Coprifuoco, vietato restare al ristorante fino alle 22: stop Viminale. Tensione fra Letta e Salvini

Domenica 25 Aprile 2021 di Marco Conti e Cristiana Mangani
Coprifuoco, vietato restare al ristorante fino alle 22: lo stop del Viminale. Tensione fra Letta e Salvini
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Essere seduti ancora a tavola alle ore 22 non sarà possibile, anche se un minimo di tolleranza, alla fine, ci sarà.

Il caso nato da una dichiarazione della ministra degli Affari regionali Mariastella Gelmini in una intervista al Messaggero («Chi va al ristorante può stare seduto fino alle 22 e poi tornare a casa senza rischio di incorrere in sanzioni»), ha scatenato non poche reazioni, politiche e soprattutto del Viminale.

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IL LIMITE
Nella circolare inviata a prefetti e a questori da Bruno Frattasi, capo di gabinetto della ministra Lamorgese, vengono precisati i termini per l’applicazione delle nuove norme e tra questi viene ribadito il coprifuoco alle 22. «Il decreto legge in vigore dal 26 aprile ha confermato la permanenza del limite orario per gli spostamenti tra le 22 e le 5», viene ben spiegato dal ministero dell’Interno.

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La norma riguarda l’obbligo di rientrare in casa entro quell’orario, ma è evidente - chiariscono dal Viminale - che se le persone controllate si troveranno nei pressi dell’abitazione un quarto d’ora dopo il coprifuoco, è facile immaginare comprensione da parte delle forze dell’ordine. Ben diverso sarà se un gruppo di persone si trovi in un ristorante alle 22 o dopo, abitando a Ostia o lontano dal luogo dove ha cenato. Anche perché nella stessa circolare viene ribadito quanto debbano essere accurati i controlli nei luoghi della movida e all’uscita dei locali.
Un ulteriore chiarimento è stato dato dal sottosegretario all’Interno Carlo Sibilia. «Sono tra quelli che auspicavano il coprifuoco alle 23 ma la cabina di regia, dove siedono i rappresentanti di tutti i partiti, ha deciso per le 22 - ha spiegato -. La legge e la circolare del Viminale è chiara e prevede il ritorno a casa alle 22 anche per chi cena all’aperto. Evitiamo pertanto interpretazioni personali che possano ingenerare confusione tra i cittadini e mettere in difficoltà le forze dell’ordine. Se c’è qualcosa da dire sugli aspetti di sicurezza - aggiunge Sibilia - non è il caso lo faccia il ministro degli Affari regionali. In Italia l’unica voce credibile e autorità competente in questo senso è quella del ministro dell’Interno».

Il tema del coprifuoco continua però ad agitare le forze politiche e alimenta lo scontro tra il Pd di Enrico Letta e Matteo Salvini. Il leader della Lega lancia l’hashtag #nocoprifuoco e usa il 25 aprile per un parallelo azzardato tra la giornata dedicata alla vittoria contro il nazifascismo e la fine delle misure restrittive. «Nella giornata della Liberazione la Lega è in campo per restituire diritti, lavoro e libertà agli italiani» dice Salvini annunciando di aver raccolto già 20mila adesioni alla campagna. Un’iniziativa nata per rispondere mediaticamente alla mozione di FdI che verrà messa i voti domani alla Camera e che chiede di abolire la misura. La replica di Letta non si fa attendere: «Salvini partecipa ad una raccolta firme contro il coprifuoco che il governo di cui fa parte ha stabilito. Se non vuole stare al governo non ci stia», afferma il segretario dem, che ricorda l’astensione della Lega sul decreto in Consiglio dei ministri: «È successo una volta e non deve succedere più». Un botta e risposta che per Osvaldo Napoli (Cambiamo) è un «brutto spettacolo» perché Letta «non ha il potere di decidere chi sta in maggioranza» e Salvini «non può raccogliere firme contro un provvedimento del suo governo». Polemiche più o meno inutili se si considera che a metà maggio, malgrado il decreto scada il 31 luglio, ci sarà una verifica anche sull’orario del coprifuoco. 

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SI CAMBIA
Lo ribadisce il presidente del Consiglio Superiore di sanità Franco Locatelli: «Io credo che metà maggio sia il tempo minimo che serve per riuscire a vedere anche l’impatto che avrà sulla curva tutta un serie di riaperture». 
Concetto che ribadisce anche il ministro della Salute Roberto Speranza che indirettamente replica anche ai presidenti di regione: «Dobbiamo fare un passo alla volta, essere graduali e valutare settimana per settimana» l’evolversi della situazione. «Se ci saranno le condizioni sarò il più felice di tutti a fare altri passi», conclude il ministro.

Oltre all’Odg presentato da Fdi contro il coprifuoco - che sarà votato domani - il giorno seguente il Senato sarà chiamato a discutere la mozione di sfiducia presentata sempre dalla Meloni contro il ministro Roberto Speranza. Le iniziative di FdI puntano a mettere in imbarazzo l’alleato lumbard e Forza Italia, due partiti che compongono l’attuale maggioranza e che non sembrano intenzionati a metterla in difficoltà. 
 

Ultimo aggiornamento: 27 Aprile, 09:42 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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