Coprifuoco, Pregliasco: «Se l'indice Rt arrivasse a 2 ci sarebbe solo il lockdown»

Venerdì 23 Ottobre 2020 di Graziella Melina
Coprifuoco, Pregliasco: «Se l'indice Rt arrivasse a 2 ci sarebbe solo il lockdown»

I positivi aumentano in modo esponenziale. L'indice di contagio supera il livello di guardia. E la possibilità che ci sarà prima o poi una chiusura totale ormai non è più da scartare. Però, secondo Fabrizio Pregliasco, virologo e ricercatore di igiene dell'Università degli Studi di Milano, non tutto ancora è perso. «In questo momento - spiega - abbiamo segnali di tendenza negativa, ma siamo ancora in tempo per darci una sterzata».

Sempre che, però, il valore dell'Rt non faccia schizzare l'epidemia in maniera spropositata.

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Cosa significa se l'indice di contagio Rt supera l'1,5?
«È un dato che duplica in modo molto rapido, anche in meno di una settimana, il numero dei casi. È il trigger, la miccia, che fa scattare una ripresa dell'epidemia che non è più lineare, ma diventa esponenziale, con una curva che cresce con una tendenza elevata».

In quel caso bisognerebbe quindi passare alla cosiddetta fase tre prevista dal documento predisposto dal ministero della Salute?
«Bisogna passare a stringere ancora di più le misure in modo graduale. Quando l'indice di contagio arriva a 2 diventa un dramma, ma a 1,5 siamo ad una situazione intermedia, ma con tendenza al peggioramento».

Che significa?
«Vuol dire che, se non si prendono contromisure valide, c'è la possibilità che ci sia un incremento esponenziale che duplica con un'elevata frequenza a distanza di pochi giorni il numero di casi».

E quindi bisognerebbe pensare subito ad un lockdown?
«Esattamente».

Il numero dei casi positivi in continuo rialzo dimostra comunque che l'epidemia è ormai fuori controllo.
«L'epidemia è diffusa su diversi territori. Non c'è più un epicentro lombardo, come a marzo, ma c'è una situazione di grande rilevanza di casi asintomatici che causa una catena di contagio elevata».

Cosa si può fare?
«Intanto ci sono le ordinanze delle varie Regioni. Bisogna tenere conto che c'è una quota di filiera di attività lavorative da tutelare e questo sforzo e sacrificio, a mio avviso, dovrà essere ristornato di sicuro. E' una decisione non facile riuscire a contemperare il diritto alla salute e quello al lavoro, senza dimenticare per di più che c'è una grande sofferenza da parte della popolazione che non ce la fa più a reggere tutte le misure restrittive».

Prima di pensare al lockdown bisogna provarle tutte?
«È possibile che lasciando le cose come sono, con azioni mirate e specifiche da coordinare, non si possa pensare di dovere arrivare a un lockdown. Non è inevitabile, però è uno scenario da pianificare. Vedremo come andrà fra due settimane. Intanto c'è un'azione restrittiva, quella del coprifuoco, che per esempio comincia stasera (ieri ndr) in Lombardia e farà vedere i suoi effetti più avanti. Il rischio ora è di dover mettere in atto ulteriori restrizioni, come per esempio anticipare l'orario del coprifuoco o arrivare a stabilire delle zone rosse. In questo momento, almeno nei territori più colpiti, in Campania, a Roma, Milano, Monza e Brianza, ma anche Varese bisognerebbe evitare di spostarsi da una provincia all'altra, o per lo meno cercare di ridurre i passaggi».

Non crede che ormai potrebbe essere troppo tardi?
«In questo momento abbiano segnali di una tendenza negativa, ma siamo ancora in tempo per dare una sterzata, però dobbiamo farlo rapidamente e intensamente».

Intanto serve un coordinamento?
«Serve piuttosto una concertazione. Per esempio, magari finisce che ci sono Province a cavallo tra due Regioni, quindi sarebbe ridicolo imporre ordinanze regionali. Sono aspetti che vanno coordinati, ma l'ultimo dpcm del resto prevede che le ordinanze regionali siano concordate con il ministro della Salute».

Non sempre però fila tutto liscio. Per la scuola, per esempio, c'è stato quasi un braccio di ferro tra qualche Regione e la ministra Azzolina.
«Ci vuole un accordo e anche una concertazione maggiore, anche per dare chiarezza e linearità alle disposizioni».
 

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"La situazione è molto critica" e Giuseppe Conte non lo nasconde. Anzi, parlando alla Camera accentua i toni preoccupati usati il giorno prima a palazzo Madama. Ma prima di varare un altro pacchetto di misure attende che siano le Regioni a dispiegare le proprie senza schierare il governo contro quei provvedimenti - come la chiusura delle scuole in Campania e Lombardia - più contestati.


 
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Ultimo aggiornamento: 10:16 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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