Accattonaggio molesto, la Lega: «Un reato da arresto»

Lunedì 13 Agosto 2018 di Barbara Acquaviti
Accattonaggio molesto, la Lega: «Un reato da arresto»
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Linea della fermezza della Lega per arginare il fenomeno dell'accattonaggio, soprattutto quando avviene in modo aggressivo e insistente. L'impostazione che Matteo Salvini ha dato al suo operato da quando è alla guida al Viminale, si riflette anche nella ricetta che la Lega ha messo agli atti con una proposta parlamentare presentata da Nicola Molteni, sottosegretario all'Interno,per inserire nel codice penale il reato di «accattonaggio molesto».

PROPOSTA
Un primo tentativo c'era già stato nella scorsa legislatura, ma dall'opposizione. Il testo è stato però nuovamente depositato appena la Camera ha riaperto i battenti insieme ad altre leggi simbolo come la legittima difesa e la castrazione chimica per gli stupratori, e dunque assegnato alla commissione Giustizia il 26 giugno. E ora la Lega è al governo. Pur affidando la sua proposta al dibattito parlamentare, anche ora che come sottosegretario è braccio destro di Salvini in un Viminale tinto di verde, Molteni la ritiene uno «strumento efficace per aiutare sindaci e polizia locale», e per combattere quello che considera un problema di ordine pubblico. In seguito ad una sentenza della Consulta del 1995, infatti, il reato di accattonaggio è stato considerato incostituzionale. Ed ecco che Molteni ha pensato che aggiungendo la fattispecie della molestia si possa far rientrare dalla finestra del codice penale ciò che era stato sbattuto fuori dalla porta. Si tratta di un solo articolo e parte dal presupposto che quella sentenza stabilì che «il reato di accattonaggio è compatibile con la Carta costituzionale se chi mendica lo fa simulando infermità o arrecando disturbo o in modo invasivo». In pratica, una guerra a venditori di rose o a chi chiede l'elemosina in maniera troppo insistente. Quando però il comportamento diventa molesto?

In realtà questo la legge non lo precisa. È comunque previsto l'arresto da tre a sei mesi e un'ammenda da 3 a 6mila euro per chiunque «mendica arrecando disturbo o in modo invasivo» o «esercita attività ambulanti non autorizzate in luogo pubblico o aperto al pubblico». L'arresto sale poi da sei mesi a un anno, con un'ammenda che va da 5mila a 10mila euro «se il fatto è compiuto in modo da arrecare particolare disagio alle persone», «a rischio della propria o altrui incolumità» o comunque «mediante tecniche di condizionamento della personalità o in modo ripugnante o vessatorio, nonché simulando deformità o malattie».Intanto, come si legge nella relazione che accompagna il testo, la convinzione è che chi mendica è stato considerato non punibile «in omaggio a una malintesa etica del capitalismo di matrice ottocentesca». Detto questo, però, se lo fa in modo «fraudolento e vessatorio», deve essere «arginato e punito perché così facendo provoca l'insicurezza dei cittadini, e quindi un problema di ordine pubblico, oltre a ingenerare nella collettività un forte stato di insofferenza».

SINDACI
Per Molteni si tratta principalmente di uno strumento a sostegno dei sindaci che per ora possono soltanto fare ricorso a delle circolari. Come è successo nel dicembre dello scorso anno a Como. Non a caso l'iniziativa fu di un sindaco di centrodestra e l'allora deputato semplice e ora sottosegretario agli Interni ne prese pubblicamente le parti.
 
Ultimo aggiornamento: 14 Agosto, 16:56 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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