Covid sarà «come un raffreddore» in futuro: quando (e come) finirà secondo gli scienziati

Sabato 22 Maggio 2021 di Mario Ajello
Covid sarà «come un raffreddore» in futuro: quando (e come) finirà secondo gli scienziati

Come un raffreddore. Così sarà il futuro del Covid. La pandemia non è ancora finita, ma gli scienziati prevedono che una volta passata la fase critica, cioè già dai prossimi mesi, il virus che non sparirà avrà una pericolosità molto bassa. Con la quale dovremo convivere. Abbastanza tranquillamente, se stiamo ben attenti. 
Il governo americano, come ha scritto Giuseppe Remuzzi, direttore Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri Irccs ha chiesto a 723 epidemiologi come sarà il futuro del Covid e la maggior parte di loro ha risposto: «Dovremo certamente prestare attenzione ancora per molto tempo, avremo un’estate migliore, al rientro apriremo le scuole e potremo invitare gente a casa per le vacanze di Natale, ma il virus continuerà a circolare, anche se presto o tardi finirà per diventare uno dei tanti coronavirus, come quelli del raffreddore».

Le tempistiche, dunque, variano, ma ciò che deve essere chiaro è che se «vogliamo liberarci da SARS-CoV-2 l’obiettivo (ambiziosissimo, lo so) è di vaccinare il mondo» per non lasciare nessun focolaio attivo. Anche perché, recenti ricerche, ha aggiunto ancora l'esperto, hanno dimostrato come in particolare il vaccino Pfizer oltre a prevenire la malattia riduce anche la trasmissione del virus.

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GLI STUDI

Già nei mesi scorsi alcuni studiosi avevano affermato che il SARS-CoV-2 diventerà endemico (cioè diffuso localmente e ciclicamente) nei prossimi 10 anni, esattamente come lo sono altri quattro coronavirus humani (HCoV), che oggi provocano nella stragrande maggioranza dei casi un banale raffreddore.

Si trattava degli esperti della Scuola di Sanità Pubblica “ Mailman” presso l'Università Columbia di New York, che hanno scritto l'articolo “Will SARS-CoV-2 become endemic?” pubblicato sull'autorevole rivista scientifica Science.

Un altro team di studiosi ha deciso di approfondire questo tema, sviluppando un complesso modello matematico basato sui dati epidemiologici ed immunologici della pandemia in corso e messi a confronto con quelli delle epidemie di SARS e MERS – due patologie provocate da betacoronavirus “cugini” del SARS-CoV-2 –, oltre che con quattro coronavirus umani (HCoV), che come indicato oggi sono responsabili dei comuni raffreddori. Ad ogni modo, un ruolo significativo nel passaggio da virus pandemico a virus endemico, hanno spiegato i ricercatori, è strettamente connesso alla diffusione e all'efficacia dei vaccini anti Covid, ma non solo.

IL MODELLO 

Alcuni scienziati, appartenenti al Dipartimento di Matematica dell'Università dello Utah e coordinati dal professor Fred Adler, docente di matematica presso l'ateneo di Salt Lake City, hanno messo a punto un sofisticatissimo modello matematico in grado di prevedere quando l'interazione tra tre specifici fattori porterà il virus Covid 19 a non essere più così aggressivo e virulento grazie alla trasformazione in patogeno endemico. I tre fattori presi in esame sono la gravità delle infezioni consecutive; la suscettibilità all'infezione severa in base all'età e la riduzione della gravità grazie all'immunità parziale, innescata sia dalla campagna vaccinale che dalle precedenti infezioni.

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Il modello matematico funziona elaborando la nostra risposta immunitaria in base ai dati raccolti durante la pandemia; tra le informazioni "date in pasto" al modello affinché le elaborasse, figurano ad esempio la bassa probabilità che i bambini sviluppino la forma grave della COVID-19, la proporzionalità tra la quantità di virus con cui si entra in contatto e la gravità della patologia che si sperimenta e il fatto che gli adulti immunizzati risultano più protetti dalla forma grave dell'infezione. Combinando diversi scenari, le simulazioni portavano sempre a un'evoluzione positiva del coronavirus SARS-CoV-2.

«I risultati suggeriscono che i cambiamenti nella malattia potrebbero essere guidati da adattamenti della nostra risposta immunitaria piuttosto che da cambiamenti nel virus stesso», hanno sottolineato gli autori dello studio. Una buona notizia che fa ben sperare per l'evoluzione di questa terribile malattia che, fino ad ora, ha causato la morte di oltre 3,4 milioni di persone in tutto il mondo, oltre125mila delle quali nel nostro Paese. Ma nei prossimi anni si tratterà di convivere con questo morbo come si fa con altri. Tenendo presente però che il vaccino non apparterrà al passato ma ne avremo ancora bisogno.

Ultimo aggiornamento: 23 Maggio, 12:17 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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