Dj Fabo, Cappato: «Così l'ho accompagnato a morire, ora servono regole. Altre due italiani in attesa a Zurigo»

Martedì 28 Febbraio 2017
Dj Fabo, Cappato: «Così l'ho accompagnato a morire, ora servono regole. Altre due italiani in attesa a Zurigo»
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«È il momento di avere buone regole».
Lo afferma Marco Cappato, dopo essersi autodenunciato ai carabinieri a Milano per l'assistenza fornita a dj Fabo. L'auspicio dell'esponente radicale è che, dopo il caso di Fabo «il Parlamento decida. Non si deve lasciare l'esercizio della libertà all'arbitrio del singolo. Devono esserci diritti garantiti per tutti». Quanto all'ipotesi di finire imputato a processo, Cappato replica: «Se un processo servisse a creare un precedente per superare le condizioni di clandestinità nelle quali tante persone sono costrette a reagire sarebbe una buona occasione. Se Fabo ha resistito qualche giorno o settimana in più è perchè ha sentito che la sua storia sarebbe servita ad altri».



In clinica a Zurigo, alla fine, Dj Fabo ha ringraziato Marco Cappato per il suo sostegno e aiuto nell'aver ottenuto una morte assistita. Lo ha raccontato lo stesso Cappato che ha aggiunto: «Ho caricato sabato alle 12, su sua richiesta, sulla sua macchina e l'ho accompagnato personalmente da casa sua fino alla struttura che si trova in provincia di Zurigo dove è stato spostato in un letto e dove ha ottenuto assistenza medica alla morte volontaria. Non so quali siano state le sue ultime parole - ha poi aggiunto Cappato - che ha rivolto alle persone che lui ha amato. A me ha detto
grazie».

«Ci sono altre persone in attesa, in particolare due persone che hanno già appuntamenti in Svizzera e che noi aiuteremo l'una materialmente e l'altra economicamente. Questa nostra attività continuerà fino a quando saremo fermati. E saremo fermati se lo Stato non intenderà prendere le sue responsabilità». Ha detto ancora Cappato. Per queste due persone Cappato non ha voluto fornire le generalità; dalla clinica Dignitas di Zurigo è già arrivato «il semaforo verde». Noi, ha poi aggiunto Cappato «non vogliamo tolleranze per fare all'italiana quello che stiamo facendo ma vogliamo continuare a farlo in uno stato di diritto».


 
Ultimo aggiornamento: 17:52 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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