«Voleva buttarsi, l'ho salvata. Si è fidata di me», il racconto del carabiniere eroe di Alessandria

«Le ho fatto capire che anche io mi sento fragile. E così si è fidata di me»

Mercoledì 5 Aprile 2023
«Voleva buttarsi, l'ho salvata. Si è fidata di me», il racconto del carabiniere eroe di Alessandria

Hanno parlato di musica rock e di vita, di debolezze, delusioni e speranza. «È stata la mezzora più lunga della mia vita», racconta il vicebrigadiere Salvatore Germanà, 40 anni, nell’Arma dal 2005. Senza pensarci due volte, nella notte tra martedì e mercoledì, ha scavalcato la balaustra del ponte Meier di Alessandria e si è seduto accanto a una giovane donna non ancora trentenne che minacciava di lanciarsi nel vuoto. «Stava ascoltando una canzone sul cellulare usando gli auricolari, mi sono avvicinato, le ho chiesto il permesso di sedermi accanto a lei e mi sono fatto dire il titolo.

Abbiamo iniziato a parlare di musica rock - racconta Germanà - lei ha cominciato ad avere fiducia in me. Poco per volta mi ha lasciato avvicinare, mi ha detto delle sue paure, dei problemi che temeva di non essere capace di affrontare. E io ho cercato di farle capire che avere debolezze è umano, che anche io ho delle fragilità, che conoscevo il suo stato d’animo. Ci siamo confidati a vicenda». E lei ha capito che poteva esserci speranza.

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L’INTERVENTO

Era da poco passata la mezzanotte quando il carabiniere è arrivato insieme ai colleghi sul ponte. La segnalazione proveniva dalla centrale operativa di Alessandria. A chiamare il 112, la madre della trentenne: aveva ricevuto una videochiamata dalla figlia nella quale la giovane, che aveva bevuto, era in bilico sul ponte e minacciava di buttarsi di sotto. Era seduta su una delle travi trasversali che collegano le due piattaforme carrabili del ponte, raggiunta scavalcando la ringhiera di protezione. Aveva le gambe a penzoloni. La pattuglia dei carabinieri del nucleo radiomobile è arrivata in pochi minuti. Il timore più grande era che la giovane potesse spaventarsi e perdere l’equilibrio, già precario. «Ci siamo avvicinati tenendo spente sia le luci che la sirena della macchina - dice il vicebrigadiere - non volevamo destabilizzare ulteriormente la ragazza». Germanà ha deciso di non aspettare, temeva che la giovane cadesse e finisse nel fiume o, ancora peggio, sulle rocce e sui blocchi di cemento che affiorano dall’acqua. Ha deciso di scavalcare e avvicinarsi alla ragazza: «D’impulso sono sceso dall’auto e ho scavalcato, mi sono seduto accanto a lei. Parlandole ho guadagnato la sua fiducia. Quei trenta minuti mi sono sembrati un’eternità. In questi anni di servizio ho avuto spesso a che fare con i giovani e con le loro difficoltà, ho cercato di sfruttare tutto quello che avevo imparato. Non le ho mai detto che era una situazione pericolosa e di non buttarsi, ma l’ho spinta a confidarsi».

L’EQUILIBRIO

Ci sono stati momenti di timore: «Quando sono arrivati i colleghi, i vigili del fuoco e anche un’ambulanza, ho dovuto dire a tutti di stare lontano: lei voleva parlare solo con me, si fidava. Il problema è che aveva bevuto, non era stabile. Quando l’ho convinta ad alzarsi in piedi e a tornare sulla carreggiata barcollava, avevo paura che perdesse l’equilibrio e cadesse, trascinandomi con lei». C’è voluto coraggio, «forse più che altro un po’ di incoscienza - continua Germanà - ma si sceglie questo lavoro per passione, so di avere aiutato una giovane donna. Dopo averla messa in salvo ho continuato a parlarle. Le dicevo quello che sarebbe successo: Ora salirai sull’ambulanza, ti porteranno al pronto soccorso, ti visiteranno e ti faranno delle domande. Mentre parlavo, lei si tranquillizzava». 

Ultimo aggiornamento: 6 Aprile, 08:33 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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