Alluvione Emilia Romagna, dalla catastrofe di Sarno (137 morti) a quella della Romagna, Ida Gragnaniello: «Mi rivedo nel terrore delle mie figlie»

Nella notte tra il 5 e 6 maggio di 25 anni fa l'esondazione e la frana che fecero morire 137 persone

Sabato 20 Maggio 2023 di Rossella Liguori
Dalla catastrofe di Sarno del 1998 a quella della Romagna, Ida Gragnaniello: «Mi rivedo nel terrore delle mie figlie»

CONSELICE (RAVENNA) «Rivivo la tragedia di Sarno. Mandate più mezzi di soccorso, abbiamo bisogno di aiuto». Ida Gragnaniello ha 42 anni ed è una sopravvissuta della terribile alluvione del 5 maggio 1998.
La sua casa era al piano terra di un palazzo in viale Margherita a Sarno e fu inondata, devastata dal fango. Riuscì con i suoi genitori e sua sorella a mettersi in salvo raggiungendo in extremis i piani alti. A distanza di 25 anni e di 600 chilometri, Ida è da giorni al primo piano della sua abitazione a Conselice, provincia di Ravenna, e tutto intorno è acqua mista a fango. A ridosso del canale destra Reno l'idrovora non funziona per mancanza di corrente elettrica e lo sguardo riesce a catturare l'immagine dei tetti delle case e di strade, ormai, inghiottite. Il sindaco ha ordinato a tutti i cittadini di «mettersi in sicurezza recandosi ai piani superiori delle proprie abitazioni con cibo, acqua e se possibile il cellulare».

Ida e suo marito Mario, con le figlie Chiara di 19 anni e Federica di 15, stanno vivendo momenti in cui il giorno e la notte si confondono. Le sirene in lontananza, le telefonate ininterrotte che segnano le ore. Il buio e l'angoscia, la luce che irradia le campagne restituisce la foto di una terra irriconoscibile.

Per Ida è un qualcosa di già terribilmente vissuto. Gli occhi si fermano davanti alla linea del fango, il respiro si fa corto. La mente torna inesorabilmente a 25 anni fa quando la notte tra il 5 e 6 maggio fu sconvolta dalla morte: 137 le vittime. «Solo chi ha vissuto la tragedia di Sarno - dice Ida, che nel 1998 aveva l'età delle sue figlie oggi - sa che cosa si sta vivendo qui. Ho subito chiamato i miei genitori per rassicurarli. Ci sono persone che non hanno notizie dei familiari da tre giorni e non sappiamo come aiutarle. Molte temono il peggio e sono disperate». L'Emilia Romagna sembra sprofondare, e sotto la sferza si contano vittime e sfollati. «Purtroppo la storia segna, ma non insegna. A cosa sono serviti i morti di Sarno se accade ancora questo? Non si è fatto abbastanza e ancora non si fa abbastanza», osserva Ida.

«SALVANO LE NUTRIE, NON I BIMBI»

«Per me in queste ore è come tornare indietro nel tempo e sto davvero male. Vedo le miei figlie impaurite, agitate e rivedo me. Alle istituzioni - conclude - vorrei dire tante cose. Hanno avuto mesi di siccità per poter pulire i letti dei fiumi e gli argini. Qui non consentono di posizionare le trappole per istrici e nutrie che scavano gli argini e li rendono deboli per salvaguardare la specie, ma dimenticano di proteggere le persone, i bambini. Solo pochi giorni fa il fiume aveva già rotto un argine, poi ripristinato e subito venuto di nuovo giù. Posso dire solo una cosa: siamo soli, che Dio ci aiuti!».

 

Ultimo aggiornamento: 14:18 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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