Migliaia di chiamate ai pediatri. Tutte dello stesso tenore: a scuola c'è un bimbo «con i sintomi», magari lievissimi, del Covid. «Che si fa?».
Covid, nel Lazio quattromila contagi a scuola
Covid, ma sono tutti veri questi bonus? 5 promossi e 5 bocciati. Istruzioni per l'uso
La situazione è caotica e forse avrebbe potuto esserlo di meno se le dosi dei vaccini antinfluenzali fossero già state somministrate a sufficienza. Invece in tante zone della Capitale le scorte sono finite. Secondo la federazione dei pediatri, «ci sono problemi nel territorio della Asl Roma 1, mentre nella Roma 2 le cose vanno meglio». La Regione ha parlato di un «rallentamento» nella distribuzione, per problemi legati alla produzione dell'antidoto. Ma ha garantito che a partire da questa settimana sarebbero arrivate nuove forniture.
CONTRO LE MASCHERINE
Se molti genitori prendono sottogamba i sintomi Covid e mandano a scuola i figli lo stesso, secondo l'Associazione Presidi di Roma, è anche perché temono di finire ingabbiati per giorni nella trafila per ottenere il referto di un tampone. Non a caso, dice Mario Rusconi, il capo dell'AssoPresidi, «nelle scuole superiori il tema ha dimensioni estremamente ridotte, anzi è quasi del tutto assente, perché riguarda studenti che, se malati, possono stare a casa da soli tranquillamente. Mentre il problema investe le famiglie con i bambini piccoli, che se non vanno a scuola costringono indirettamente mamme e papà a chiedere un permesso al lavoro, per esempio». In ogni caso, se a scuola si captano sintomi sospetti, si chiamano i pediatri. «Non abbiamo altra scelta - riprende il capo dell'associazione presidi - Gli insegnanti non sono epidemiologi, quindi in queste situazioni non possono far altro che rivolgersi ai medici per capire qual è il percorso corretto per evitare di esporre gli altri studenti al pericolo d'infezione».
C'è un altro fenomeno rischioso che ha preso piede in alcuni istituti. Le diffide legali dei genitori no-mask, chi insomma non gradisce che i figli indossino la mascherina durante le lezioni. «Ci fanno scrivere dagli avvocati - riprende il presidente dell'Anp, Rusconi - Ma se la diffida non è supportata da certificati medici che dimostrino un impedimento di tipo sanitario, per esempio se si ha l'asma, è solo un'intimidazione. Quando serve la mascherina va indossata».