Vaccinazioni a rilento. l’Oms boccia la Ue. Lazio: così ci fermiamo

Vaccinazioni a rilento, Lazio: «Così ci fermiamo»

Venerdì 2 Aprile 2021 di Mauro Evangelisti
Vaccinazioni a rilento. l’Oms boccia la Ue. Lazio: così ci fermiamo

«Così ci fermiamo, altro che accelerazione» ripete da due giorni l’assessore alla Salute del Lazio, Alessio D’Amato.

Ieri mattina c’erano come scorte 13.031 dosi di AstraZeneca. «Ne iniettiamo 9.000 al giorno. Mi pare evidente che se davvero non arrivano in queste ore le forniture, dovremo sospendere. Stiamo già usando le dosi del lotto che è stato dissequestrato dalla procura. Ma il problema è generale: noi abbiamo una macchina tarata per vaccinare 60mila persone al giorno, ma se non c’è programmazione, se non abbiamo certezze sulle consegne, ci areniamo». Ieri in Veneto sono stati diffusi messaggi dalle aziende sanitarie ai cittadini: ritardi nelle forniture di vaccini Pfizer, sospesi da giovedì 1 a mercoledì 7 aprile gli appuntamenti di somministrazione della prima dose per gli ultra ottantenni. Zaia, il giorno prima, aveva avvertito: dobbiamo rallentare, non ci mandano le dosi.

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ALLARME
Se due regioni importanti come Veneto e Lazio, tra le più costanti nel ritmo delle vaccinazioni, sono costrette a dire «le forniture delle dosi sono irregolari» allora una riflessione sulla reale efficacia del piano vaccinale italiano bisognerà farla. Certo, ieri D’Amato, ospite di Un giorno da pecora su Radio 1, si è concesso una battuta sulle difficoltà della Lombardia («per una volta Roma fa meglio di Milano, se serve una mano noi ci siamo, se ci chiamano possiamo anche andare»), ma il problema è nazionale. Anzi: europeo.

Gli altri paesi della Ue stanno andando alla stessa deludente velocità, non paragonabile con quella del Regno Unito e degli Stati Uniti. I dati forniti dall’ufficio del commissario Francesco Figliuolo parlano di 8 milioni di dosi previste per il mese di aprile, ma si tratta di uno scenario non da cambio di passo, perché di fatto conferma i numeri di marzo e non certifica l’accelerazione sperata. Sono numeri lontani anni luce dalle famose tabelle che prospettano, nel secondo trimestre, per l’Italia 52,48 milioni di dosi. Anche eliminando dal conto Curevac (ancora da autorizzare e in ritardo) ne restano, sulla carta, 45 milioni. In uno scenario da flusso costante, vorrebbe dire 15 milioni di dosi in aprile, invece ne sono attese poco più della metà, con Johnson&Johnson che, tra l’altro, non ha ancora chiarito quante ne invierà con la prima forniture. Se le quattro case farmaceutiche coinvolte (Moderna, Pfizer-BioNTech, J&J e AstraZeneca) manterranno gli impegni sui quantitativi totali (e questo è tutto da dimostrare), a maggio ci sarà un forte afflusso di vaccini che rischia di ingolfare una macchina che invece questo mese continuerà a viaggiare a metà del suo potenziale.

La pianificazione dell’Unione europea si conferma inefficace e ieri anche l’Organizzazione mondiale della sanità non ha nascosto la delusione per la lentezza della risposta vaccinale della Ue che rischia di lasciare praterie alle mutazioni del virus. Il direttore dell’Oms per l’Europa, Hans Kluge: «La situazione epidemica è la più preoccupante degli ultimi mesi. La lentezza delle vaccinazioni prolunga la pandemia. Il numero di nuovi casi in Europa è aumentato notevolmente nelle ultime cinque settimane. I vaccini sono la nostra migliore via d’uscita. Non solo funzionano, ma sono anche molto efficaci nel limitare le infezioni. Tuttavia, la distribuzione di questi vaccini è inaccettabilmente lenta». Ancora: in media, lo 0,31 per cento della popolazione europea riceve una dose ogni giorno «un tasso quasi doppio rispetto a quello del resto del mondo (0,18), ma nettamente inferiore a Usa e Canada (0,82)». Kluge: «Dobbiamo accelerare il processo, aumentando la produzione, riducendo gli ostacoli alla consegna e utilizzando qualsiasi dose abbiamo in magazzino, ma attualmente la situazione in Europa è la più preoccupante che osserviamo da diversi mesi».


PROSPETTIVA
Bene, ma cosa si può fare per accelerare? Nicola Zingaretti, governatore del Lazio, ha annunciato che dal 20 aprile si potrà prenotare la somministrazione del vaccino Johnson&Johnson nelle farmacie per le classi di età tra i 55 e i 60 anni. Anche qui si naviga a vista: dipende da quante dosi arriveranno, perché il piano è inocularne 20mila al giorno, ma per mettere in moto la macchina serve la certezza delle forniture.

E ancora Johnson&Johnson non ha comunicato quante fiale invierà all’Italia (e al resto dell’Europa). In queste ore, va detto, nell’ambito dell’Operazione Eos della Difesa, diretta dal Comando Operativo di vertice Interforze, saranno distribuite 501.600 dosi di vaccino Moderna e 7.100 di AstraZeneca. Pfizer ha garantito regolarità nelle consegne, è vero che a fine marzo sono arrivate 2,8 milioni di dosi che vanno aggiunte alle 8 programmate per aprile. Ma ancora l’obiettivo delle 500mila vaccinazioni al giorno appare molto lontano.
 

Ultimo aggiornamento: 17:31 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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