Amanda Knox, la Corte di Strasburgo condanna l'Italia a risarcire 18.000 euro

Giovedì 24 Gennaio 2019
Amanda Knox
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La Corte di Strasburgo riconosce che l'Italia ha violato il diritto alla difesa di Amanda Knox durante l'interrogatorio del 6 novembre 2007, ma non ha ricevuto prove che confermino i maltrattamenti da parte della polizia durante lo stesso interrogatorio. Così i giudici sul ricorso presentato dalla stessa Knox, assolta in maniera definitiva dalla Cassazione, insieme a Raffaele Sollecito, dalle accuse di aver ucciso nel novembre del 2007 a Perugia la studentessa inglese Meredith Kercher. Per l'omicidio è stato condannato definitivamente a 16 anni di reclusione solo Rudy Guede, rinchiuso nel carcere di Viterbo e ammesso al lavoro esterno. Per lui il fine pena è previsto nel 2022 ma a breve potrebbe chiedere la semilibertà. 

La Corte di Strasburgo ha condannato quindi l'Italia a pagare 10.400 euro a Amanda Knox per danni morali. Knox ne aveva chiesti 500mila. La Corte, in una sentenza che diventerà definitiva solo tra tre mesi, se le parti non ricorreranno in appello, ha condannato l'Italia anche a pagare otto mila euro per le spese legali. Knox aveva chiesto 30mila euro per la procedura davanti alla Corte, e più di due milioni di euro per le spese sostenute dai suoi genitori per i processi in Italia.

 



La cittadina americana accusava l'Italia di aver violato in vari modi il suo diritto a un equo processo, e inoltre afferma di aver subito durante l'interrogatorio il 6 novembre 2007 maltrattamenti da parte della polizia. «È una decisione importante. È stato infatti affermato il principio che è stato violato il diritto di difesa di Amanda Knox», ha detto all'agenzia Ansa uno dei suoi difensori, l'avvocato Luciano Ghirga. Il legale ha espresso «soddisfazione» per la decisione di Strasburgo. «È stato il più grande errore della storia giudiziaria italiana degli ultimi 50 anni, considerando anche il clamore mediatico suscitato dalla vicenda», aggiunge l'avvocato Carlo Dalla Vedova, un altro dei legali di Amanda Knox. «È stato fatto un danno enorme a questa ragazza» ha aggiunto.

«La Corte di Cassazione italiana ha già riconosciuto che gli investigatori e inquirenti di Perugia hanno contaminato, manomesso e distrutto prove materiali. Quello che non è stato riconosciuto è stato il fatto che gli stessi investigatori e inquirenti hanno sottoposto persone innocenti, Raffaele e me, a torture psicologiche e abusi fisici mentre eravamo sotto interrogatorio. Hanno contaminato le loro stesse indagini producendo falsi comunicati a porte chiuse. E poi hanno incolpato noi», scrive Amanda Knox sul suo blog personale commentando la sentenza.

In un lungo intervento, Amanda Knox ricostruisce gli anni del processo, dall'omicidio di Meredith Kercher nel 2007 all'assoluzione sua e di Raffaele Sollecito del 2015.
Subito dopo l'omicidio, ricorda, «ero sotto shock ma collaborativa con la polizia in tutti i modi. Ma a loro non interessava il mio aiuto, volevano solo a incolparmi». La Knox parla anche del presunto «misunderstanding» degli agenti che avrebbero - a suo dire - mal interpretato il messaggio «see you later» inviato a Patrick Lumumba come una richiesta di appuntamento e non come espressione inglese del «ci vediamo presto». «Ho creduto in quelle persone - scrive -. Erano adulti. Rappresentavano l'autorità. E mi hanno mentito. Mi hanno mentito sulla mia presenza fisica sulla scena del crimine». «Non avrei dovuto mai essere accusata, meno che mai condannata, per calunnia».

Ultimo aggiornamento: 13:47 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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