Non c'è presenza del virus nello sperma degli uomini guariti dal Covid-19, ma la motilità e il conteggio degli spermatozoi potrebbero essere compromessi per almeno 3 mesi. Lo rileva una ricerca coordinata dal Genk Institute for Fertility Technology, in Belgio, e pubblicata sulla rivista Fertiliy and Sterility. La ricerca è stata condotta su 118 uomini tra 18 e 70 anni che hanno contratto il Covid-19 durante la prima ondata. I risultati hanno mostrato che nel periodo immediatamente successivo all'infezione l'Rna di SARS-CoV-2 non era presente nello sperma di nessuno degli uomini presi ad esame, risultato confermato a 53 giorni dall'infezione. Tuttavia motilità e conteggio degli spermatozoi risultavano compromessi in modo significativo nel breve periodo e il problema perdurava anche dopo due mesi.
Nel complesso, nel periodo dello studio, il 25,4% degli uomini che avevano avuto il Covid-19 risultava avere pochi spermatozoi (oligozoospermia), il 44,1% aveva un'alta percentuale di spermatozoi poco mobili (astenozoospermia) e il 67,0% aveva spermatozoi affetti da qualche malformazione (teratozoospermia). Solo il 24,6% dei partecipanti aveva parametri spermatici normali (concentrazione, motilità e morfologia). Le forme più gravi dell'infezione erano associate a un punteggio di motilità e morfologia più basso, ma avere avuto febbre e altri sintomi non sembra incidere sulla qualità dello sperma.