Covid, in arrivo un farmaco con gli anticorpi: per un anno immunità al virus

Domenica 27 Dicembre 2020 di Cristina Marconi
Covid, in arrivo un farmaco con gli anticorpi: per un anno immunità al virus
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Si chiama Storm Chaser, letteralmente cacciatempeste, e funziona così: anche se sei stato esposto al Covid, non ti ammali. Un orizzonte a portata di mano, secondo i ricercatori di UCLH, University College di Londra, e di AstraZeneca, che hanno annunciato di aver avviato i primi test per una cura di anticorpi che potrebbe servire come terapia di emergenza in grado di dare un'immunità immediata a chi non ha ancora avuto un vaccino o non può averlo per motivi di salute.

Soprattutto, potrebbe aiutare le persone già contagiate a non sviluppare la malattia e a gestire in questo modo i focolai come quelli nelle case di cura, tra i militari, negli studentati e presso il personale medico in attesa che il programma di vaccinazione, che richiede qualche mese, venga portato a termine. Aiuterà inoltre le persone immunodepresse, quelle per le quali il vaccino non funzionerebbe comunque.

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LE PROCEDURE


«Non ci aspettiamo che il vaccino copra il 100% della popolazione, potrebbero esserci alcune persone esposte e molto preoccupate, così come i loro medici, di sviluppare la malattia», ha sottolineato la dottoressa Catherine Houlihan, virologa di UCLH che sta guidando i test su Storm Chaser. Se supererà tutti gli esami e otterrà l'autorizzazione da parte dell'agenzia del farmaco britannica, la MHRA, l'anticorpo, noto come AZD7442, potrebbe essere disponibile già da marzo. «Sappiamo che questa combinazione di anticorpi può neutralizzare il virus, e per questo speriamo di confermare che somministrando questa terapia attraverso un'iniezione si possa garantire una protezione immediata contro lo sviluppo del Covid-19 tra le persone che sono state esposte, quando sarebbe ormai troppo tardi per dare un vaccino», ha spiegato la Houlihan, secondo cui la terapia dovrebbe funzionare fino a otto giorni dopo il contagio. Anche perché il vaccino non offre una protezione immediata e ci vogliono comunque due dosi a distanza di settimane perché sia efficace, lasciando ancora dei mesi di incertezza e pericolo. Si spera inoltre che la cura possa garantire una protezione per un periodo compreso tra i sei e i dodici mesi, aiutando ad evitare moltissimi decessi legati al Covid, che nel Regno Unito ha fatto fino ad ora 70.195 vittime.


Nel suo centro di ricerca sui vaccini, University College London Hospital ha iniettato Storm Chaser a dieci persone personale medico e studenti di medicina - dopo che le sperimentazioni sono entrate nella fase 3 il 2 dicembre, lo stesso giorno in cui è stato approvato il vaccino di Pfizer/BioNTech. I partecipanti hanno ricevuto due dosi consecutive del farmaco. E ora l'obiettivo è quello di testarlo su 1.125 persone in tutto il mondo. In separata sede, gli scienziati hanno anche iniziato un secondo test clinico chiamato Prevent per analizzare l'uso di anticorpi per le persone che per vari motivi non possono essere vaccinate. «Vogliamo rassicurare tutti coloro per i quali il vaccino potrebbe non funzionare che possiamo offrire un'alternativa altrettanto protettiva», ha spiegato Nicky Longley, infettivologa di UCLH. «Questi due test clinici rappresentano aggiunte importanti alla ricerca di nuovi approcci terapeutici», ha spiegato Stephen Powis, direttore medico del servizio sanitario nazionale inglese, sottolineando come «il contributo continuo dell'NHS agli sforzi globali pionieristici per combattere il Covid è notevole».


IL VIA LIBERA


AstraZeneca sta aspettando anche l'approvazione per il suo vaccino contro il Covid, quello sviluppato con l'università di Oxford e prodotto a Pomezia, e rallentato dalla confusione fatta nel raccogliere i dati sull'efficacia dei test e nel somministrare le dosi. Secondo un'indagine di Reuters, l'errore fatto dai ricercatori di Oxford è nato da una valutazione sbagliata della concentrazione delle dosi ricevute dalla IRBM/Adventi di Pomezia, analizzate usando un metodo diverso. Anche la prestigiosa rivista scientifica The Lancet ha confermato che l'errore è stato fatto da Oxford, anche se con un risultato inaspettatamente positivo: pensando erroneamente che le dosi fossero troppo potenti, ne hanno somministrato la metà e hanno scoperto che di fatto la mezza dose, seguita da una intera, è più efficace rispetto a due dosi piene. Purtroppo non sono stati fatti test su persone con più di cinquantacinque anni, rallentando ulteriormente il processo del vaccino più semplice, quello con cui le autorità britanniche puntano a immunizzare la maggior parte del paese.

Ultimo aggiornamento: 30 Dicembre, 14:42 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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