Ira di Salvini: pugnalato da Conte. E i suoi: rischio governo M5S-Pd

Lunedì 15 Luglio 2019 di Alberto Gentili
Di Maio: Matteo, troppe bugie I sospetti della Lega sugli Usa
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Matteo Salvini proprio non se l’aspettava. Quando l’altra notte è stato informato da suoi della smentita di Giuseppe Conte, quella con cui il premier ha sgretolato la linea difensiva scelta fino a quel momento dal leader leghista («Savoini non l’ho invitato io alla cena a Villa Mamada con Putin o nei viaggi a Mosca»), Salvini è sbottato con i suoi: «Capisco che Conte si sia voluto mettere a riparo, ma è evidente che mi ha colpito alle spalle». 

La “pugnalata” del premier, che ieri sera è corso a rinnovare la «fiducia» a Salvini e a definire «doverosa» la sua smentita, non è la sola evidenza agli occhi del ministro dell’Interno. L’altra, altrettanto allarmante, è che si sta stringendo l’assedio per i presunti finanziamenti di Mosca alla Lega. Salvini è convinto che Conte, sconfessandolo, non si sia mosso da solo. Che ci sia Luigi Di Maio dietro la nota notturna di palazzo Chigi in cui è stato messo nero bianco il nome di Claudio D’Amico, consigliere di Salvini per le “attività strategiche di rilievo internazionale”. E dove è detto a chiare lettere che è stato proprio D’Amico a chiedere per conto del ministro dell’Interno la presenza di Gianluca Savoini alla cena di Villa Madama di giovedì 4 luglio.

Dall’entourage del leader leghista trapela la versione che quella di D’Amico «è stata un’iniziativa personale». E c’è chi non esclude, per rendere più convincente questa versione, che nelle prossime ore il consigliere venga allontanato. Resta però il fatto che Salvini è ormai sotto assedio. L’attacco di Di Maio si fa sempre più duro. Il capo grillino lo spinge a farsi processare in Aula, come invoca il Pd: «Quando il Parlamento, il politico risponde». E accelera sulla commissione d’inchiesta sui finanziamenti ai partiti. Come se non bastasse, si fa più forte il coro (intonato da Paolo Gentiloni ed Enrico Letta), di chi gli chiede le dimissioni da ministro dell’Interno.
La linea ufficiale però è “calma e gesso”. Salvini viene descritto «tranquillo» e «concentrato» sul vertice di questa mattina al Viminale, dove incontrerà imprenditori e sindacati per preparare la legge di bilancio. Flat tax inclusa. «Io mi occupo di cose concrete che riguardano i cittadini, non di una vicenda che finirà nel nulla». L’altra indicazione: «Non rispondiamo alle provocazioni di Di Maio. Attendiamo con fiducia gli esiti dell’inchiesta, sperando che si faccia in fretta. Perché una cosa è certa: non abbiamo preso neppure un euro da nessuno, figurarsi dai russi».

Eppure, in barba alle indicazioni del leader, nella Lega montano la rabbia e il malumore. Contro Conte, «che poteva tranquillamente stare zitto, visto che non era nell’occhio del ciclone», come dice un alto dirigente del Carroccio. Contro Di Maio: «Quello è pazzo come tutti i grillini. Nel giustizialismo e nella caccia alle streghe ci sguazza: sembra che in aprile siano stati i funzionari del ministero dello Sviluppo, su ordine di Di Maio, a denunciare Siri per la vicenda Arata...».

Insieme alla rabbia, tra i leghisti cresce però anche l’allarme. Perché per la prima volta Salvini sembra aver perso il tocco magico e non appare più il Comandante invincibile: ha scelto di negare la presenza di Savoini nelle missioni a Mosca, sottovalutando la mole di documentazione fotografica ai tempi dei social dove le immagini di ogni evento finiscono on-line. E perché, sempre per la prima volta, Di Maio gioca la partita da una posizione di forza: «Siamo sicuri che i 5Stelle stiano aspettando il prossimo sondaggio», dice una alto dirigente del Carroccio, «e visto che già adesso stanno creando le condizioni per scaricarci, se la Lega dovesse risultare in calo potrebbero lanciare l’attacco finale. Non è affatto da escludere che siano loro ad aprire la crisi sulla questione morale, per poi fare un governo di unità nazionale con Pd e Forza Italia contro quelli che additerebbero come gli amici di Putin. C’è solo da sperare che sia Matteo a giocare d’anticipo aprendo la crisi, su un incidente sul decreto sicurezza bis o sulla flat tax».

L’ALLARME
Tra i leghisti c’è chi va anche oltre. C’è chi teme che il Russiagate abbia ribaltato i termini della partita giocata da Di Maio dal 26 maggio, quando ha preso la randellata elettorale (dal 32 al 17% in un anno) ed è corso a vestire i panni del signor sì pur di non andare alle elezioni e non perdere la metà dei parlamentari. Sospetto che trova conferma nell’entourage del leader 5Stelle: «Sanno tutti che probabilmente questo governo non durerà oltre la prossima primavera. Ebbene, Di Maio potrebbe anticipare i tempi e decidere di puntare alle elezioni sventolando la bandiera dell’onestà, contro il sovranista che ha perso credibilità: Salvini non difende gli interessi degli italiani, ma si fa gli affari suoi battendo cassa a Mosca. In più il Pd si troverebbe in una situazione del tutto marginale e ancora in fase di riorganizzazione. Insomma, non torneremmo a Roma con gli stessi parlamentari, ma sarebbero sempre di più di quanti ne avremmo se continuassimo a prendere ordini su Tav, autonomia, migranti, flat tax, etc». La prossima mossa, si diceva, la decideranno i sondaggi.

 

Ultimo aggiornamento: 16 Luglio, 09:33 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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