Carabiniere aggredito, il ministro Trenta: «Reazione esemplare, gli darò un encomio»

Lunedì 17 Dicembre 2018 di Valentina Errante
Carabiniere aggredito, il ministro Trenta: «Reazione esemplare, gli darò un encomio»
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Riceverà un encomio il carabiniere aggredito mercoledì scorso mentre difendeva un tifoso del Eintracht. Lo annuncia la ministra della Difesa Elisabetta Trenta, mentre le immagini del militare che, con la pistola in pugno, viene colpito ma indietreggia e sceglie di non sparare, fanno il giro della rete. «È stato di una lucidità e di una professionalità straordinarie», commenta la ministra e aggiunge che «Roma va aiutata», perché è una delle città che soffre episodi come quello avvenuto mercoledì scorso.

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Il comportamento del carabiniere è, con ogni evidenza, di grande responsabilità e consapevolezza, ma torna alla memoria la vicenda di piazza Alimonda a Genova. Si può scegliere di non sparare, anche in situazioni di oggettivo pericolo?
«Le due circostanze sono molto diverse, non le metterei sullo stesso piano, non possiamo paragonare i due episodi. Quello che posso dire è che il comportamento tenuto dal carabiniere a Roma è stato esemplare, di una lucidità e di una professionalità straordinarie. Gli darò un encomio».


Quali soluzioni sono possibili rispetto al problema delle tifoserie che ciclicamente tengono in ostaggio la città, alimentando disordini e scontri dagli esiti imprevedibili?
«I tifosi sono un'altra cosa. Io quei soggetti non li chiamo tifosi, ma delinquenti. Hanno aggredito delle persone, poi anche un nostro carabiniere, un servitore dello Stato, e quando colpisci un servitore dello Stato è come se colpissi lo Stato stesso. È un'offesa al Paese, mi auguro pagheranno quel che devono in tempi rapidi».

In occasione degli eventi sportivi quanto si trovano esposti gli uomini delle forze dell'ordine?
«I nostri militari sono esposti ogni giorno al pericolo, rischiano la vita per garantire la nostra sicurezza, specie i carabinieri, che hanno una forte peculiarità territoriale. Ma anche i nostri soldati di Strade Sicure, ad esempio, sono esposti ad ogni forma di criminalità. Basti pensare all'attacco che hanno sventato nei giorni scorsi nei pressi del Vaticano. Il punto è che servono maggiori tutele, quando i nostri uomini intervengono e lo fanno nel pieno rispetto delle regole devono sentirsi garantiti. E poi servono pene più severe».

Esiste uno specifico problema che riguarda Roma, dove si concentrano manifestazioni sportive, e non solo, spesso difficili da controllare?
«C'è un problema di sicurezza diffuso in tutto il Paese, soprattutto nei principali centri urbani. Roma è una delle città che soffre questi episodi e per questo va aiutata. La sindaca Raggi ha ragione quando dice che i comuni da soli non possono farcela, serve un supporto della politica e delle istituzioni centrali affinché i cittadini possano sentirsi più sicuri e le forze dell'ordine devono essere messe in grado di operare al meglio».

Il carabiniere del video stava proteggendo un tifoso tedesco da un gruppo di persone, a volto coperto, presumibilmente laziali. Spesso, però abbiamo visto scene violente messe in atto da supporter di squadre straniere, arrivati in Italia per le partite. Pensa che la cooperazione con le polizie degli altri paesi possa essere più efficace?
«Penso che la cooperazione sia a un buon livello per quanto riguarda il comparto, anche se un rafforzamento è sempre auspicabile, soprattutto una maggiore condivisione delle informazioni tra i partner Ue può costituire un buon punto di partenza per rafforzare la sicurezza interna e dell'Europa».

I carabinieri, come altri militari, sono occupati quotidianamente per garantire la sicurezza interna. Sono 7.200 gli uomini impegnati nel dispositivo Strade sicure. Lei ha parlato della necessità di una maggiore specializzazione e d una National security strategy sul modello Usa, ovvero un documento di strategia di sicurezza nazionale. In che termini potrebbe avvenire?
«Ho avviato già un tavolo in questo senso che si sta confrontando sul tema, sotto la guida di Palazzo Chigi. Come ho detto bisogna saper ragionare a sistema per rispondere a quella che, oggi, si presenta sempre più come una minaccia ibrida, e andare verso quella che potremmo definire una Nss come in Usa».
 

Ultimo aggiornamento: 19:23 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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