Fischia il vento? Macché: Ischia il vento! E allora ci vuole un bel pugno chiuso - il pugno chiuso di Toninelli a cui mezza aula del Senato ha gridato: “Ma abbassa quel pugno, suvvia, sei ridicolo...” - per celebrare la nuova vittoria del popolo.
Se il pugno chiuso di sinistra può stare antipatico, perché ideologico, il pugno di Toninelli è un’altra cosa. Non ha identità, non ha storia, simboleggia il vuoto, fa sorridere (ma neanche tanto) e infatti stanno ridendo tutti, non intimorisce e non eccita. È il non è di un riccioluto diventato ministro che acchiappa un pezzo di aria e lo stringe tra le dita. Sarà rimasta prigioniera qualche mosca nella mano toninelliana? Se fosse così, almeno a qualcosa sarebbe servito quel gesto banalizzante da tifoso.
Non poteva Toninelli, invece che alzarlo a mezz’aria, batterselo sulle proprie tempie - per vedere se risuonano di qualcosa oppure no - quel pugno di mal riposta gioia? Oltretutto festeggiare così, o anche in altro modo, un decreto che arriva tardi, a tanti mesi dalla tragedia di Genova e dopo infiniti pasticci, sa di beffa. Ecco, quel pugno celebra un gol fatto a tempo scaduto. Per non dire poi, come tutti hanno detto, che esultare per una legge legata, in grave ritardo, a una tragedia in cui sono morte 43 persone non è un bello spettacolo.
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