Covid, ristoratori e commercianti sull'orlo del fallimento: 50 mila attività a rischio, perdite per 30 miliardi

Domenica 25 Ottobre 2020 di Francesco Bisozzi
Covid, ristoratori e commercianti sull'orlo del fallimento: 50 mila attività a rischio, perdite per 30 miliardi

Lo stop a ristoranti e bar dopo le 18, se dovesse essere confermato, presenterà un conto molto salato.

Cinquantamila attività sull'orlo del tracollo, circa 350 mila persone tra camerieri, barman e chef potrebbero perdere il posto di lavoro nel giro dei prossimi mesi. I numeri arrivano dalla Federazione italiana pubblici esercizi, l'associazione leader nel settore delle imprese che svolgono attività di ristorazione e di intrattenimento. Così il direttore generale di Fipe Confcommercio Roberto Calugi al Messaggero: «Servono aiuti mirati, il credito d'imposta e la cassa integrazione da sole non possono più bastare, così chiuderemo tutti. Bisognava intervenire prima per non arrivare a questo punto. Siamo davvero molto preoccupati». Il settore della ristorazione dovrà rinunciare in un colpo solo a dieci milioni di italiani che cenano abitualmente fuori casa, il doppio di quelli che scelgono di andare al ristorante a pranzo. Bar e ristoranti hanno perso nel 2020 già 26 miliardi di euro rispetto al 2019, a causa del duro lockdown di primavera e delle restrizioni sulla capienza fissate in seguito.

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Ora l'asticella salirà sopra i 30 miliardi di euro secondo Roberto Calugi. E se è vero da un lato che l'estate ha visto i ricavi di bar e ristoranti tornare a crescere, dall'altro le entrate non sono bastate a estinguere il rosso accumulato durante il primo semestre dell'anno. Ecco perché le chiusure al tramonto rischiano di tradursi nel colpo del ko per un settore che fattura ogni anno 90 miliardi di euro. «Saremo costretti a chiudere, non possiamo rimanere aperti solo a pranzo, con l'assenza di turismo e con il massiccio smart working sempre più diffuso i clienti si contano già sulle dita delle mani».


I PROBLEMI
Il settore per sopravvivere necessita adesso di aiuti mirati, le attività che alla fine di quest'anno avranno subìto perdite superiori al 30 per cento dovranno essere supportate adeguatamente e in tempi rapidi. Per adesso il governo se l'è cavata con il credito d'imposta, la cassa integrazione, il contributo a fondo perduto ma ora è necessario intervenire su affitti e Imu. La categoria nel contesto attuale non può sostenere a lunga una serie di costi strutturali», prosegue il presidente della Federazione italiana pubblici esercizi di Confcommercio. E ancora: «Non possiamo sopportare gli oneri di un'ulteriore chiusura, o ci sono interventi economici seri e immediati o la ristorazione è morta. Serve ristoro a fondo perduto, proroga del credito d'imposta sulle locazioni, blocco degli sfratti, cassa integrazione e sospensione delle scadenze fiscali come Ires e Irpef. Non vogliamo entrare nel merito se sia giusto o sbagliato tutto questo, ma temiamo anche che questa chiusura e questi sacrifici non produrranno i risultati sperati, perché è evidente che gli ambiti di contagio sono altri». Oltre il danno, insomma, la beffa. Più nel dettaglio, lo stop a bar e ristoranti alle 18 metterà a repentaglio almeno 15.000 bar serali e 40.000 tra ristoranti e pizzerie, sempre secondo le stime di Fipe-Confcommercio. Oltre la metà di queste attività si trova nei centri delle città, sempre più a rischio desertificazione. La speranza è che il mezzo lockdown abbia una durata circoscritta nel tempo: solo nel mese di dicembre, valuta il Centro studi di Confcommercio, la spesa complessiva per consumi arriva a circa 110 miliardi di euro su un totale annuo di 900 miliardi.
Il Covid-19 e le disposizioni anti-contagio sono in grado di mettere definitivamente in ginocchio ristoranti e bar, tra le attività più funestate dall'emergenza sanitaria causata dal coronavirus. Ma il settore della ristorazione rappresenta un asset importante dell'economia tricolore. Ogni giorno circa cinque milioni di persone, il 10,8 per cento degli italiani, fa colazione in uno dei circa 150 mila bar della penisola. Altrettante sono quelle che ogni giorno pranzano fuori casa, mentre ammontano a poco meno di 10 milioni gli italiani che cenano al ristorante almeno due volte a settimana. Un vero e proprio esercito di clienti che ogni anno spende, tra bar e ristoranti, quasi 90 miliardi di euro.

Ultimo aggiornamento: 10:49 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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