, nella frazione di Piandelagotti, sempre in provincia di Modena. Viene usata da ieri anche la campana-sonar (quella impiegata per i dispersi sotto le valanghe).

Uno schieramento imponente per cercare una "macchina" importante, un Agusta AW 119 monomotore, un velivolo di prim'ordine, potente, affidabile, con un'ottima avionica (strumentazione) a cui comandi c'era un pilota ritenuto esperto. Non si tratta insomma di un ultraleggero che tenta di attraversare le Alpi e finisce in fondo a un crepaccio.

Di fatto, di "scomparse" come queste non se ne ricordano nello scenario italiano.

"No - riprende il presidente di uno degli aeroclub con la maggior mole di attività in Italia, storicamente meta anche di appassionati stranieri, che in questi giorni fa da base agli elicotteri impegnati nelle ricerche  -  anche io faccio fatica a ricordare qualcosa di simile".

Non si possono fare che ipotesi forse cominciando a escludere il guasto meccanico?

"Sì, un guasto, un'avaria, un problema tecnico, per quanto catastrofico lascia quasi sempre il tempo di lanciare un allarme, un mayday. Invece nulla di nulla. E ricordo che quella mattina c'erano in volo sopra queste montagne tre elicotteri  in addestramento: un eventuale segnale sarebbe stato captato almeno da quei velicoli se proprio arrivava da una zona così impervia da non potere oltrepassare le montagne ed essere ricevuto dalla nostra torre o da altre".

Il maltempo l'altra mattina non era così pesante.

"Esattamente, non una mattina perfetta, ma nemmeno una mattina proibitiva, anzi: qui abbiamo svolto attività regolarmente. E soprattutto nulla che possa impensierire un elicottero di quel tipo e un pilota esperto durante un volo potremmo definire di routine della durata di un'ora e mezza".

E allora?

"Cominciamo dicendo che siamo nel periodo dell'anno in cui la vegetazione è più rigogliosa: è piovuto, è stato già molto caldo. Insomma l'appennino non potrebbe essere più verde. E questo rende difficile indivuare qualcosa dall'alto".

Anche i resti di un elicottero rosso di quelle dimensioni?

"Sì, soprattutto se sono finiti in fondo a un canalone tappezzato di faggete che non fanno passare un raggio di sole. In questo caso solo le squadre da terra potranno trovarlo".

E poi?

"E poi non mi spiego perché non fosse acceso il transponder  (lo strumento che, via radio e via satelliti, segnala il codice del velivolo  alle torri di controllo) per di più dopo che non era stato comunicato il piano di volo. Perché? Si trattava di un normale volo commerciale, potremmo dire, se fossimo al suolo, un servizio NCC. Ma il tragitto prevede il sorvolo di zone aeree come Firenze e Bologna che sono fortemente trafficate: tenere spento il transponder è innanzitutto scomodo perché poi gli addetti al traffico aereo ti vedono comunque e cominciano giustamente a chiamarti per sapere chi sei e che intenzioni hai. Se invece tieni acceso il transponder da terra ti "vedono" e riducono al minimo le chiamate. E accendere il trasponder su una "macchina" come quella è a dir poco banale, lo fai in automatico appena prendi i comandi".

Ma che cosa aveva da nascondere il pilota, allora?

"Ma proprio non lo so, si trattava di un volo, ripeto, del tutto normale".

E gli altri sistemi di sicurezza?

"Ecco un altro mistero: a bordo c'è un Elt, una macchinetta che in caso di urto, diciamo di crash, si attiva e invia vari tipi di segnale anche e proprio per permettere di rintracciare il velivolo".

Il "crash" può essere stato così catastrofico da rompere l'Elt?

"Tutto può essere, ma lo strumento in realtà a progettato e costruito proprio per reggere le conseguenze di incidenti".    

Riassumendo?

"Solo mie ipotesi, sia chiaro: forse il pilota volava troppo basso, forse è entrato in una nube, forse involontariamente, forse per sfuggire a un fronte temporalesco che, ripeto, non ritengo tutt'ora, da quel che si sa, così importante. Così, forse, è stato vittima di un disorientamento spaziale, una situazione temuta da tutti i piloti. L'elicottero si manovra soprattutto a vista (Vfr), altrimenti bisogna passare al volo strumentale (Ifr), ammesso che se ne abbiamo gli strumenti e le competenze. Le condizioni meteorologiche per il volo strumentale (Ifc) non sono sempre facili da valutare, serve addestramento, servono qualificazioni. E se si è disorientati e troppo bassi in una zona di montagna le conseguenze possono essere tragiche".  

Paolo Ricci Bitti

Il pilota Corrado Levorin

Corrado Levorin, il pilota, è originario di Padova, ha 33 anni e lavora presso la Avio Srl, società di Thiene specializzata nel trasporto passeggeri, con base all’aeroporto Arturo Ferrarin. Parla tre lingue (italiano, inglese e portoghese) e sui social le tracce di tutte le sue passioni: i viaggi, il suo lavoro, la moto Ktm e il basket. E poi i panorami, che fotografava dall'alto proprio grazie al suo lavoro. «La natura è la vera artista, noi siamo solo gli strumenti», il messaggio che aveva ripostato su Facebook a febbraio.  scriveva pochi mesi fa sulla propria pagina di Facebook, l’ultimo post pubblicato a febbraio. La Avio Helicopters di Thiene è una società che noleggia gli elicotteri per voli turistici e commerciali e Levorin è uno dei piloti più esperti dell'azienda.

 

Ultimo aggiornamento: 17 Aprile, 17:07 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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