Soldi e auto per gli alloggi popolari, sei arresti a Roma

Lunedì 17 Settembre 2018
Corruzione a Roma per le case popolari: 6 arresti, anche un dipendente del Comune
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Avevano allestito un tariffario per ogni tipo di «commissione».

Un sistema corruttivo, andato avanti per anni, all'interno dell'Ater, l'istituto romano che gestisce l'edilizia popolare, che garantiva, previo pagamento, informazioni riservate sulle case da occupare, nulla osta e autorizzazioni per regolarizzate la presenza negli immobili e scalare illecitamente la graduatoria. 

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È quanto emerge dall'inchiesta della Procura di Roma che ha portato oggi all'arresto di sei persone, tutte ai domiciliari, tra cui un dipendente del Comune di Roma e alcuni funzionari dell'istituto. In totale 52 le persone indagate dal procuratore aggiunto, Paolo Ielo, e dal sostituto Francesco Dall'Olio nell'inchiesta svolta dalla polizia municipale e dagli agenti del commissariato Fidene. Le case finite all'attenzione degli inquirenti sono oltre cinquanta, sparse su tutto il territorio capitolino.

«Una storia di ordinaria corruzione», spiegano gli investigatori. I funzionari pubblici in cambio di mille euro verificavano, previo accesso al data-base dell'Ater, le case disponibili ad essere occupate e le comunicavano ai richiedenti. Con 1.500 euro si poteva ottenere il nulla osta ma la corruzione poteva raggiungere anche i 17 mila euro (autorizzazione ad effettuare lavori in casa) o avvenire attraverso altre utilità come l'acquisto agevolato di una auto, di motori per le barche e il pagamento di lavori di ristrutturazione delle abitazioni dei funzionari corrotti. «C'avemo in mano 'a graduatoria, ce l'ho in mano io!», si vantava al telefono, parlando in romanesco, un dipendente comunale arrestato nell'ambito dell'inchiesta.


Dalle intercettazioni emerge il giro di denaro cui era soggetta l'assegnazione degli immobili: «Lui vuole i sordi subito, i sordi je deve dà e je deve dà subito», diceva uno degli indagati in riferimento alla tangente necessaria per ottenere la casa«. In un'altra intercettazione, uno degli indagati si lamentava perché una delle persone a cui aveva fornito l'indirizzo di una casa da occupare non era stato riconoscente con lui e diceva: «mò ti dico! Il signor Rocco una casa dell'Ater la prende quando dico io! Dà i sordi che je dico io, se je sta bene, se no non pija neanche à residenza!». In una conversazione tra altri due indagati, uno di loro diceva: «Ecco, io sto aspettà quello che offre de più».​

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Ultimo aggiornamento: 18 Settembre, 10:39 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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