Frenata vaccini, l'Italia è in ritardo. Stop Sanofi: perse 40 milioni di dosi

Sabato 12 Dicembre 2020 di Mauro Evangelisti
Frenata vaccini, l'Italia è in ritardo Stop Sanofi: perse 40 milioni di dosi

Nel calendario del piano per il vaccino anti Covid dell’Italia ci sono almeno due caselle da correggere.

In totale, erano previste 202 milioni di dosi nel 2021, come quota del maxi acquisto da parte dell’Unione Europea opzionato con sei differenti gruppi. Da Sanofi-Gsk dovevano arrivare a partire da giugno 2021 40,2 milioni di dosi, il quantitativo più massiccio insieme a quello di AstraZeneca. Bene, ieri la doccia fredda: le due compagnie hanno preannunciato un ritardo nel loro programma per il vaccino Covid-19 a base di proteine ricombinanti per migliorare la risposta immunitaria negli anziani. «I risultati intermedi dello studio di fase 1/2 - si legge in una nota - hanno mostrato una risposta immunitaria paragonabile a quella dei pazienti guariti dal Covid-19 negli adulti di età compresa tra 18 e 49 anni, ma una bassa risposta immunitaria negli anziani probabilmente a causa di una concentrazione insufficiente dell’antigene». Dunque, si va a uno studio di fase 2b con una formulazione dell’antigene migliorata, che inizierà a febbraio. Il nuovo prodotto sarà disponibile, se tutto andrà bene, solo a fine 2021.


TEMPI
AstraZeneca, il colosso britannico-svedese, che produce e commercializza il vaccino sviluppato da Oxford con il contributo di Irbm, società di Pomezia, ha rallentato nelle ultime settimane e, pur avendo pubblicato i dati della sperimentazione su The Lancet, non ha ancora richiesto l’autorizzazione a Ema (l’agenzia regolatoria europea), perché, durante i test si è accorta che l’efficacia è maggiore con un differente dosaggio rispetto a quello previsto. Questo ha causato un rallentamento e dunque anche la fornitura prevista a partire da inizio gennaio (16 milioni nel primo trimestre, 24 nel secondo) slitta di qualche mese. In sintesi l’Italia all’inizio potrà contare sul vaccino di Pfizer-BioNTech, che però arriverà con quantitativi iniziali non paragonabili a quelli programmati per AstraZeneca: 8,7 milioni di dosi nel primo trimestre, 8,7 nel secondo.

Nei primi sei mesi del 2021, i programma prevede anche 5 milioni di dosi di Moderna (ma ancora non sappiamo quando ci sarà l’autorizzazione che comunque viene ritenuta imminente) e 7,5 milioni di dosi di Curevac (da capire però se e quando saranno disponibili). In sintesi: la partenza della campagna vaccinale sarà lenta e probabilmente punterà soprattutto su Pfizer. Non vale solo per l’Italia, ma per tutta l’Unione europea, visto che si tratta di una strategia comune. Per questo si sta pensando, per i paesi Ue, a un “vaccino day”, con la partenza contemporanea. La cancelliera tedesca, Angela Merkel, ha comunque precisato: «Non so se potremo garantire che le vaccinazioni inizino nello stesso esatto momento in tutti i Paesi Ue, ma vogliamo fare in modo che siano somministrate in modo molto coordinato». Intanto gli Usa hanno preacquistato 100 milioni di dosi del vaccino Moderna dopo i 100 milioni Pfizer.


BANDO
Ieri sul sito della Presidenza del Consiglio è stato pubblicato il bando per assumere 3mila medici e 12mila infermieri destinati alla operazione vaccinazione di massa. Ma resta il nodo: se all’inizio ci sarà solo il vaccino di Pfizer, i tempi si allungano. Il professor Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova, avverte: «Non penso che avremo pochi dosi all’inizio, ma il problema opposto, che è molto più serio: molte persone non vorranno vaccinarsi, l’Italia e la Francia sono le due nazioni con una presenza no vax più forte e questo è un serio problema. Secondo me bisognerebbe partire già ora con una campagna di promozione e informazione. Anche tra gli operatori sanitari c’è troppa diffidenza, io sarei d’accordo con una legge che li obblighi al vaccino. Serve a difenderli dal contagio, ma anche a tutelare i loro pazienti».
 

Ultimo aggiornamento: 30 Dicembre, 12:47 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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