Cospito, Cassazione respinge il ricorso: resta al 41bis. Nordio: prendiamo atto della decisione

Il terrorista continuerà lo sciopero della fame in prigione: «Stop agli integratori»

Venerdì 24 Febbraio 2023
Cospito, Cassazione respinge il ricorso: resta al 41bis. Lui dall'ospedale: «Sospendo la terapia»

La Suprema Corte ha deciso di lasciare al 41bis Alfredo Cospito, il leader anarchico in sciopero della fame da quasi quattro mesi per protestare contro il regime di carcere duro. Dopo una camera di consiglio di oltre otto ore, i giudici della Cassazione hanno respinto il ricorso della difesa contro la decisione del tribunale di sorveglianza di Roma.

Una decisione che ha fatto esplodere la rabbia degli anarchici che si erano dati appuntamento in piazza Cavour davanti al Palazzaccio - protetto da imponenti misure di sicurezza - per attendere il verdetto: «Assassini», hanno urlato appena la notizia si è diffusa.

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LA REQUISITORIA

Ad aprire una breccia verso la revoca del 41bis era stato lo stesso procuratore generale della Suprema Corte, Pietro Gaeta, nella requisitoria depositata l’8 febbraio: essere, o essere stato, il leader di gruppi anarchici, così come le condanne passate, non sono ragioni sufficienti per mantenere Alfredo Cospito al 41-bis. Per il pg è necessario dimostrare l’attuale legame con il mondo anarco-insurrezionalista. Ma, stando al dispositivo letto ieri, i giudici della prima sezione penale - presieduti da Angela Tardio - sono stati di diverso avviso. 
Nel ribadire la necessità del carcere duro per il terrorista, il Tribunale di Sorveglianza di Roma aveva invece sottolineato il pericolo che potesse, anche in regime di alta sicurezza, continuare ad esercitare «il suo ruolo apicale» tra gli anarchici anche fuori dal carcere. Ma non solo. Nell’ordinanza, i giudici della Capitale hanno affermato che le comunicazioni di Cospito «con le realtà anarchiche all’esterno del circuito carcerario, appaiono assidue e producono l’effetto di contribuire ad identificare obiettivi strategici e a stimolare azioni dirette di attacco alle istituzioni». 

L’avvocato Flavio Rossi Albertini, legale del detenuto, ha definito la decisione della Cassazione una sconfitta del diritto. «Dopo la lettura della requisitoria del procuratore generale Gaeta pensavamo che il diritto potesse tornare ad illuminare questa buia vicenda. Leggendo i pareri favorevoli della Dna, Dda e Dap inviati al Ministro avevamo capito che la decisione ministeriale fosse stata politica e non giuridica».
«Prendiamo atto della decisione della Corte di Cassazione. Come più volte illustrato in Parlamento - ha precisato il ministro della Giustizia, Carlo Nordio - essa attiene al procedimento giurisdizionale di competenza esclusiva della magistratura nella sua piena autonomia e indipendenza». «Non saranno violenza e minacce a cambiare leggi e sentenze», esulta il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini; mentre per l’Alleanza Verdi e Sinistra si tratta di una «decisione molto dura di cui prendiamo atto in attesa delle motivazioni».

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LE CONDIZIONI DI SALUTE

Cospito è ancora ricoverato nel reparto penitenziario dell’ospedale milanese San Paolo, dove nei giorni scorsi aveva ripreso a prendere gli integratori perché voleva essere lucido proprio in vista della decisione della Cassazione. Ieri, invece, ha annunciato di non voler più prendere gli integratori, aggiungendo di essere convinto che quindi morirà presto. «Spero che qualcuno dopo di me continuerà la lotta» contro il carcere duro, avrebbe detto, secondo quanto trapelato in ambienti ospedalieri. Ha preso ancora tempo il Comitato di bioetica al quale il ministro Nordio, preoccupato per le condizioni di salute di Cospito, si era rivolto proprio per avere un parere sulla possibilità di intervenire con la nutrizione forzata nel caso il quadro clinico dovesse peggiorare. 

LE PROTESTE

Un centinaio gli anarchici che ieri, dalle 11, hanno atteso davanti al Palazzaccio la sentenza, esponendo striscioni, senza mai smettere di invocare la fine del 41bis per Cospito. Fino alle 18,40 quando la voce al megafono si è improvvisamente interrotta. Per poi riprendere con tono misto tra delusione e grande rabbia: «Quello fatto stasera resterà scritto nella storia... Saranno responsabili di tutto quello che succederà tutti quelli che hanno portato a prendere questa decisione, tutti coloro che si stanno macchiando del sangue di un nostro fratello». Parole pesanti, come una dichiarazione di guerra. Poi il presidio si disperde. I gruppi si allontanano alla spicciolata in una piazza circondata dai blindati delle forze di polizia, carabinieri e finanza, mentre il traffico viene fermato. Dall’alto vigila l’elicottero. Quindi il silenzio assoluto, anche sui social. Un silenzio che preoccupa l’intelligence.

Ultimo aggiornamento: 25 Febbraio, 17:06 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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