«L'ho già detto una volta: non si vince sulle macerie del paese». Pierluigi Bersani risponde così in Transatlantico a chi gli chiede una valutazione sull'ipotesi di andare al voto in tempi brevi ripetendo una frase già detta nel 2011 quando il Pd, subito dopo le dimissioni di Silvio Berlusconi, appoggiò il governo di Mario Monti e si rifiutò di andare subito al voto. Una scelta, quella di 5 anni fa di Bersani, che molti ancora gli rimproverano perché andare al voto in quel momento - è l'argomentazione - con gli elettori stanchi di tre anni di governo Berlusconi, avrebbe infatti probabilmente portato il Pd alla vittoria.
«Non si può vincere sulle macerie del Paese. E allo stesso modo - aggiunge ora Bersani - non si può neanche perdere sulle macerie del Paese. Perché è lì che stiamo andando...».
«C'è una maggioranza e ora Mattarella dirà chi deve condurre la baracca e secondo me sarà uno del Pd. Dopodiché bisogna fare un paio di leggi elettorali adesso, c'è un anno di tempo», dice ancora Bersani ai microfoni di Nemo rispondendo alle domande di Enrico Lucci. Si riuscirà a fare una legge elettorale che vada bene per tutti, incalza Lucci. «Bisogna lavorarci per quello - risponde Bersani - bisogna che tutti capiscano che non puoi mettere la camicia di forza alla pentola a pressione. Ci vuole una legge elettorale che rappresenti, perché oggi la famosa governabilità non è una roba di numeri, è riprendere il rapporto con la vita reale della gente quindi bisogna mollare un pò dal lato della rappresentanza: la gente deve votare un po' come vuole e poi tocca al Parlamento comporre la questione».
Infine Lucci chide messaggio per Matteo Renzi. «Stai sereno», chiosa Bersani.
Hai scelto di non accettare i cookie
La pubblicità personalizzata è un modo per supportare il lavoro della nostra redazione, che si impegna a fornirti ogni giorno informazioni di qualità. Accettando i cookie, ci aiuterai a fornire una informazione aggiornata ed autorevole.
In ogni momento puoi modificare le tue scelte tramite il link "preferenze cookie".