Coronavirus, l'immunologo Romagnani: «Picco non arriva, servivano più tamponi come in Corea»

Domenica 22 Marzo 2020 di Mauro Evangelisti
Coronavirus, l'immunologo Romagnani: «Il picco non arriva: il ritardo dovuto ai contagi in ospedale»
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«Uno dei problemi più seri è che non sono stati protetti gli ospedali, il contagio si è diffuso anche in molti reparti. E questo ora rischiamo di pagarlo. Si attenua anche l’effetto delle chiusure dell’11 marzo».
Sergio Romagnani, professore di immunologia dell’Università di Firenze, guarda con preoccupazione ai dati della protezione civile che raccontano di quasi 800 morti, in gran parte in Lombardia. Attualmente in Italia ci sono 42.681 pazienti positivi, l’aumento degli infetti sembra non fermarsi.


Quando sono stati contagiati i “nuovi positivi” che vengono annunciati in questi giorni?
«I contagiati che vediamo oggi hanno avuto contatti con positivi probabilmente 10-12 giorni fa, dunque gli effetti del lockdown scattato, all’inizio della settimana scorsa, dovremmo cominciare a vederli nei prossimi giorni. Se non li vedremo, dovremo preoccuparci, sarà un guaio».

Ma come mai non c’è una diminuzione del numero dei contagiati anche se da quasi due settimane stiamo chiusi in casa?
«Dobbiamo aspettare, ma se non ci sarà una diminuzione vorrà dire che uno dei fattori che rischia di avere ridotto gli effetti del lockdown è rappresentato dai contagi avvenuti tra il personale sanitario degli ospedali. In Italia è stato sbagliato non eseguire più tamponi, in modo sistematico, tra i medici e infermieri. In non pochi casi, hanno continuato a lavorare anche coloro che avevano avuto contatti con pazienti positivi, ma erano asintomatici. Così, abbiamo reparti anche non in prima linea, in cui il coronavirus è circolato e sta continuando a circolare».

Cosa sarebbe stato giusto fare?
«Bisognava testare e isolare eventuali positivi in tutte quelle categorie che continuano ad avere contatti multipli. Non parlo solo dei medici e degli infermieri, ma anche ad esempio dei cassieri dei supermercati. Io sono uno dei sostenitori della necessità di effettuare molti più test, come avvenuto ad esempio a Vo’ Euganeo, ma non significa tamponi a raffica, significa farli su determinate categorie. A Vo’ Euganeo si è dimostrato che tra il 50 e il 75 per cento degli infetti è asintomatico. Per questo io ho sempre detto che fare tamponi solo alle persone sintomatiche non è giusto. È fondamentale per bloccare la diffusione del virus, identificare prima possibile il più alto numero di soggetti asintomatici che sono fonte della malattia».

Torniamo però ai dati. Perché non vediamo ancora il picco dei contagiati?
«Se ancora non vediamo il picco è anche perché ci sono troppe violazioni alle misure di contenimento, serve più severità nell’applicarle. Serve la stessa severità che c’è stata in Corea del Sud, che ha anche eseguito 300mila tamponi e soprattutto ha tracciato tutti i positivi, evitando che diffondessero il contagio».

Perché ci sono così tanti morti in Lombardia?
«La mortalità in quella regione è del tutto anomala, non basta l’età media alta a spiegarla. Torno a dire: paghiamo il fatto di non avere fatto campagne di test mirati su determinate categorie, quando ad esempio in ospedali come Codogno e Alzano Lomnbardo ci sono stati i primi casi. In Cina è stato dimostrato che il 60 per cento dei contagi è avvenuto tramite asintomatici. Per questo dico che ora dobbiamo puntare immediatamente su una applicazione più rigorosa delle misure di contenimento, su un numero elevato di test su determinate categorie di persone a partire dal personale medico, sull’istituzione delle zone rosse ogni qual volta in un territorio vediamo un nuovo focolaio».

Dobbiamo pensare anche al futuro?
«Sì. Dobbiamo pensare a una exit strategy graduale, organizzando la sanità per quando, prima o poi, il lockdown dovrà finire. Serviranno sistemi di tutela per le categorie più a rischio come gli anziani. Un altro errore fatale che abbiamo commesso in Italia è stato dire a tutti che le mascherine non servono. Se ne avessimo acquistate, fin da subito, elevate quantità e se tutti i cittadini le avessero usate, meno asintomatici avrebbero trasmesso il virus».
 

 
 

Ultimo aggiornamento: 13:41 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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