Coronavirus, in Italia ora circola di più: in due settimane +28% di casi, preoccupa crescita in 11 regioni

Giovedì 30 Luglio 2020 di Mauro Evangelisti
Coronavirus, in Italia ora circola di più: in due settimane +28% di casi, preoccupa crescita in 11 regioni
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ROMA La spia dell’allarme ieri si è accesa in cinque regioni: Lazio, 34 nuovi casi positivi; Puglia, dopo un periodo con numeri molti bassi, ieri era a 10; le Marche a 17, la Campania a 19, la Sicilia a 18. In sintesi: in totale le regioni con più di dieci casi giornalieri erano 11 e solo la Basilicata era a 0. Eppure, fino a qualche giorno fa le regioni in doppia cifra erano solo le solite Lombardia (sempre qui la quota più alta, 46), Emilia-Romagna, Veneto (ieri seconda per numeri di contagi, 42), Piemonte, Liguria e Toscana.

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FLUSSI
Cosa sta succedendo? Perché costantemente siamo sopra i 200 casi positivi giornalieri? Ormai abbiamo imparato che per studiare l’andamento dell’epidemia bisogna affidarsi ai dati settimanali, perché il confronto con il giorno precedente è foriero di variabili e illusioni. Bene, se prendiamo le ultime tre settimane di luglio c’è stato un graduale, non drammatico, ma costante incremento dei casi. Nei sette giorni compresi tra il 9 e il 15 luglio i nuovi infetti erano stati 1.357, tra il 16 e il 22 luglio eravamo saliti a 1.525, tra il 23 e il 29 (ieri) siamo arrivati a 1.744. In due settimane, i nuovi casi sono aumentati del 28 per cento. Con i dati di ieri siamo a 246.776 casi totali da inizio epidemia, più 289 rispetto al giorno prima.



Si tratta d un’onda ancora bassa, nemmeno lontanamente paragonabile a quella della vicina Spagna, che ieri ha avuto il quadruplo di nuovi casi rispetto all’Italia. Per questo l’assessore alla Salute della Regione Lazio (che ieri ha registrato altri tre casi positivi collegati a un rientro della penisola iberica) lancia un appello: «Anche se non è obbligatorio, chiedo a chi torna dalla Spagna di isolarsi per un po’, di avere comportamenti prudenti, di tutelare ad esempio i parenti più anziani per non rischiare di trasmettere loro il virus».
 


Una parte dei nuovi positivi non ha sintomi: li scoviamo un po’ perché sono aumentati i test sierologici (a cui segue, in caso di positività, la verifica del tampone), un po’ perché chi va in ospedale per motivi non legati al coronavirus viene comunque sottoposto all’esame su Sars-CoV-2 e questo fa aumentare le possibilità di trovare nuovi casi. Ma sarebbe totalmente fuorviante scrollare le spalle e dire: “beh, ma stanno tutti bene”. Non è così: è diminuita l’età media dei positivi (ora è di 42 anni), ma negli ospedali la situazione dei posti letto occupati da pazienti Covid è dinamica. Ogni giorno ci sono dimissioni, ma ci sono anche i ricoveri dei nuovi positivi: per questo, nelle ultime settimane, oscilliamo sempre nei reparti non di terapia intensiva, nella forbice tra 800 e 700, senza però mai scendere sotto quella soglia. In sintesi: non stanno tutti bene, tra i nuovi positivi non mancano i ricoveri.

C’è chi risponde: sì, ma sono soprattutto casi di importazione. In parte è vero, ad esempio dei 34 casi del Lazio di ieri, 16 erano legati ad arrivi da atri Paesi. Ma su scala nazionale comunque la maggioranza è sempre rappresentata da casi locali. Resta innegabile che, dopo il lockdown, all’inizio si sono sottovalutati i rischi dell’arrivo (regolare) con voli, bus e treni di persone provenienti da paesi con alta circolazione del virus. Ci sono solo cattive notizie? No. Sul fronte dei posti delle terapie intensive occupati, ieri siamo scesi a quota 38, meno dell’1 per cento dei giorni più bui. E anche l’andamento dei decessi mostra una incoraggiante frenata: nell’ultima settimana sono stati 47, in quella precedente 85, e prima ancora 83. Ma sarebbe miope fermarsi a questo sia pure importantissimo dato.

In primis, è evidente che in molte regioni, il virus sta circolando in modo marcato, qualsiasi sia l’origine (sicuramente i casi di importazione, ma anche i focolai in alcuni luoghi di lavoro come centri logistici e macelli, comportamenti imprudenti e assembramenti legati alla movida). Se circola, dobbiamo difenderci: non significa barricarci in casa, ma seguire le regole del buon senso (mascherina, distanza e igiene delle mani). Gli effetti della malattia (non tutti i nuovi positivi sono malati, ma una parte lo è) li vedremo solo tra qualche settimana. Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto superiore di Sanità, ricorda: «Sulla mortalità, a marzo c’è stato un eccesso molto significativo, dai 65 anni in su, nelle regioni a alta circolazione, ma risulta riassorbito completamente a maggio».

LA CURVA
Il numero uno dell’Iss conferma che il calo della curva dei contagi si è fermato: «Negli ultimi 30 giorni, la situazione del coronavirus Sars-CoV-2 in Italia è stabile, ma si rileva a livello geografico un’incidenza a 3 velocità, con focolai un po’ ovunque.
La trasmissione continua in tutte le aree del Paese e gli asintomatici sono adesso una categoria prevalente. Dobbiamo anche guardare a cosa succede oltreconfine. Ogni cittadino può vederlo». Secondo Brusaferro il lockdown ha portato come effetto collaterale l’aumento del gioco d’azzardo on line, ma anche molti tentativi di smettere di fumare.

Ultimo aggiornamento: 31 Luglio, 00:05 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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