Covid, uno su quattro contagiato in famiglia e le donne si ammalano più degli uomini

Sabato 25 Aprile 2020 di Mauro Evangelisti
Covid, uno su quattro contagiato in famiglia e le donne si ammalano più degli uomini
4

Il lockdown ha salvato l'Italia, evitato che i morti fossero molti di più, sono stati giustamente fermati e multati coloro che sono usciti senza motivo, ci siamo preoccupati ogni volta che andavamo al supermercato. Ma tra i nuovi contagi la maggior parte delle trasmissioni del virus è avvenuta al chiuso. Una volta su quattro proprio all'interno delle mura domestiche, con il virus che è circolato tra i familiari. 

LEGGI ANCHE --> Covid, fase 2: lunedì aprono i primi cantieri, dal 18 le biblioteche e i musei

L'altra fetta importante delle infezioni, ma non è una sorpresa, riguarda luoghi che pure dovrebbero essere protetti: case di riposo, rsa, comunità per disabili. Sono i numeri che emergono dalla conferenza stampa di ieri mattina dell'Istituto superiore di sanità in cui emerge anche un altro elemento nuovo: diversamente da quanto avveniva inizialmente, ora la maggioranza delle persone contagiate è di sesso femminile (il 51,2 per cento), ma a morire di più sono comunque gli uomini (il 63,2 per cento).

Perché il contagio sta viaggiando all'interno delle mura domestiche? Ripartiamo dall'analisi dell'Istituto superiore di sanità, illustrata dal presidente Silvio Brusaferro: prende come punto di riferimento un campione di positivi (4.508) per infezioni rilevate dopo il primo aprile, dunque ampiamente dopo l'inizio del lockdown. «Il 44 per cento ha contratto la malattia - spiega il report - in una residenza sanitaria assistenziale o una comunità per disabili; il 25 per cento si è contagiato in ambito familiare, mentre l'11 si è contagiato in ospedale o in ambulatorio». Sintesi: nella lista non ci sono i supermercati, non ci sono i marciapiedi in cui ci siamo incrociati, non ci sono i bus su cui una minoranza per ragioni lavorative continua a salire. 

Ovviamente, però, questa è la fotografia dei contagi con il lockdown in corso, quelle percentuali muterebbero (o muteranno) qualora vi fossero delle riaperture. Ed è fondamentale, non dimentichiamolo mai, usare estrema cautela al supermercato, sul marciapiede e sul bus. Resta il dubbio: ma come è possibile che un paziente su quattro venga contagiato in casa? I positivi non dovrebbero essere isolati dagli altri componenti della famiglia? Le spiegazioni sono varie: il primo è quello che porta al problema degli asintomatici o delle trasmissione del virus prima che sorgano i sintomi, dunque chi risulta positivo prima di isolarsi ha già trasmesso il virus a un altro componente della famiglia; il secondo è un terreno ancora più scivoloso: non sempre gli isolamenti domiciliari sono efficaci, chi è positivo si chiude in una stanza ma magari l'appartamento è piccolo e alla fine, senza volerlo, contagia chi convive con lui. Per questo, ora in tutte le regioni sono stati individuati degli hotel dove vanno i positivi che sono in buone condizioni di salute e quindi non necessitano del ricovero, ma non hanno un'abitazione sufficientemente ampia. Altro nodo: la casistica di familiari di positivi a cui non sono mai stati fatti i tamponi è lunghissima e questo è uno dei punti deboli del sistema.

Lo studio, oltre a confermare la tragedia delle casa di riposo e delle rsa, simile a quelle di Spagna, Regno Unito e Usa, offre anche un altro elemento interessante: il 10,8 dei contagi, anche dopo il primo aprile, è avvenuto negli ospedali e negli ambulatori; è una percentuale sorprendente, visto che dopo la fase complicata iniziale, quando le strutture sanitarie sono state travolte dall'uragano inatteso, si era sperato che la previsione di Covid-Hospital e percorsi dedicati riducesse drasticamente la possibilità di contagio in corsia. Purtroppo non è così.
 

Ultimo aggiornamento: 26 Aprile, 12:25 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci