Referendum Cannabis, Tescaroli: «Andava salvaguardato il diritto alla salute, specie dei più giovani»

Giovedì 17 Febbraio 2022 di Michela Allegri
Referendum Cannabis, Tescaroli: «Andava salvaguardato il diritto alla salute, specie dei più giovani»
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Il quesito referendario, per come era formulato, avrebbe rischiato «di favorire la criminalità organizzata e di portare a un aumento del consumo di droghe pesanti», spiega Luca Tescaroli, procuratore aggiunto a Firenze.

Il rischio era di mettere in pericolo il diritto di tutela alla salute e alla sicurezza dei cittadini.

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Procuratore Tescaroli, quali erano i problemi nella formulazione del quesito di proposta del referendum per la liberalizzazione della coltivazione di cannabis a scopo terapeutico?
«Il problema principale è che il quesito referendario, per come era formulato, non riguardava solamente la coltivazione della cannabis a scopo terapeutico. Avrebbe potuto aprire la strada anche alla legalizzazione delle droghe pesanti. Allora il discorso cambia radicalmente. C’è una questione fondamentale che riguarda il diritto alla salute, che in questo caso non sarebbe stato tutelato. Anche solo la legalizzazione delle coltivazioni avrebbe potuto avere come conseguenza un aumento nella produzione e nella successiva vendita delle droghe, con un incremento del numero dei consumatori, lo sviluppo di dipendenze, soprattutto nei più giovani. Ma, soprattutto, avrebbe potuto alimentare gli interessi economici dei produttori, che avrebbero avuto un libero accesso alle materie prime con la possibilità di incrementare i guadagni».

Il rischio era un incremento delle vendite nel mercato nero?
«Sì. Basti pensare che oggi, nonostante il divieto, vengono comunque effettuate vendite e acquisti. Il risultato di un quesito scritto nel modo non corretto sarebbe potuto essere la diffusione incontrollata di sostanze illegali. E anche nel caso di sostanze legali bisogna sempre ricordare che la criminalità organizzata ha la possibilità di abbassare moltissimo i prezzi di vendita rispetto allo Stato, sfruttando il mercato nero. Cosa nostra e ‘ndrangheta, per esempio, si servono di fornitori che importano quantità grossissime di stupefacenti. Le organizzazioni criminali avrebbero potuto sfruttare la situazione per trasformarla in un’opportunità ulteriore di business e di guadagno. Per dare una stima dei volumi mossi dai fornitori faccio un esempio: nel febbraio 2020 nel porto di Livorno abbiamo sequestrato una fornitura da 3 tonnellate di cocaina. Il rischio era non solo di creare nocumento alla salute della collettività, ma anche di incentivare la criminalità»

Pensa che quindi la decisione della Corte costituzionale sia condivisibile?
«Una decisione di questo tipo, probabilmente, non può essere affidata a un referendum, ma dovrebbe essere sottoposta al vaglio del Parlamento, a livello di politica legislativa, con una valutazione attenta e ponderata. Al primo posto ci deve essere la tutela di garanzie individuali e collettive della popolazione. Oltretutto, ci sono convenzioni internazionali che ci obbligano ad adempiere a determinati doveri e che, se il referendum fosse passato, non sarebbero state rispettate».
 

Ultimo aggiornamento: 10:40 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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