Cerciello, la trappola dei 2 americani: qui niente telecamere

Sabato 7 Settembre 2019 di Valentina Errante Giuseppe Scarpa
Cerciello, la trappola dei due americani: qui niente telecamere
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È il 9 agosto quando Andrea Varriale, ammette che la notte tra il 25 e il 26 luglio, durante l’intervento costato la vita a Mario Cerciello Rega, non aveva la pistola. Il 28 luglio a verbale aveva sostenuto una versione opposta, smentendo le parole riferite ai superiori nell’immediatezza dei fatti. Così come subito dopo l’omicidio era stato proprio lui a indicare in due magrebini gli autori dell’aggressione. Dagli atti depositati in vista del Riesame per i due giovani americani, accusati dell’omicidio del vicebrigadiere emergono altri dettagli su quella confusa serata, conclusasi tragicamente: con trentadue coltellate, sferrate sul corpo del vicebrigadiere in 11 secondi.

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In base alla sovrapposizione delle sequenze video che hanno ritratto Finnegan Lee Elder e Christian Natale Hjort nei 24 minuti che trascorrono dal momento in cui lasciano l’albergo a quando le telecamere tornano a inquadrarli, fotogrammi che completano un quadro accusatorio «granitico», secondo i carabinieri. In realtà i quattro militari fuori servizio intervenuti a Trastevere, prima di chiedere la collaborazione di Varriale e Cerciello, avevano mandato agli stessi due colleghi una fotografia della piazza della droga che immortalava Sergio Brugiatelli, l’uomo che avrebbe portato i due militari all’appuntamento con i ragazzi americani. «Purtroppo non lo abbiamo riconosciuto», ha detto successivamente Variale a verbale.

IL PUSHER
Delle novità emergono anche sull’ambigua figura di Italo Pompei, dall’esame del cellulare dello spacciatore sono emersi 2000 contatti con un appuntato dei carabinieri, che aveva rapporti con Cerciello Rega. È il dato che emerge da un’informativa dei carabinieri depositata dalla Procura in vista dell’udienza davanti al tribunale del Riesame. Inoltre gli investigatori sono riusciti a calcolare la durata della colluttazione «interpolando i sistemi di video sorveglianza» della banca di via Gioacchino Belli e di una gioielleria presente in via Federico Cesi.

IL VERBALE
Il 28 luglio Varriale sentito a verbale dai suoi colleghi sostiene: «Io avevo indosso la pistola d’ordinanza e le manette di sicurezza». A smentirlo ci sono i militari intervenuti subito dopo i fatti a cominciare da un superiore di Varriale Daniele De Nigris, che ricorda le parole del carabiniere subito dopo l’omicidio. Ma è soprattutto lui stesso il 9 agosto davanti al procuratore capo Michele Prestipino, all’aggiunto Nunzia D’Elia e al pm Sabina Calabretta: «Quella sera, quando siamo usciti sia io che Cerciello avevamo in dotazione le manette, ovviamente i tesserini, ma abbiamo lasciato le pistole in caserma, proprio in relazione al tipo di servizio che dovevamo fare. Essendo estate e dovendo confonderci con le persone anche di un certo tipo..portarsi la pistola avrebbe significato vanificare la mimetizzazione e di conseguenza l’efficacia del servizio. Credo di avere già riferito nei giorni scorsi tale circostanza ai miei superiori». Ai magistrati che gli chiedono il perché di quella contraddizione, il militare risponde: «è vero ma evidentemente si è trattato di un errore dovuto a un cattivo ricordo su una questione che non ritenevo determinate».

LA FOTOSEQUENZA
Agli atti dell’inchiesta è allegata una fotosequenza che inchioda i due americani di fronte alle loro responsabilità. Soprattutto in relazione all’organizzazione dell’incontro. Si legge: gli elementi raccolti rafforzano «il già granitico quadro accusatorio nei confronti di Christian Gabriel Natale Hjort, che ha pianificato nei minimi dettagli tutte le fasi della condotta delittuosa posta in essere unitamente a Finnegan Lee Elder nel corso di quella nottata, conclusasi con la morte del vicebrigadiere». E ancora: Natale Hjort ha «condotto il vicebrigadiere Rega e il collega Varriale ad un punto individuato come  idoneo in quanto buio e privo di sistemi di videosorveglianza», si legge nell’informativa.

«Natale - emerge sempre dal documento - dopo aver concordato al telefono con Brugiatelli (l’intermediario del pusher a cui avevano sottratto lo zaino, ndr.) l’incontro per richiedere denaro e droga in cambio dello zaino, ha effettuato un sopralluogo della zona dell’appuntamento al fine di individuare un “punto isolato”, non coperto da telecamere e non frequentato da passanti».

I due americani si sono quindi «scientemente nascosti dietro le autovetture parcheggiate per evitare di essere notati da chi stavano per incontrare.
Natale, preoccupato di poter essere scoperti, ha invitato Elder ad abbassarsi, lasciando chiaramente intendere di essere lui a gestire la situazione». «Dalle ore 03:02 alle ore 03:14, come segnalato dal Gps della radio portatile, la pattuglia» con a bordo Cerciello, Varriale e Brugiatelli «percorre le strade della zona alla ricerca del luogo indicato per l’appuntamento. Evidentemente il passaggio dell’auto non era passato inosservata» a Natale ed Elder «che per timore di essere visti si erano nascosti dietro ad una macchina parcheggiata». Pochi minuti dopo avviene l’incontro tra i gli americani e i carabinieri. Nell’informativa emerge anche la terribile comunicazione che Varriale dà alla centrale operativa alle 3.22 del 26 luglio: «Ci hanno preso a coltellate sti bastardi».

Ultimo aggiornamento: 17:22 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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