Alluvione Emilia Romagna, il farmacista (e rider) Alessandro Magnani: «Con la moto da enduro portiamo i medicinali ai malati restati isolati»

A Fontanelice, comprensorio di Imola, un gruppo di motociclisti raggiunge le zone più impervie della valle del Santerno

Domenica 21 Maggio 2023 di Paolo Ricci Bitti, inviato a Fontanelice
Alluvione Emilia Romagna, il farmacista (e rider) Alessandro Magnani: «Con la moto da enduro portiamo i medicinali ai malati restati isolati»

dal nostro inviato 
FONTANELICE Questa volta, seconda catastrofe nel giro di due settimane, non hanno pianto morti nella Valle del Santerno (Comprensorio di Imola, Romagna), «ma ugualmente - racconta il farmacista Alessandro Magnani - si sta male, e tanto da non riuscire nemmeno a scattare una foto per il dispiacere, a vedere che ogni giorno mille litri di latte appena munto vengono gettati in un fosso perché la stalla dei Tattini tra Fontanelice e Castel del Rio è isolata e il camion-botte non può passare.

Oppure a vedere un bosco intero di faggi e querce sradicati dal rio Caspa, un rigagnolo che fino all’altro ieri non bastava nemmeno per bagnarsi i piedi e che invece per un giorno si è trasformato in un micidiale fiume in piena causando allagamenti mai registrati. Oppure quei castagneti secolari, un vanto di questa vallata, franati e ammucchiati con le radici per aria sul greto del rio Magnola».


TRA I CASTAGNETI
Magnani, 62 anni, da martedì dorme qualche ora a notte buttato su una branda nei locali di servizio della sua farmacia che il nonno aprì nel 1911 a Fontanelice, sulla provinciale Montanara fra Imola e Castel del Rio: resta vestito con la tuta da motociclista perché insieme ai volontari del gruppo Enduro Motor Valley (un’ottantina di tipi tosti) è a disposizione della protezione civile per raggiungere zone isolate che pure per un elicottero, soprattutto se c’è maltempo, rappresentano un problema.

 

Il serbatoio dell’Husqvarna 350 da enduro del vicepresidente provinciale farmacie rurali di Federfarma è sempre pieno perché arrivano chiamate a ogni ora. «La popolazione della vallata (poco meno di 10mila persone, alcune centinaia gli evacuati, ndr) ha un’età media molto alta e a volte ci sono farmaci salvavita da consegnare con urgenza dopo avere risalito ruscelli in piena, aggirato frane, percorso sentieri che non sono neanche segnati sulle mappe anche se appartengono alla storia di queste montagne che un tempo vivevano dell’economia legata alle castagne (i marroni) e all’allevamento». Vallate che si stavano lentamente ripopolando «ma proprio adesso - continua Magnani - ho visto fare i bagagli a una coppia di Bologna trasferita qui di recente.

La viabilità interna è saltata e sarà impossibile per molto tempo far ripartire attività agricole e turistiche. Un disastro immane: i vecchi dicono che nemmeno i loro vecchi avevano raccontato di qualcosa di così devastante. Ora molti degli anziani sono sfollati da parenti e amici o nelle strutture comunali e non so per quanto tempo e quanti di loro torneranno nelle loro abitazioni». 


I CARICHI DA CONSEGNARE
Davanti alla farmacia non c’è un attimo di sosta, volontari portano viveri e abiti che vengono caricati su jeep o messi negli zaini del motociclisti. «Venga - dice ancora Magnani - andiamo fino a dove si vede monte Cappello che divide la valle del Santerno, fiume che per fortuna ha tenuto, e quella del Senio, che invece ha “rotto”». Eccolo, meno di 600 metri d’altezza, i fianchi sfregiati da decine di frane, pare bombardato. «Di fronte, su monte Battaglia, si è combattuto duramente, ci passava la linea Gotica, ma anche ora si parla di ricostruzione come se nel dopoguerra. E se non avesse funzionato così bene il sistema di allerta e prevenzione la Romagna non se la sarebbe cavata con 14 morti». Il “farmacista rurale” non teme di macchiare il camice bianco di fango o di buttarsi in picchiata con la moto su un sentiero scosceso, ha giocato tanti anni a rugby nella squadra di Imola che ora presiede, ma non nasconde la preoccupazione per il futuro: «Ci sono cinque farmacie su un territorio molto vasto che rappresentano presidi a tutela della popolazione, ma restare aperti sarà assai arduo. Serviranno comunque aiuti molto ingenti per rimettere in piedi le attività>.

È un marcantonio, ma confida di avere paura di perlustrare la valle nei prossimi giorni: «Per 11 anni, con i ragazzi del gruppo, abbiamo recuperato centinaia di sentieri, sistemato frane, riaperto percorsi antichi, la protezione civile sa che conosciamo questi boschi come le nostre tasche, ma so già che troverò solo scenari di distruzione. Dovremo ripartire da capo e siamo pronti a farlo». 
Paolo Ricci Bitti
 

Ultimo aggiornamento: 23 Maggio, 09:48 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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