Berlusconi, la Corte di Strasburgo chiude il caso senza decidere

Martedì 27 Novembre 2018
Berlusconi non candidabile, Strasburgo chiude il caso senza emettere sentenza
16

A cinque anni esatti dalla decadenza di Silvio Berlusconi dall'incarico di senatore (l'Aula di palazzo Madama votò il 27 novembre 2013) in seguito all'applicazione della legge Severino, la Corte dei diritti umani di Strasburgo mette la parola fine all'intera vicenda.

A fare ricorso alla Grande Camera fu proprio il leader di Forza Italia che per anni puntò il dito contro l'applicazione retroattiva della legge. Ma sempre lo stesso Cavaliere, tramite i suoi legali, lo scorso 27 luglio inviò una lettera a Strasburgo chiedendo di chiudere senza un pronunciamento il suo ricorso contro la legge Severino. Un cambio di strategia dovuto alla sua riabilitazione e dunque alla possibilità di potersi candidare di nuovo alle elezioni che di fatto rendevano senza effetti la sentenza. Ed è proprio la motivazione data dagli avvocati del leader azzurro che i giudici della Grande Camera hanno tenuto in considerazione ritenendo «che non ci siano le circostanze speciali relative al rispetto dei diritti umani che richiedano di continuare l'esame del ricorso».

Berlusconi, non sapremo mai se furono violati i diritti umani

Insomma capitolo chiuso con una decisione che di fatto però non chiarisce se i diritti di Berlusconi furono violati o meno. L'ex premier preferisce non commentare in modo ufficiale, ma è chiaro che al di là della soddisfazione per una vicenda finalmente conclusa resta l'amaro per quello che il leader di Forza Italia ha sempre bollato come 'un vulnus' della democrazia e una decisione politica l'averlo estromesso dal Senato privandolo della possibilità di potersi candidare alle successive elezioni. E non è un caso infatti che i legali nel ripercorrere quanto accaduto parlino di «indebita applicazione retroattiva della legge Severino» con la convinzione che la sentenza di Strasburgo sarebbe stata «favorevole». Non solo, stando alla nota del pool di avvocati, la decisione del Cavaliere di rinunciare al ricorso aveva come obiettivo anche quello di evitare, con una condanna dell'Italia «ulteriori tensioni nella già più che complessa vita del Paese».

Una strategia insomma legata anche alla scelta di mantenere un low profile tanto che la decisione di Strasburgo passa in sordina anche tra i parlamentari azzurri. Pochissimi i commenti tra cui quello di Michaela Biancofiore «grande amarezza per la mancata sentenza e la certezza che Berlusconi non solo non sia un evasore ma che nei suoi confronti la Costituzione, il diritto e le leggi siano state interpretate scelleratamente ad personam» mentre secondo il governatore della regione Lombardia Attilio Fontana «quando è la magistratura che determina certe scelte c'è qualcosa che non funziona». Gli fa eco Giovanni Toti che parla di «menomazione della democrazia».

L'ordine di scuderia è quello di evitare commenti e lasciare che a parlare siano solo gli avvocati. È chiaro comunque che l'intenzione di Berlusconi sia di archiviare la vicenda senza polemiche in modo che i riflettori restino puntati sulle tensioni tra Lega e Movimento Cinque Stelle. L'ex capo del governo continua a ripetere che l'esecutivo ha vita breve e che le elezioni europee saranno lo spartiacque per un cambio di scenario nel Paese.



 

Ultimo aggiornamento: 28 Novembre, 21:36 © RIPRODUZIONE RISERVATA